Piazza Scala

 

Con vero piacere pubblichiamo una lettera aperta che ci è stata inviata dal collega Fernando Mazzotta di Taranto, il quale ci ha segnalato che gradirebbe fosse pubblicata anche sul sito on-line NOICOMIT.
Piazza Scala - 10 marzo 2012

 

Ho lasciato “decantare” per diversi giorni le considerazioni scaturite dopo la lettura del comunicato n. 4 del 1° marzo 2012 attraverso il quale per e-mail mi è stato notificato che è indetta l’Assemblea Straordinaria dei Soci per il prossimo 26 marzo 2012 con un Ordine del Giorno che vede inserito al punto 4. “Votazione”.

Intanto mi domando se i soci ANPECOMIT non collegati a Internet e, quindi, non raggiungibili per e-mail sono stati informati e in che modo.

Nell’attuale momento contingente di tensioni varie tra gruppi di associati e di palesi contestazioni sul recente modus operandi dell’Associazione, la votazione per la rielezione completa di tutti gli Organi Sociali non può essere demandata a un’Assemblea “puramente e semplicemente” anche se previsto dallo Statuto.

Qual è la necessità di abbandonare il sistema tradizionale ultra democratico, universale e garantista del voto per corrispondenza come sinora è stato fatto?

Mi chiedo quale valenza potrà avere una votazione che sicuramente sarà limitata a un numero irrilevante di partecipanti: ergo, se già in occasione delle Assemblee ordinarie tenutesi nelle varie città italiane negli anni precedenti la partecipazione, pur in presenza a corollario di soggiorni culturali e turistici allettanti, è stata via via piuttosto trascurabile , come si può immaginare ora che un socio ANPECOMIT, pur animato da buona volontà, si sobbarchi un viaggio sino a Roma (pensiamo a quant’è lunga l’Italia che va dalla Sicilia, alla Lombardia, al Veneto ecc.) per un incontro di qualche ora per dibattere sui punti 1. 2. e 3. anche se di contenuto assai delicato.

Ma ci si è chiesto quanto possa essere la spesa media pro-capite per partecipare a questa Assemblea per esprimere un voto? Fra viaggio A/R, almeno un pernottamento (o in arrivo o in partenza), una frugale cena o colazione, quanto verrebbe a costare a ciascuno di noi? «Cui prodest?» si chiederà qualcuno: a nessuno oserei dire, in quanto tutto questo ambaradan è frutto di logiche di potere che non mi va di condividere; questa convocazione con votazione finale per la rielezione degli Organi Sociali aiuta solo i fini ultimi e gli interessi che questa decisione nasconde, al di là degli alti ideali che sembra proporsi e garantire.

Per una corretta operazione di trasparenza si dovevano chiamare alle urne tutti i soci attraverso il voto per corrispondenza: non posso accettare che l’elezione degli Organi Direttivi e di Controllo di un’Associazione alla quale ho aderito sin dal primo momento, pur manifestando qualche perplessità (che ahimè! ora trova conferma), resti nelle mani di un piccolo gruppo che si presenterà il 26 marzo p.v. per eleggere i nostri rappresentanti tra una rosa di candidati che non è stata neppure resa nota. Oppure sono i soliti noti?

Cioè, ammesso che mi punga pure vaghezza di partecipare all’Assemblea del 26 marzo, dovrei decidere di affrontare una trasferta sino a Roma sapendo solo se devo o meno votare delle sanzioni contro dei presunti reprobi e non conoscere preventivamente quali sono i candidati in lista per il rinnovo degli Organi Sociali. Ma stiamo scherzando?

Non ci sto! Ho un concetto diverso di democrazia e non saranno certo le conclamate verbalizzazioni notarili o la fonoregistrazione degli interventi che si terranno a farmi cambiare idea.

TUTTI i soci hanno diritto a esprimere il proprio voto e si può farlo solo utilizzando il metodo della consultazione per corrispondenza atteso che non esiste un concentramento maggioritario di soci da far ipotizzare una partecipazione di massa all’Assemblea, ma una platea di associati frazionatamente sparsa su tutto il territorio nazionale. Non è pensabile che 2/3 mila persone prendano armi e bagagli e si trasferiscano in massa per un giorno a Roma! Ma quando mai si è vista una cosa del genere! Allora? Allora ho il fondato sospetto che se elezioni si terranno, visto che (art.18) l’Assemblea sarà valida “qualunque sia il numero dei soci intervenuti”, sarà tutta una farsa e certamente il nuovo Consiglio Direttivo non sarà l’espressione della volontà della maggioranza di tutti i soci, ma solo dello sparuto gruppo di coloro che per “comodità logistica” chiamiamola così si presenteranno in Assemblea. E un’Associazione non può farsi rappresentare sui voti dell’1% sì e no degli aventi diritto al voto.

Invece, la maggioranza dei soci ANPECOMIT anela sicuramente a ottenere un ricambio della governance atteso che quella attuale, alla quale vanno riconosciuti certamente dei meriti, al presente si è arroccata, a mio modesto giudizio, sulla difesa a oltranza di uno striminzito  gruppo di “resistenti” che con pervicacia si ostinano a portare avanti le loro ragioni (????) dinanzi alla Corte di Cassazione lasciando migliaia di pensionati Comit alla mercè di una decisione che non porterà a nulla se non al rinvio alla giustizia ordinaria (calende greche) per ricominciare, se tutto va bene, punto e a capo il discorso riparto plus-valenze Fondo. Quando, invece, un accordo di massima fra ANPEC e UNP esiste già: si tratta solo di muovere i passi “opportuni” per attualizzarlo.

I pensionati Comit non hanno più voglia di ingrassare i portafogli dell’allegro stuolo di avvocati, consulenti, liquidatori e quanti altri coinvolti nel balletto intorno a questa succulenta torta, né tantomeno di essere ostaggio di pochi elementi le cui mire al di là della pretestuosa giusta causa, perdonatemi, non riesco a comprendere.
 

Fernando Mazzotta - Taranto
10 marzo 2012

 

 

 

 

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