Accade che una sera, mentre stavo per andare a dormire, una persona amica a me molto cara, che conobbi anni fa in rete, mi mandasse una canzone, proprio una carezzevole musica tra il sogno e il sonno e mi fa notare le date di nascita e morte di questa donna. Non l’ avevo mai sentita e non la conoscevo: perchè? Allora traduco prima Con Toda Palabra e poi leggo chi fosse…”Lhasa de Sela, conosciuta anche come Lhasa (Big Indian, 27 settembre 1972 – Montréal, 1 gennaio 2010), è stata una cantautrice statunitense.Nata da padre messicano e madre statunitense a Big Indian, presso Shandaken, nello Stato di New York, fino ai 10 anni Lhasa visse tra gli Stati Uniti e il Messico, in un autobus adattato a scuola con i genitori e tre sorelle. Iniziò a cantare a tredici anni in una caffetteria greca di San Francisco. A 19 anni si trasferì a Montreal, in Canada, dove cantava nei bar della città e sviluppava il materiale che sarebbe poi andato a far parte del suo album di debutto, La Llorona, pubblicato nel 1997 in Canada dalla casa discografica indipendente Audiogram. L’album mescola canzoni tradizionali del Sud America con brani originali. La Llorona ricevette il Félix Award per “Artiste québécois – Musique du Monde” nel 1997 e il Juno Award per il Miglior Artista globale, nel 1998.Dopo un tour in Europa e Nord America, Lhasa si trasferì in Francia nel 1999 per unirsi alle tre sorelle in un circo e compagnia teatrale chiamata Pocheros. Raggiunse poi Marsiglia, dove iniziò a scrivere nuovamente canzoni e tornò poi a Montreal per produrre il suo secondo album, The Living Road, che uscì nel 2003. Mentre La Llorona era stato interamente cantato in spagnolo, The Living Road includeva canzoni in inglese, francese e spagnolo. ” Oggi ritorno al confine ancora una volta mi passerà attraverso E’ il vento che mi manda e mi i spinge fino al confine apre la strada e scompare dietro Mi trascino sotto il cielo e le nuvole invernali E’ il vento che mi porta  E non c’è nessuno che smetta di combattere spietato A volte ballare e a volte … niente Oggi io attraverso il confine sotto il cielo Sotto il cielo di acciaio Io sono il punto nero che va sulle rive della fortuna” 
Un tour di due anni seguì la pubblicazione del secondo album, portandola con il suo gruppo in diciassette paesi. Fu cantante ospite dei Tindersticks nel loro singolo Sometimes It Hurts, estratto dall’album Waiting for the Moon. Successivamente realizzò un duetto con il cantante del gruppo, Stuart Staples, nel brano That Leaving Feeling, incluso nell’album Leaving Songs. Inoltre comparve come ospite in album dei cantanti francesi Arthur H e Jérôme Minière, e del gruppo musicale francese dei Bratsch.Nel 2005 ottenne il BBC World Music Award come migliore artista delle Americhe. Il terzo album di Lhasa, intitolato Lhasa, fu pubblicato nell’aprile del 2009 in Canada ed in Europa, ed il mese successivo uscì negli Stati Uniti. Sempre nell’aprile del 2009 Lhasa canta nella title track di Wooden Arms, del cantante canadese Patrick Watson, pubblicato anch’esso nell’aprile 2009.Dopo 21 mesi di battaglia contro un cancro al seno, morì il 1º gennaio 2010 nella sua casa di Montreal, all’età di 37 anni. Giovedì 15 maggio 2014 a Montreal è stato inaugurato un parco a suo nome.”Venne scritte dopo pochi giorni dalla sua scomparsa: “La cantante di origine messicano-statunitense Lhasa de Sela, famosa per un mix di musica etnica, nuove contaminazioni e nomadismo, è  morta all’età  di 37 anni nella sua casa di Montreal, in Canada. L’annuncio della scomparsa, che risale alla notte del 1 gennaio, è  stato dato dal suo manager, David-Etienne Savoie, che, in un comunicato pubblicato a nome della famiglia, ha precisato che la morte è  dovuta a “un cancro al seno che Lhasa ha combattuto con coraggio e determinazione per oltre 21 mesi”. Lhasa de Sela cantava in francese, inglese e spagnolo.
La sua cultura musicale è  stata profondamente influenzata da questo nomadismo, da questa ”frontiera dell’anima”, così da lei stessa definita, dove la canzone-poesia incontra e si fonde sensualmente con le musiche tradizionali. Nelle sue canzoni passano come dei fantasmi le ombre trasfigurate del blues, delle musiche gitane e sudamericane, percorse da vene jazz e arricchite da una voce che colpiva immediatamente: corposa, potente, ma anche morbida, sinuosa.”

Io vado mi piace vederti da lontano e appena credere pensare che anche se ti ho perso e non vedendoti ho ancora inventato l’amore.


Per te, grazie. Gracias
Doriana Goracci


 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

Piazza Scala - dicembre 2014