LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PROF. SERGIO MATTARELLA
Egregio Signor Presidente, nell’aula bunker di Palermo, per il 23° anniversario della Strage di Capaci, così si è espresso:
“La mafia può essere sconfitta. Batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perché è incompatibile con la libertà e l’umana convivenza”
Parole altamente condivisibili e giustamente collegabili alla Sua carica Istituzionale.
E però si è dimenticato un piccolo particolare: indicare COME?
Forse continuando a mettere in libertà, mafiosi pluriomicidi, per decorrenza dei termini di custodia cautelare preventiva a causa dei ritardi nel deposito delle motivazioni delle sentenze di primo grado e la mancata trasmissione per tempo degli atti alle Corti di Appello per la celebrazione del processo di secondo grado?
Sono abbastanza avanti negli anni per poter affermare che queste parole le ho sentite tante volte, fino alla nausea.
I Suoi predecessori, i vari presidenti e “presidentucoli” di turno; tutti i dirigenti facenti parte delle impalcature sempre scricchiolanti dello Stato, tutti i politici che si sono avvicendati in questi anni hanno detto, più o meno, la stessa cosa.
A dire il vero ci fu anche chi affermò: la mafia non esiste.
Nessuno è riuscito nemmeno soltanto a scalfirla.
Non ci riuscì nemmeno un dittatore che preferì conviverci di nascosto “alla buona” (V. vicenda Prefetto Mori).
Vecchia mafia che oggi uscendo dai suoi confini naturali si è espansa in tutto il paese, approfittando di nuove tecnologie, strategie sofisticate e smodati appetiti.
Signor Presidente, a quale mafia si riferiva? Perché esiste anche un’altra mafia ben più estesa e pericolosa di quella che Ella ha condannato e che coinvolge la gran parte dei cittadini: “ la mafia” rappresentata dallo STATO.
Che differenza c’è tra un mafioso che attuando le sue leggi invia i suoi “picciotti” dai commercianti, dai negozianti, dai privati, dai professionisti a esigere il “pizzo”.
Lo stesso fa lo Stato inviando i suoi rappresentanti, in nome di leggi inique e metodi del tutto arbitrari, ad esigere per suo conto il “pizzo” di Stato ( il regalo di un panino è stato punito con una multa salatissima da versare in 48 ore, con la chiusura del locale e, purtroppo, il suicidio del titolare). Solo uno dei tanti esempi.
Perché quando un’azienda in difficoltà, una piccola impresa un privato - pur essendo creditori nei confronti dello Stato - devono obbligatoriamente versare il dovuto ( tasse, balzelli, estorsioni di Stato ) e se non lo fanno per mancanza di mezzi o di lavoro vengono condannati a ” morte “ ? Compresi i loro titolari.
Perché lo Stato quando con una sentenza della Corte Costituzionale ( vale ancora l’aforisma : le sentenze non si interpretano ma si applicano ?) è condannato a rimborsare quanto rapinato illegalmente a migliaia di pensionati si rifiuta di farlo perché bisogna rispettare i parametri europei?
Quali sono i parametri consentiti ai cittadini: NESSUNO.
Non ho sentito nessun commento da parte Sua alle doglianze di quel Ministro della Repubblica che si chiede : perché un Potere Costituzionale prima di emettere una sentenza non si mette d’accordo con il Governo di turno?
Che differenza c’è tra lo Stato e un potere mafioso?
Viene semplicemente applicata la legge della giungla.
Signor
Presidente, Lei che è garante della più “bella” Costituzione del mondo
perché quando si tratta di applicare l’Art.3 “ L’UGUAGLIANZA DI TUTTI I
CITTADINI DI FRONTE ALLA LEGGE” non garantisce un bel niente consentendo
macroscopiche discriminazioni ( ad alcuni si, ad altri no) a seconda che
facciano parte della Casta
( politici, magistrati, banchieri etc.) o dei poveri disgraziati e
sventurati uomini della plebe.
Egregio Prof. Mattarella – mi spiace dirlo – ma Lei è il Presidente di una stragrande maggioranza di italiani scontenti, delusi e frustrati.
Nel darLe assicurazione che rispetto al massimo la Sua Carica Istituzionale porgo i miei più distinti saluti.
ROSARIO LA DELFA (Brescia) - 01/06/2015
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