LA SEGRETA SPERANZA   
 
 

Aveva la segreta speranza di riuscire a far fare lo stesso lavoro in minor tempo e con minor personale. « Sono tutti dei menefreghisti! Bisogna farli filare! » — « Danno molto meno di quello che possono ed alla prima osservazione fanno i lavativi ». — « Non sono organizzati, chiacchierano troppo, sfruttano la Banca! »
Questi pensieri ed altri similari gli ballavano nella mente, nel cuore, nella notte insonne. In parecchi casi non aveva del tutto torto e questo lo spingeva a farne il suo obiettivo principale, una sua personale conquista, una gloria. Si! perchè in fondo a tutti questi pensieri v'era il sogno di un avanzamento, la gloria!!
« Bravo: è così che si fa! Lei passa dalla Filiale di Zeta che è solo di 8a categoria a quella di PiQu, di... beh, facciamo, di 7,5 categoria!! Contento? »
Si, non bisognava illudersi troppo: i primi avanzamenti sarebbero stati modesti ma avrebbero segnato sulle note personali un bel punto a suo favore, una segnalazione di possibilità verso la conquista di un lontano potere, con l'orgoglio di essere additato a vista:
« Ecco, lui si che ci è riuscito!! »
Se quel guerrier io fossi, se il mio sogno si avverasse...
Per evitare che il volgo si insospettisse e non desse immedia-tamente una reazione uguale e contraria secondo la Legge di Archimede, si portò a casa da studiare i riassunti delle ore straordinarie: troppe, troppe, esageratamente troppe, ed in fondo era anche un bene perchè era più facile pelare l'oca senza farla strillare, riducendo progressivamente, eliminando progressivamente, incitando progressivamente.
L'inizio fu incoraggiante: evidentemente il suo predecessore
Capo Contabile non era stato lì a lesinare e gli importava forse soltanto che la Filiale funzionasse bene...
Nel suo studio e nel suo calcolo delle probabilità, osservò che il settore più scoperto era quello delle spedizioni: possibile che per chiudere delle buste ed applicarvi dei francobolli o passare la busta sotto la macchina affrancatrice ci volesse tanta gente e tante ore? Il discorso fu facile: « Ragazzi miei è inutile che mi chiediate di fare ore straordinarie per spedire tremila lire di posta: economia bisogna fare! Tre persone, cinquemila lire di straordinario per tremila di posta: non c'è proporzione. Basta uno svelto: lui ad esempio, gli altri 'vadino' pure a casa!! »
Il commesso dichiarato svelto, sollecitato nel suo amor proprio, si diede da fare sotto l'occhio vigile del Capo ed, anche non ingrassando come è solito fare la vacca sotto l'occhio vigile del padrone, ci si mise veramente d'impegno.
Fosse però la giornata particolarmente onerosa di posta, fosse perchè in effetti ci voleva il tempo che ci voleva, anziché un'ora non ne bastarono due e quando si trattò di portare il tutto all'Ufficio Postale... funzionava solo lo sportello delle raccomandate espresso...
Vi erano, fra l'altro, scartoffie che non potevano attendere, nè la Direzione avrebbe sopportato un appunto dal Centro Contabile o da qualche Consorella o tanto meno dalla Dir. Centrale se certe pratiche non fossero arrivate a tempo debito.
« Fa tutto espresso! ! » ordinò il capo a mezza voce e, fatto il conto, tolse dal conto economico delle piccole spese Lire 11.200 di conguaglio d'affrancature...
Un'altra pecca era il riassunto giornaliero contabile, il grosso foglio che conteneva tutte le operazioni contabili della giornata e che doveva avere in fondo alle due colonne di cifre, una stessa identica cifra.
Capitava molto spesso che, non essendovi in fondo alla colonna la stessa identica cifra, nel grande salone rimasto vuoto rimaneva per parecchio tempo lui, il Capo, e l'impiegato addetto alla caccia del numero mal registrato.

Quando, dopo l'onerosa spunta di prammatica si riusciva a quadrare, fra un sorriso e l'altro di commiserazione, v'era la frase rituale: « Un giorno o l'altro ti farò vedere io come si fa a quadrare presto! » mentre l'occhio correva al grande orologio del salone che, inesorabile, segnava almeno due ore di straordinario per l'impiegato.
Un giorno l'impiegato si ammalò ed allora il Capo, tutti li-cenziati con un largo sorriso, mormorando fiducioso « lasciate fare a me!! » battè quei tasti con insolita alacrità ed allegria...
Il campanile del Duomo battè le dodici (leggasi pure mezzanotte) quando lanciando l'ultimo moccolo la cifra fatale scattò nell'apposito riquadro.
L'indomani la sua assenza era pienamente giustificata... per lui.
Però, non ostante l'evidenza, il tarlo rodeva di dentro. Chi non voleva essere guardato con commiserazione, con sdegno, con sospetto, con odio, non doveva fermarsi oltre le ore di normale lavoro, fosse o non ci fosse lavoro da fare.
Piuttosto l'avrebbe fatto lui!!
E non lo diceva per dire o per ridere.
Passava da un tavolo all'altro del grande salone vuoto, facendo passare scartoffie, mettendo visti, facendo somme, battendo moduli a macchina, borbottando, imprecando, sudando.
L'unica cosa positiva che si evidenziava era che veramente conosceva bene ogni servizio.
Non è che tutto andasse liscio naturalmente, perchè gli svarioni, pur giustificati dalla pressione di quell'extra, aumentavano in percentuale alle pratiche svolte e le lettere di appunti e segnaletiche di correzioni si accavallavano in modo impressionante. D'altra parte però il diagramma delle ore straordinarie scendeva e quel conto non era più un passivo considerevole ai danni della Filiale.
La gente, i colleghi, scuotevano la testa ma egli resisteva tutto superando, tutto sopportando. Non sopportava alcuna piccola interruzione durante il lavoro: te lo trovavi dietro le spalle a sentire le tue cronache quando non ci riusciva ad interpretare l'occhiata che intendeva segnalare il pericolo. Lui diceva « Interessante! » e l'impiegato si chinava sulle carte, rosseggiando in viso, mentre un sorriso di vittoria appariva nei suoi muscoli facciali. Più fortunato era l'ufficio estero che per ragioni di spazio era stato messo dietro le dattilografe. Quando il Capo era in arrivo aumentava il ritmo delle battute, sembrava quasi di udire un contatore Geiger all'avvicinarsi della zona delle radiazioni ed il segnale di pericolo veniva immediatamente captato. Era pertanto il miglior ufficio ed il più serio della Filiale!!
A fine anno giunse anche l'elogio: la segreta speranza era per divenire realtà! !
Era infatti una concisa letterina della Direzione locale che prendeva nota del maggior utile conseguito e del maggior caos in cui navigava la Filiale, indubbiamente segnalato dai soliti informatori, unitamente alla impressione generale di malcontento per il clima schiavistico.
Le parole erano gentili e riguardose, quasi onorevoli e sol-leticavano il suo amor proprio. In fondo però non sapeva se esserne felice o rattristato: erano parole, semplici parole il cui contenuto tangibile non era espresso, considerato, segnalato, fissato.
Nessuno gli contestava l'enorme lavoro compiuto, ma non era stato compreso nella sua grandiosa e geniale linea d'azione, di rendimento, di sfruttamento. « Forse — pensò — la copia della presente sarà stata inviata alla superiore competente autorità... questo è solo un avviso, una segnalazione ».
E poiché l'uomo vive nella speranza, che è la sola molla che lo trascina avanti, anch'egli si trascinò cercando di portare a completamento l'azione iniziata.
Tale fu l'opera e l'impegno che a Gennaio arrivò per il Capo, a completamento, il suo esaurimento con conseguente ricovero.
E tutti, Direttore compreso, respirarono.


 


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Piazza Scala - agosto 2014