Da tempo sostengo, al di là della professionalità dei medici che fanno
parte di questo istituto, che mantenere in essere questa struttura è più
utile al medico che al paziente. Soprattutto per quei pazienti che non sono
in grado di “giostrare” diversamente in quanto - si sa - “il dottore è
sempre uno che ne sa più di noi ” e mettersi contro potrebbe ingenerare una
sorta di ricatto psicologico quando c’è di mezzo la
salute... E mi spiego meglio, facendo appello alla constatazione che
ciascuno di noi avrà fatto in occasione di qualche necessità correlata a
qualche disturbo psico-fisico.
Mi chiedo :
E’ concepibile che un paziente, specie se questi abita nelle grandi città
(non lasciamoci ingannare da piccole realtà come le nostre del bellunese),
debba perdere mezza giornata per andare dal medico, perderne altra mezza per
prendere un eventuale appuntamento per successiva visita specialistica in
ospedale ed altro tempo ancora per recarsi in farmacia a comperare le
eventuali medicine prescritte in sede di prima visita ? Il più delle volte
inutili e da “provare” (come generalmente ti dice il medico) in attesa della
vista specialistica che a volte richiede mesi ? E tutto ciò con una
macroscopica incidenza sui costi sociali, quando si potrebbe fare tutto in
una sola volta, risparmiando tempo e denaro ? Io penso che a ciò si debba
porre rimedio, vagliando l’opportunità di creare delle strutture ad hoc,
addirittura negli stessi ospedali, in modo da permettere a chi sta male di
essere visto ed analizzato subito. Cosa fa il medico di base quando si
presenta da lui un paziente ? Apre il computer, legge i precedenti inseriti
in memoria e poi compila la ricetta, senza quel minimo di conversazione che
richiederebbe una visita, correndo il rischio di diagnosticare una malattia
psicosomatica in una patologia organica in quanto, soltanto due minuti
davanti al computer, difficilmente consentono in così breve tempo, di
indagare sui precedenti remoti o recenti del paziente. A questo, si aggiunge
il fatto che quando il paziente, in attesa di visita successiva, esce dallo
studio medico, magari non sapendo niente in merito alla sua condizione
sanitaria, finisce per maturare ed alimentare la psicosi di essere davvero
ammalato, anche se non ha niente. E si sa che non c’è di peggio per
ammalarsi davvero se non “disturbando” la psiche: non per niente si suol
dire, “mens sana in corpore sana”. Il discorso sarebbe lungo ed investirebbe
anche quei pazienti che, non sapendo cosa fare, vanno a passar un po’ di
tempo dal medico…detta in soldoni.
Seconda cosa.
L’istituzione del medico di base ha un costo sociale elevatissimo e, ne sono
certo, che potrebbe essere sostanziosamente dimensionato creando delle
appositi strutture ove il paziente, quando ne ha davvero bisogno, potrebbe
essere visto subito, evitando che lungaggini, burocrazia, condizioni
psico-fisiche del paziente stesso, si traducano in un peggioramento della
sua salute. Per questo dico che, così come è concepito, l’istituzione del
medico di base, ha fatto il suo tempo. Così come, alcuni decenni fa, è
successo per l’Inam ed altre istituzioni similari che ora non ricordo.
Terza cosa.
Ci è stata consegnata una tessera sanitaria, valida in Europa, con tanto di
codice fiscale, data di scadenza, su cui insiste un riquadro con scritto :
dati sanitari regionali. Io non so se detti dati sanitari regionali
riguardino solo l’individuazione del portatore di detta tessera o anche
qualcosa d’altro. In ogni caso perché non si utilizza questa tessera
(inutilizzata da quasi tutti) inserendo in essa i dati sanitari di ciascuno,
come si fa per il Bancomat o per altre tessere informatizzate di cui abbiamo
pieno il portafogli ? Una tale soluzione non sopperirebbe forse al computer
del medico di base, agli spostamenti da una struttura all’altra, alle
numerose perdite di tempo e denaro pubblico e privato, offrendo al medico
che vede subito il paziente in una struttura ad hoc di conoscere già tutto
di lui ?
Quarta cosa.
Parlavo prima di eliminazione di forti costi sociali nel caso di una
revisione della struttura del medico di base alla luce delle nuove realtà:
ognuno di noi, vuoi anche per l’accresciuta cultura di base in materia
sanitaria, tende infatti anche ad autogestirsi, salvo nei casi gravi.
Ebbene, ci rendiamo conto o no che detto costo sociale costituisce una delle
più sonore “mazzate” in capo alle Regioni e che il corrispettivo reale di
questo enorme costo è del tutto sproporzionato rispetto all’inezia
costituita dall’efficacia delle prestazioni ? Per chi non lo sapesse,
l’ufficio studi dell’Università Bocconi di Milano ha rilevato, lo scorso
mese di maggio, che il costo del servizio sanitario nazionale è parti al 10
% del PIL, prevedendo che nel 2050 esso raddoppierà, ossia arriverà al 20 %.
Ed allora perché non rivedere il medico di base, creare delle strutture
sanitarie ad hoc all’interno degli ospedali, scoraggiando l’istituzione di
tanti centri di medici associati (che poi utilizzano le strutture
ospedaliere in quanto privi di ciò che serve), perché non utilizzare le
tessere sanitarie inserendo l’excursus sanitario del paziente, utilizzando
poi tutto ciò che avanza per altre cose parimenti necessarie ?
E’ antipatico, anzi scomodo a dirsi, ma io penso che detta istituzione,
create a suo tempo in funzione degli interessi sanitari del paziente,
finisca in ultima analisi per favorire il medico di base che, come ho detto
in apertura di questo intervento, in una realtà della specie, il medico di
base non è e non può mettere a frutto le sue indiscutibili, riconosciute
doti professionali. Non sottacendo, come mi è stato detto qualche tempo fa
in un Pronto Soccorso di Belluno, che sarebbe necessario, oltre che utile,
che i medici di base stessero un po’ al…Pronto Soccorso, per vedere come
stanno le cose…. Ed allora, dico io, perché non istituiamo a latere, se non
proprio dei veri Pronto Soccorso, almeno una sorta di guardia medica per
tutti, disponibile tutto il giorno, (non come si fa oggi solo di notte e di
domenica).
Ovviamente, come in tutti i contesti, anche qui giocheranno gli interessi di
parte…a danno del paziente.
Arnaldo De Porti - 27 ottobre 2010
Commenti:
● Ottobre 2010 - da Luciana: grandissima considerazione, sono stata infermiera per 40 anni e ho visto che quando uno ha bisogno, deve andare al pronto soccorso o chiamare il 118; il medico di base serve solo a fare richieste, a inviare il paziente a destra o a sinistra e gli appuntamenti sono tutti a carico del p.; ci vuole una struttura dove quando si presenta una persona con un problema, pensi poi a fare tutte le richieste e prendere appuntamenti del caso. Inoltre trattandosi di un'azienda, deve riservare i benefici agli azionisti, non a tutto il mondo bisognoso, sennò per gli azionisti non resta niente, qui in Toscana è un disastro, un amico per un intervento al cuore di una riduzione di un prolasso ha aspettato 8 mesi col rischio che si aggravasse e dovesse sostituire la valvola, poi arrivato al centro sangue per l'autodonazione gli hanno detto che se non si poteva eseguire l'intervento a causa di urgenza entro 3 settimane si sarebbe dovuto ripetere l'autodonazione. Rincuorante dopo 8 mesi di attesa!
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