Domenica scorsa, erano in molti, a ricordare Tina Merlin, persona che ha pagato cara una verità che voleva denunciare alle Istituzioni tutte e che, purtroppo, ha avuto la sua tragica conferma in data 9 ottobre 1963, alle ore 22.39, con  1910 morti, a causa della caduta di un pezzo di montagna, il Monte Toc, sulla tristemente famosa Diga del Vajont,  costruita dalla S.A.D.E  di Venezia.

 

A questo proposito è stato detto di tutto e quindi ritengo superfluo aggiungere altro, salvo  che trovo quanto meno sindacabile che detta tragedia venga fin  troppo strumentalizzata politicamente, al fine di ricavarne qualcosa sulla pelle di chi ha perso la vita, mentre la stramaggioranza dei superstiti, come ho sentito da loro,  molto verosimilmente  stanno tutti  a casa a piangere per la morte dei loro cari.  Questa infatti è una  sensazione viva che si avverte  durante le tante cerimonie,  durante le quali il sentimento di dolore collettivo sembra dare maggior spazio a ben altro !   Per quanto necessario possa essere anche questo “ben altro”…

Mi ha fatto dispiacere sentire forti critiche verso Dino Buzzati, il quale, il giorno dopo la tragedia, non aveva certo voglia di minimizzare l’accaduto, ma voleva forse solo spiegarne la dinamica con un esempio, se vuoi anche  molto sindacabile. Criticarlo, come è stato fatto a mio avviso gratuitamente,  significa “manomettere” la verità.   Egli scrisse sul Corriere della Sera :

 

“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. Non è che si sia rotto il bicchiere quindi non si può, come nel caso del Gleno, dare della bestia a chi l’ha costruito. Il bicchiere era fatto a regola d’arte, testimonianza della tenacia, del talento, e del coraggio umano»

 

Un bellunese di razza, come Dino Buzzati, molto amato dalla sua terra natale, non aveva e non avrebbe mai avuto l’intenzione di sminuire la portata della tragedia per far piacere a qualcuno, ma di disegnare giornalisticamente la dinamica della medesima,  di per sé difficile da capire di primo acchito, soprattutto ai più, stante il fatto che la diga ha tenuto !  D’accordo, forse egli  poteva registrare la disgrazia in maniera meno “fantastica” per non colpire il sentimento generalizzato di dolore, ma si sa – anche con il senno di poi – che in qualunque redazione di giornale, a volte si è traditi dalla fretta, o se vuoi, anche da una forma dialettica non sufficientemente  soppesata,   soprattutto  in funzione  delle eventuali reazioni  che un paragone tanto “singolare, per non dire impertinente” avrebbe potuto alimentare in chi ha pagato in prima persona questa tragedia.

 

Diciamo invece che in questa tragedia sono responsabili tutti, anche chi, in questo momento,  la   sta cavalcando, non sempre nel rispetto dei morti. E trovo un po’ retorico e misero che oggi lo Stato chieda scusa, dando la responsabilità a chi non c’è più. La colpa è di tutti, anche mia ! Si tratta di un lutto collettivo per il quale non si può più piangere, ma si deve imparare qualcosa…”,   come ha detto la stessa giornalista Tina Merlin.   Ho visto piangere gli ingegneri della Sade e posso assicurare che essi non avevano certo l’intenzione di uccidere, ma di apportare beneficio alla collettività, oltre che all’imprenditoria, come è normale da sempre.  !!!

 

Almeno Gianfranco Bettin. Sociologo ed Assessore all’Ambiente di Venezia, al di là dell’imponderabilità riconducibile  alle dimensioni della tragedia,  ha cercato, onestamente,  di esprimere un giudizio più “ equilibrato” su ciò che è accaduto nel 1963, sia pur parlando di “conformismo colpevole”. 

 

“ Le cause della tragedia - egli ha detto -  sono ascrivili al fatto che, in quel momento, la supponenza e la presunzione di tutto ciò che poteva contrastare con l’andamento generale delle idee dominanti,  dovevano essere messe  in sordina, per allinearsi ad un conformismo colpevole, purtroppo, anche contro Tina Merlin, personaggio – aggiungo io per chiudere -  molto importante della resistenza, del giornalismo e quant’altro, in onore del quale è stata scoperta  una targa a suo nome, all’ingresso del nuovo  campus universitario di Feltre.

 

Vi pare che oggi non ci siano ancora conformismi colpevoli, asserviti alla politica, al business, all’illegalità organizzata ? Con la sola differenza che le morti sono un po’ “sparpagliate” in tutto il territorio nazionale e quindi non fanno notizia ?  E mi fermo qui…

 

ARNALDO DE PORTI
22 ottobre 2013

 

 

 

 

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