Studia lettere all'Ateneo friulano e sarà l'autore dei testi di un concorso di poesia a livello nazionale da cui nasceranno componimenti musicali: "Devo ringraziare Leopardi e la mia insegnante di italiano"
Luca Cipriano 24 febbraio 2015
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Musica, concorso nazionale di composizione dedicato a 'Renato della Torre'
Le
sue poesie saranno oggetto di un concorso nazionale dedicato al pianista e
compositore
Renato della Torre e, per
l’occasione, ciascun compositore dovrà realizzare un brano utilizzando i
testi da lui ideati. Stiamo parlando di
Alessandro
Lutman,
classe 1995, giovane poeta e
studente di lettere all’Ateneo di Udine.
“Sono molto emozionato – afferma a
Udinetoday
– poiché vedere delle mie ‘creature’ sul suolo nazionale rappresenta
qualcosa di particolarmente bello”. Il concorso che lo vedrà protagonista è
nato insieme al suo amico
Luca Colussi,
già tirocinante nel coro filarmonico di Udine:
“Le poesie sono state portate al direttivo e sono state selezionate tra le
55 presenti nella raccolta: c’è stato molto da lavorare per la presentazione
dell’evento e altrettanto si dovrà fare per illustrarle”.
Da dove nasce la tua
passione per la poesia?
“In realtà si è svelata quasi per gioco. È nata nel momento in cui ho letto
l’ ‘Infinito’ di Leopardi: le mie composizioni sono personali e si
sviluppano come critica alla società in cui viviamo. È una sorta di doppio
binario: racconto me stesso e i miei pensieri su quello che mi circonda. La
passione vera e propria, però, è arrivata grazie alla professoressa
Eleonora Sidoti
che per cinque anni di liceo è stata al mio fianco”.
Quindi eri un piccolo
genio della scrittura?
“Tutt’altro: in italiano avevo 4! Solo l’impegno e l’aiuto delle persone
giuste, in questo caso della mia docente, hanno suscitato in me questo
interesse”.
Essere poeta al
giorno d’oggi che cosa significa?
“Non è semplice. È un’attività che ti porta a fare delle scelte, ma allo
stesso tempo è anche una passione come tante. Dico questo perché, spesso,
sei percepito dagli altri in maniera diversa. L’immagine del poeta,
solitamente, è quella di essere sempre triste senza una vita sociale: in
realtà, il poeta la vita sociale ce l’ha, ma per alcuni lati è un po’
diversa rispetto a ciò che si immaginano gli altri. Io, per esempio,
preferisco andare a cena o incontrarmi e discutere con ex professori anziché
trascorrere un sabato sera in discoteca”.
Sei una persona
normalissima, allora…
“Certamente. Semmai noto un eccesso di superficialità tra i miei coetanei”.
Sogni futuri? Ce ne
sono?
“Ho un’ambizione, se proprio volessimo parlare di sogni: ovvero quella di
recitare, scrivendo uno spettacolo teatrale. Magari avere il ruolo di attore
non protagonista, un po’ alla Beppe Servergnini. Insomma, usando uno stile a
metà tra l’ironia e la satira, non conforme a ciò che si nota in giro”.