Fortuna Della Porta
MULINARE DI MARI E DI MURI

 ….tienimi pronte le lenzuola di terra
E la coperta di muschio cardato

Alfonsina Storni
 




Mare inquinato
 

Oggi l’acqua ha un espettorato malato
e anche la mareggiata di ieri
traboccava ruggine sul margine
della rena strinata, raggiunta dal silenzio.

Nell’impervia terra del cactus
sul Tirreno che inarca alla sera
la sua vampa di rossa lava
e l’umore del suolo è irrequieto e smodato

anche qui, impetuoso
un gocciolio di veleno ubriaca il vento.
Immagino, su questa punta costiera
lastricata dal rimpianto di antiche consonanze,

un Morfeo così adombrato
che verrebbe a prendere di buon grado
non solo me ma Palinuro
e Scilla a serrarci le porte

ora che quaggiù si semina da stranieri
l’erba infestante che abbranca
le flottiglie dei pesci
e scioglie il fiocco che lega

l’anima all’incontaminato.
Mi sento persa. Quasi non respiro.
La sorte dell’idillio è segnata
e il mito che qui abitò rinuncia all’approdo

nei porti crestati di pece,
neri e perduti prima del buio
come sorte spaccata e vino fradicio.
Ora che il mare non è più il mare

la poesia non trattiene il senno delle cose
e un’altra solitudine ci occupa.
Mi aspetto che prima o poi
anche l’iride caraibica di Walcott

compresa di Montale e Quasimodo
valuti di accomiatare l’illusione
di una coperta spiccata quaggiù
che col suono dei fiori faccia brezza.

                                                                                      

                                                                                     

 

 

Piazza Scala - novembre 2010