Fortuna Della Porta
MULINARE DI MARI E DI MURI

 ….tienimi pronte le lenzuola di terra
E la coperta di muschio cardato

Alfonsina Storni
 




Le acque dell’umanità
 

Gandhi, Luther King fecero un sogno.
Anche Wangari Maathai* fece un sogno.
Aprì il cuore alla terra e ci ficcò un seme
con una cocca azzurra tra i capelli
e la lunga veste inzuppata di tinte.
Brandiva un rampino di legno
quella mattina di luglio di fame persa
nel deserto abbacinato e spento
con un piglio di speranza
sul cordolo di un orto di terra sforacchiata.
Tra due mani alitò la giusta umidità
e rassicurò con una ninna nanna la falda
a fluire solo fino alla prossima pioggia
perché poi era il turno di quella di gorgogliare
sulle zolle deforestate e di empire i corsi d’acque
arrestati dalla secca sugli erosi sassi lucenti.
Si caricò di trenta milioni di semi Wangari
e diede un sogno a trenta milioni di donne.
Disse loro di dare un nome a ogni fusto
per cullarlo come nato dal proprio ventre
e quelle li chiamarono di volta in volta
col titolo acconcio: pace benessere democrazia.
Guarì la dignità con la bellezza di una chioma arborea
e una parte del continente dai suoi morbi
proprio come nel sogno fortunato.
Anch’io feci un sogno di verità e uguaglianza
perché mi si stava spezzando il cuore
ma non avevo semi e neanche zolle
tumulata nei grovigli radiali
tra la tangenziale e il raccordo anulare.
Da quel giorno però pianto lemmi
pianto lemmi solerti e amari
con l’unica forza che mi appartiene
scavati nella mia carne
scalpellati sulle fibre nervose con acido cloridrico
e un chiodo che mi fa a brandelli.
Purtroppo una parola non somiglia a un tronco:
è un semplice atto velleitario

* Premio Nobel per la pace 2004
 

                                                                                      

                                                                                     

 

 

Piazza Scala - novembre 2010