Fortuna Della Porta
MULINARE DI MARI E DI MURI

 ….tienimi pronte le lenzuola di terra
E la coperta di muschio cardato

Alfonsina Storni
 




Acque mute

 

 

Vengo ogni giorno al tempio delle parole
a capo chino attraversando insonnie gelate e campi di zizzania.
Mi spinge la necessità. Mi sceglie una breve incauta parola poetica,
fieramente sgusciata dalle rotaie dei suoni,
che folgora a ponente la piastra del sole,
dipinge l’incavo al plenilunio,
sgrana una margherita,
musica le attese di un bimbo che anela al futuro.
Ogni sasso e ogni caos di fuoco e di pianto, ho compreso,
entra nell’onnivora rosa di un verso.
Inclusi i vaniloqui.
Persino lo sciupio della guerra
che s’attarda nelle contrade del mondo.
Sul medesimo rigo quieto i poeti cucirono l’amore
e il primo bacio posato sulle prime ma già recidive illusioni:
-Amore mio, è per sempre questa rotta.
Lo dissi anch’io una sera affidandolo alla corrente del fiume.
Ma qui la terra ha vie roventi e
pianti disuguali
e parole senza ritegno come infinito e eternità
e amori
che non si attardano sui passi ceduti
e verbi velleitari che sorvolano le ferite putride.
La paura del domani ulula nel vento della sera,
ogni goccia di mare è una pioggia di mancate promesse
che scola sulla nuca il nero dell’enigma e del diniego.
Un cuore ha recessi di pene come frutti acerbi
che nessuna rima o intelletto porterà al sollievo
dal microcosmo barricato delle miserie terrestri.
I pozzi della reciprocità sono asciutti senza rimedio,
lontani dalle strade del conforto che quasi sempre ripiegano.
Ma i poeti si illudono ugualmente
di reggere i muri cadenti e gli alberi obbligati alla neve,
pietosi che almeno una carezza raggiungerà un’attesa.
Dai tragitti lastricati di fango e di fiele, in verità, i poeti
conoscono i rovi sui ginocchi scoperti
ma pur tentano –sterile Sisifo!- nella tregua di un verso
di rincuorare d’un lampo almeno, per sé almeno,
lo sgocciolio degli occhi,
l’ansito delle vene.
       

                                                                                     

 

 

Piazza Scala - novembre 2010