lettera aperta inviata al Direttore di "LIbero"  il 1° giugno 2015 

 

 

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

PROF. SERGIO MATTARELLA

 

Egregio Signor Presidente, nell’aula bunker di Palermo, per il 23° anniversario della Strage di Capaci,  così si è espresso:

“La mafia può essere sconfitta.  Batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perché è incompatibile  con la libertà  e l’umana convivenza”

Parole altamente condivisibili  e giustamente  collegabili  alla Sua carica Istituzionale.

E però si è dimenticato  un piccolo particolare:  indicare COME?

Forse  continuando a mettere  in libertà, mafiosi pluriomicidi, per decorrenza dei termini  di custodia cautelare  preventiva  a causa dei ritardi nel deposito delle motivazioni delle sentenze di primo grado  e la mancata trasmissione per tempo degli atti alle Corti  di Appello  per la celebrazione del processo di secondo grado?

Sono abbastanza avanti negli anni per poter affermare   che queste parole le ho sentite tante  volte, fino alla nausea.

I Suoi predecessori, i vari presidenti e “presidentucoli” di  turno; tutti i dirigenti facenti parte delle  impalcature sempre scricchiolanti dello Stato, tutti i politici che si sono avvicendati  in questi anni  hanno detto, più o meno,  la stessa cosa.

A  dire il  vero ci fu  anche  chi affermò:  la mafia non esiste.

Nessuno è riuscito nemmeno soltanto a scalfirla.

Non ci riuscì nemmeno un dittatore  che preferì conviverci  di nascosto “alla buona” (V. vicenda  Prefetto Mori).

Vecchia mafia che oggi  uscendo dai suoi  confini  naturali  si è espansa   in tutto il paese,  approfittando  di  nuove tecnologie,  strategie sofisticate  e smodati  appetiti.

Signor Presidente, a quale mafia si riferiva?   Perché  esiste anche un’altra mafia ben più estesa e pericolosa  di quella che Ella  ha condannato e che coinvolge la gran parte dei cittadini:  “ la mafia” rappresentata  dallo  STATO.

Che differenza c’è  tra un mafioso che  attuando  le  sue leggi  invia i suoi “picciotti”  dai commercianti, dai negozianti, dai privati, dai professionisti  a esigere il “pizzo”.

Lo stesso fa lo Stato inviando i suoi rappresentanti, in nome di  leggi inique  e  metodi  del tutto arbitrari,  ad esigere  per suo  conto  il “pizzo” di Stato ( il regalo di un panino  è stato punito  con una multa salatissima da versare in 48 ore,  con la chiusura del  locale e, purtroppo,  il suicidio del titolare). Solo uno dei tanti esempi.

Perché quando un’azienda in difficoltà, una piccola impresa  un privato  - pur essendo creditori  nei confronti dello Stato  -  devono obbligatoriamente  versare il dovuto ( tasse, balzelli, estorsioni di Stato )  e se non lo fanno per mancanza di mezzi  o di  lavoro  vengono  condannati a ” morte “ ?  Compresi i loro titolari.

Perché  lo Stato  quando con una sentenza della Corte Costituzionale  (  vale ancora l’aforisma : le sentenze non si interpretano  ma si applicano ?) è condannato a rimborsare  quanto rapinato illegalmente a migliaia di pensionati  si rifiuta di farlo perché bisogna rispettare i parametri europei?

Quali sono i parametri  consentiti ai cittadini: NESSUNO.

Non ho sentito nessun commento da parte Sua  alle  doglianze  di quel  Ministro  della Repubblica  che  si  chiede : perché un Potere Costituzionale prima di emettere una sentenza  non si  mette  d’accordo con il Governo di turno?

Che differenza c’è tra lo Stato e un potere  mafioso?

Viene semplicemente applicata la legge della giungla.

Signor Presidente, Lei che è garante della più “bella” Costituzione del mondo  perché  quando si tratta di applicare l’Art.3  “ L’UGUAGLIANZA DI TUTTI I CITTADINI DI FRONTE ALLA LEGGE”   non garantisce  un bel niente consentendo macroscopiche  discriminazioni  ( ad alcuni si, ad altri no)   a seconda che facciano parte della Casta
( politici,  magistrati, banchieri etc.) o  dei  poveri disgraziati e sventurati uomini della plebe.

Egregio Prof. Mattarella – mi spiace dirlo – ma Lei è il Presidente  di una stragrande maggioranza  di italiani scontenti, delusi  e frustrati.

Nel darLe assicurazione  che rispetto al massimo la Sua Carica Istituzionale  porgo i miei più distinti saluti.

 

ROSARIO LA DELFA (Brescia) - 01/06/2015

 

 

 

 

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Piazza Scala - giugno 2015