Le serenate per amore, le serenate di corteggiamento andavano di moda molti anni fa. Ve n'erano d'ogni tipo, di gente d'ogni sorta: chitarra e mandolino gli strumenti più ricorrenti. Con il progresso, con il cambiare dei tempi, con l'emancipazione della donna, buona parte di quel romanticismo andò a farsi benedire. Le case di ringhiera sono rimaste come dei monumenti nazionali, delle cattedrali di sabbia in un deserto di pietra, mentre in città è difficile conoscere buona parte del vicinato. E' fisiologico. Fin dalla notte dei tempi i cambiamenti comportamentali hanno fatto parte della storia. Oggi se ne è esasperata l'accelerazione. I cambiamenti ora avvengono ogni anno, ogni mese, si rinnovano di continuo, come i capricci della moda o della politica. 

Ma proprio con la moda la serenata stava ritornando d'attualità e Stefania aveva piacere che la sua amica Rosalba fosse tra i primi a riprendere questa tradizione. Vi erano dei cantanti e dei musicisti che si rendevano disponibili a esibirsi a casa del festeggiato di turno, dietro compenso da parte di coloro che desiderassero fare questo regalo a una persona cara. 

Tra questi c'era quindi Rosalba che si esibiva con Piero, un suonatore di violoncello. Si informavano sui gusti del festeggiato prima di portare a casa sua la loro voce, la loro musica e una composizione floreale perché Rosalba, oltre a non avere molto da invidiare ad altri cantanti più affermati di lei, era anche una fioraia di buon gusto. Fiori e canto mantenevano in orbita il suo mondo. 

Fu così che Stefania la sera del compleanno di suo padre Mirko, preparò una bella sorpresa. A cena terminata, suonarono al citofono. "Omaggio floreale!" esordì Rosalba con voce sensuale. "Ma sei bella?" le chiese Mirko, che nei suoi difetti non aveva mai introdotto la timidezza. "Sono bellissima e arrapante come una sirena" rispose Rosalba con un po' di quella sfrontatezza che le veniva dal mestiere. "Allora sali al quinto piano. Prendi l'ascensore perché pago le spese di condominio...". Mirko aveva intuito che sua figlia gli avesse organizzato qualche cosa fuori dal coro e, più degli altri familiari che erano lì riuniti con lui, era curioso di vedere in faccia chi fosse la titolare di una voce così suadente. 

Ecco che Rosalba e Piero sbarcarono sul pianerottolo dall'ascensore e, mentre lui recuperava la grossa custodia che conteneva il violoncello, lei aveva già allungato a Mirko un originale bouquet di fiori di stagione, ricco di bacche e ramoscelli di vario colore con al centro un mazzetto di peperoncini rossi. Rosalba baciò il festeggiato augurandogli cento di quei giorni, poi tutti entrarono in casa. 

Iniziarono i preparativi per la serenata. Piero si posizionò a gambe aperte su di una sedia vicino alla finestra e strinse a sé il suo collaudato violoncello. Rosalba era una stanga di donna, con una folta chioma rossa, l'incarnato pallido, due occhi azzurri pieni di vita e una bocca intinta di rossetto aranciato. Piero, sui 40 anni, la contrastava con un aspetto somatico contrapposto: moro, carnagione e occhi scuri, taciturno, di quelli che san badare più ai fatti che alle parole, quel tipo di bell'uomo che di solito le donne definiscono interessante o molto interessante. 

Il piccolo concerto prese le mosse da "Il cielo in una stanza", la canzone composta da Gino Paoli in una camera di una casa di tolleranza che aveva il soffitto viola, poi, tra gli applausi dei presenti continuarono con "Vedrai, vedrai", "Canzone per te" e, per finire, "Io che non vivo più di un'ora senza te". Era il genere di canzoni preferito da Mirko. Stefania aveva fatto le cose per bene. Sensuale e altisonante la voce di Rosalba, armonico l'accompagnamento di Piero. Quella serata di festa era stata completata con una ventata di calore e di melodia che davvero corrispondeva a un regalo bello e indelebile di compleanno, per papà e i suoi ospiti. "Grazie, Stefi, mi hai fatto una sorpresa superlativa!". Padre e figlia si abbracciarono con affetto e compiacimento tra gli applausi degli invitati. 

La soddisfazione di Stefania stava sulle sue labbra e nei suoi occhi. E nel suo cuore. 

Passò qualche tempo, finché Gaetano, suo collega e amico, si confidò con lei sulle sue disavventure sentimentali. Amava una splendida ragazza originaria del Canton San Gallo: Astrid. 

Era l'orario della pausa pranzo. Stefania e Gaetano si trovavano in una paninoteca seduti al tavolino in compagnia di un paio di boccali di birra chiara, pieni a metà, e di due piatti di Caprese. Gaetano era un bel ragazzo, sui trent'anni, alto e ben fatto, aveva la erre moscia e risultava simpatico.

"Sai, Stefania, la mia vita sta cambiando" esordì.

"In meglio o in peggio?" chiese Stefania sgranando i suoi grandi occhi azzurri.

"Credo in peggio. Astrid mi ha lasciato".

"Oh, che peccato! Ma è definitivo?".

"Non ne sono sicuro, ma credo di sì".

"Da quanto tempo stavate assieme?".

"Da tre anni e da due vivevo con lei nel suo bilocale a Lambrate... Il nostro amore era come uno scaldabagno".

"Si è stancata di te o le hai fatto qualcosa?".

"Mi ha chiesto un periodo di riflessione, dice di non esser sicura di voler continuare, forse la fase dell'innamoramento è terminata... e non ha lasciato il suo posto all'amore".

"Ma vi ho visto sempre bene insieme, sembravate davvero molto affiatati".

"Sì, siamo due caratteri compatibili e andiamo bene anche sessualmente".

"Qualcosa è cambiato allora".

"Sì, col passare del tempo ho notato in lei meno sorrisi, meno interesse alle mie parole, ai nostri progetti e, ultimamente, mi ha anche chiuso le gambe. Allora me ne sono ritornato dai miei...".

"Forse ha trovato un altro, non credi?".

"Mi sento di escluderlo. Mi ha detto che per ora ha bisogno di sentirsi libera da qualsiasi legame".

"Può darsi, allora, che, durante questa pausa di riflessione, senta la tua mancanza e ti rivoglia".

"Lo spero tanto, non so che cosa darei per riconquistarla".

Stefania impugnò il proprio boccale di birra e lo alzò: "Il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma tu non sai ancora come vederlo".

"Eh sì, è proprio così, Stefania".

"Astrid è una ragazza sensibile a qualcosa in particolare?".

"Le piace leggere, sentire la musica, le piacciono i fiori ed é anche romantica".

"Beh, che cosa ne diresti di farle una serenata?".

"Ma cosa dici? Non so suonare e sono più stonato di un campanaccio e poi le serenate non si usano più".

"Questo non è vero, Gaetano. Ci sono delle serenate su commissione. Ne ho organizzata una per il compleanno di mio padre che l'ha gradita molto".

"Ma... come funziona?".

"Ci si accorda con una cantante e un musicista. Rosalba e Piero, ad esempio. Si stabiliscono le canzoni che Rosalba dovrà cantare, scegliendole tra quelle che possono piacere ad Astrid. Rosalba, inoltre, è una fioraia e potrà anticipare la serenata consegnando un bel bouquet di sua composizione".

"Potrebbe essere un'idea, Stefania, ma non vorrei che fosse troppo presto".

"Da quanto tempo vi siete lasciati?".

"Da circa un mese".

"Non c'è una ricorrenza da festeggiare?"

"Sì. Tra un paio di settimane sarà il suo compleanno. Mi domandavo se farmi vivo per quella data, visto che non ci sentiamo più nemmeno per telefono".

"Potrebbe essere questa l'occasione".

"Astrid non ha nessuno qui a Milano, la sua famiglia è in Svizzera, non so neppure con chi potrebbe festeggiare, se non con qualche sua amica...".

"Beh, pensaci, Gaetano, io un'idea te l'ho data".

La pausa pranzo era terminata. 

Nei giorni successivi, Gaetano pensò all'opportunità che Stefania gli aveva suggerito e concluse che avrebbe potuto essere una buona idea. Insieme con lei s'incontrò con Rosalba nel suo negozio di fiori. Pattuirono il prezzo e si accordarono sulle canzoni da eseguire nel giorno del compleanno di Astrid. Anche Stefania avrebbe contribuito alla serenata abbigliandosi da ballerina. Si accordarono su quattro canzoni di sicuro gradimento per Astrid. 

Gaetano aveva telefonato ad Astrid per chiederle se avrebbe potuto passare a trovarla dopo cena la sera di quel giorno. Lei fu tiepida, ma, considerato che due persone che avevano condiviso i sentimenti per almeno tre anni non si erano più riviste da diverso tempo, acconsentì. "Ti aspetto alle nove" gli disse. In realtà Gaetano non intendeva affatto andare da lei ma in questo modo era sicuro che sarebbe rimasta in casa ad attendere l'arrivo dei tre artefici della serenata a domicilio. 

Gaetano preparò una lettera per Astrid accompagnatoria del bouquet profumato di Rosalba. 

La lettera era sobria. Recitava così.

Astrid, da quando ci siamo separati mi sento sconfitto dai miei sentimenti perché l'amore che provo per te, l'amore contraccambiato nei nostri tre anni di felicità, non può abbandonarmi. Tu non ci sei e con trepidazione, senza mai aver interferito con la tua riflessione, in questo stato di silenzio ostile, ne attendo l'esito. Ma non potevo dimenticarmi del tuo compleanno e così ho pensato a questo dono per festeggiarti. Anche se io non ci sarò, tu sai che sono pronto a riabbracciarti. In ogni momento. Gaetano. 

Il mazzo di fiori era di rose rosse e di ramoscelli bianchi, era avvolto in un nastro azzurro a cui era stata affrancata la busta con la lettera di Gaetano. Anche Stefania si augurava che la sua idea fosse portatrice di buone nuove per il suo amico. Si procurò una calzamaglia nera e un ampio tutù bianco a corredo delle sue movenze da ballerina che avrebbero dovuto accompagnare musica e canto. 

Alle nove di quella sera, Rosalba, Piero e Stefania furono puntuali. Suonarono al citofono della casa di Astrid a Lambrate: "Omaggio floreale!".

"Terzo piano, scala B" e, con uno scatto prolungato, il portoncino d'ingresso si dischiuse. 

L'indomani Stefania riferì a Gaetano che tutto era filato a meraviglia, che Astrid era in casa da sola, molto ben predisposta e commossa per quella improvvisata a cui Gaetano aveva voluto dare maggior risalto non presentandosi. Aveva pensato che la sua assenza imprevista avrebbe influito con maggior potenza sui sentimenti di Astrid, allo scopo di indurla a percepire in modo più tangibile la sua mancanza. Ora che Stefania gli aveva riassunto la buona riuscita della serenata, le sue speranze erano accresciute e si aspettava una telefonata accorata da parte della donna che amava. 

Un paio di giorni dopo I due amici e colleghi si incontrarono di nuovo per la pausa pranzo.

"Astrid mi ha telefonato, Stefania" la informò Gaetano. "Ero in trepidante attesa. Ma fu una amara delusione che si sta trasformando in una ferita aperta".

"Ti ha lasciato per sempre?".

"Si è espressa in tutta tranquillità in questo modo: Ti ringrazio tanto della tua serenata, un bel regalo davvero, con le canzoni che piacciono tanto a me cantate e inscenate al meglio dagli artisti che mi hai mandato".

"Fin qui bene".

"Le risposi che ci contavo molto, che avevo sperato di aiutarla in quel modo a completare la sua riflessione... Ma si limitò a rispondermi che non era affatto sicura dei suoi sentimenti, di non illudermi e di distrarmi dimenticandola. E' difficile prevedere il futuro mi disse Ma, se vuoi che sia sincera, non penso che la nostra unione possa riprendere. Abbiamo passato tre anni insieme, spensierati e sereni, ma li sento ormai lontani e consumati. Meglio non sentirci più, Gaetano. Pian piano riuscirai anche tu a dimenticarmi".

"Oh, quanto mi dispiace!".

"Non vi erano alternative, Stefania. Chiusi la telefonata con un nodo alla gola e una greve tristezza nell'anima".

A Stefania i suoi occhi parvero vuoti come le orbite di una maschera: era palese come un evento incancellabile si fosse insediato per sempre nella coscienza di Gaetano. 

Passò del tempo, senza che in apparenza accadesse qualcosa di nuovo. Finché un giorno Stefania e Rosalba s'incontrarono a un happy hour con amici al Bar Bianco di Parco Sempione. Impugnando due bicchieri di analcolico per metà pieni e per metà vuoti, le due amiche ripresero il discorso della serenata.

"Ricordi, Stefania, quella nostra serenata a casa di Astrid?" domandò Rosalba.

"Come dimenticarla?".

"Beh, abbiamo fatto la serenata alla finestra sbagliata!".

"Cosa intendi dire?".

"Che Piero e Astrid si sono messi insieme sin dal giorno dopo e ora si amano alla follia!"

"Oh, non mi dire, Rosalba, quanto mi fa male questa notizia!".

"Cose che capitano, cosa vuoi farci, non hai notato come Astrid guardasse Piero quella sera, quasi come se ci fosse già della complicità tra loro?".

"No, non l'avevo notato".

"Conosco bene Piero, e ho capito che stava maturando qualcosa di caliente". Intonò Rosalba ammiccando il suo sorriso aranciato e aggiunse: "La legge dell'opportunismo non farà mai novità!".

"Ma mettiti nei miei panni, Rosalba, ho organizzato tutto per poi ottenere l'effetto inverso...

"Stefi, tieni gli occhi sulla ciambella e non sul buco!": Rosalba, glaciale. 

La serenata alla finestra sbagliata rimase per sempre un insegnamento di vita nella memoria di Stefania, che mai più si permise di interferire nelle situazioni sentimentali di amici, colleghi o qualsivoglia rapporto umano avendo scontato quanto sia fuori luogo fare le barricate con i mobili degli altri... 

 

 

 

 

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Piazza Scala - settembre 2015