Abbiamo ricevuto dal collega Emilio Rosso (Fagagna - Udine) la copia di una lettera all'Intersindacale IntesaSanpaolo che riteniamo opportuno pubblicare per la lucidità dell'esposizione che offre una via d'uscita

all'Intersindacale.
Da parte nostra resta ferma la convinzione che è perfettamente lecito richiedere ai liquidatori di inoltrare al più presto al Presidente del Tribunale un piano di riparto basato anche sull'accordo UNP/ANPECOMIT che, pur non privo di ombre, costituisce a tutt'oggi la miglior base dalla quale dare ai soci quanto è loro dovuto: come già abbiamo detto,  a nostro giudizio vanno evitati insulti, richieste demagogiche e ultimatum o presunti tali.

Quanto Emilio suggerisce sarebbe quindi una via d'uscita rapida ed efficace nel rispetto della par condicio garantita dalla procedura concorsuale.
Si tratta di rimboccarsi le maniche e di uscire dalle esitazioni che non fanno altro che allungare i tempi: a quanto ci risulta, i liquidatori sono decisi ad arrivare ad una soluzione legale, rapida e condivisa e su questo contiamo per chiudere una questione durata anche troppo.

Piazza Scala - 11 marzo 2013

 

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FONDO PENSIONI PER IL PERSONALE DELLA
BANCA COMMERCIALE ITALIANA IN LIQUIDAZIONE
Riparto finale di circa 380 milioni di Euro ai sensi degli artt. 207 e 209 L.F.


Con la presente mi permetto, avendo seguito con attenzione ma anche delusione tutti i passi della imprevedibile e travagliata vicenda della liquidazione del Fondo, di sottoporre alla Vostra cortese attenzione il mio Reclamo al Fondo (6.09.12), l’Esposto (20.11.12) e la successiva comunicazione (28.01.13) alla COVIP, il tutto nell’ambito della procedura deliberata dal citato Organo di Vigilanza.
Consentitemi ora, in questa fase di stallo e da diretto interessato, un breve richiamo alla situazione, peraltro a voi ben nota.
Sono un Pensionato del 1998, che - unitamente a 1374 ex colleghi in quiescenza dall’1.01.98 al 31.12.99 - ha subìto la decurtazione del 25,7% sulla propria pensione, a causa di un disavanzo attuariale nel Bilancio del Fondo. Stessa sorte per i circa 9.000 Attivi sia pure in misura attenuata.
Ma nel dicembre 2004, a fronte del pericolo futuro di insolvenza del Fondo, è stato deciso di liquidare l’Ente e di corrispondere ai Partecipanti un capitale in luogo delle prestazioni previdenziali, mantenendo però per i Pensionati 98/99 e per gli Attivi il “taglio” di cui sopra.
Si è così pervenuti alla cessione del patrimonio immobiliare (13/07/2006) che, sottostimato per anni, ha portato all’emersione di una plusvalenza di 536 milioni di euro, a seguito di un incasso globale di 1.106 milioni contro un valore di bilancio di 571 milioni.
E’ stata questa una grande occasione per gli Amministratori del Fondo, con la rilevante liquidità a disposizione, di riallineare le posizioni dei Pensionati 98/99 e degli Attivi a quella dei Pensionati ante ’98, potendo non solo estinguere il debito previdenziale al 100% per tutti, ma anche di distribuire proporzionalmente il notevole residuo attivo.
Insomma si prospettava una soluzione di reale parità di trattamento tra tutti gli iscritti, con tempi rapidi di attuazione e in un clima di generale serena aspettativa.
Ma, per motivi incomprensibili e soprattutto disattendendo la previsione voluta dalle Fonti Istitutive di cui all’art. 27 del vigente Statuto, il Fondo ha deciso pervicacemente di tenere ferme le differenze prodottesi dall’1.01.1998 ed ha così proceduto all’estinzione del debito previdenziale con un capitale (nel 2006), ad erogare poi un acconto sulla plusvalenza 2006 (nel 2008) e a depositare un Piano di Riparto del residuo attivo (il 24.02.2009), il tutto sempre sulle basi sperequate di cui sopra.
Conseguenza inevitabile è stato l’insorgere di 25 ricorsi per circa 1.250 opponenti, tra Pensionati 98/99 ed ex Iscritti, che si sono protratti sino in Cassazione (sentenze del 17.10.2012), con il risultato finale di:
· conferma della nullità del Piano di Riparto
· “assorbimento” delle domande alla base dei ricorsi
· dichiarazione di non giudicabilità dell’Accordo (concluso il 10.07.2010 tra Pensionati ante 98 e Pensionati 98/99  ex Iscritti) in quanto presentato come ricorso incidentale in sede di Appello.
Quindi, in buona sostanza, operazioni finali di liquidazione da riprendere daccapo, ora però nel rispetto puntuale della procedura concorsuale e della sottintesa par condicio creditorum.
Ecco allora una seconda ed ultima opportunità per gli amministratori/Liquidatori del Fondo, dopo sei anni e mezzo dal realizzo degli immobili e con gli aventi diritto in uno stato di prostrazione e in molti casi anche di bisogno, di ristabilire finalmente la parità di trattamento tra tutti gli Iscritti, prima di procedere alla comunicazione del credito e poi alla formazione dello stato passivo.
A mio modesto avviso, potrebbero rientrare nell’area dei creditori anche gli ex Iscritti, nei limiti di cui al citato Accordo (40 milioni di euro), restando invece sub judice l’imposta di oltre 115 milioni di euro pretesa dall’Agenzia delle Entrate (la causa pende in Cassazione).
L’effetto fondamentale di questa prospettazione sarebbe, per quanto intuibile, quello di azzerare da subito i motivi di opposizione che hanno provocato le cause di cui sopra e quindi quello di una rapida e pacifica chiusura della liquidazione.
Ringrazio in anticipo per l’attenzione che riterrete di riservare alla presente e porgo i miei distinti saluti.

Emilio Rosso, 26 febbraio 2013


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