I bancari vil razza dannata - ECONOMIA PIANIFICATA
 
 

Quando la Sede è grande, quando il personale è molto, tanto più è vivo e sentito da parte di chi dirige verso chi esegue il vecchio adagio: « Pensa, ladro, che tutti rubano ».
E, forse, molto proporzionato alla sua vera entità, non è del tutto infondato.
Risulta pertanto disdicevole transitare verso l’uscita con pacchetti più o meno vistosi che, anche se innocentissimi, possono attirare l’attenzione, il dubbio, l’ansia di chi, questi complessi, se li vuole far venire.
C’era già un esodo di penne a sfera impressionante, di cancelleria in genere, di tutto quanto cioè poteva servire per i ragazzi che andavano a scuola e che si poteva comodamente occultare in una tasca, in un taschino, in un innocente involtino, lasciando a parte l’altra questione, quella psicologica, per cui è ritenuto migliore per qualità e tipo tutto quello che proviene da altri o che non costa niente.
Babìla (accento sulla ì, come lo pronunciavano tutti in Filiale) detto Occhio d’aquila (sempre accento sulla ì), ne soffriva enormemente.
« Capo — gli disse una sera Giocondo aprendogli sotto gli occhi una cartelletta col bordo plasticato in cui si vedevano raccolti fogli di varie dimensioni — posso far uso di questi fogli invece di buttarli? ».
Babìla guardò sospettoso. Erano circolari scadute, reclames di emissioni obbligazionarie o numismatiche e simili.
« Che se ne fa? »
« Per copie, per minute... sa, i ragazzi consumano sempre tutto... »
« Va bene, va bene » — rispose il Capo a malincuore, per non sembrare ridicolo, ma intimamente soffriva di aver ceduto a quella concessione.
Tutte le sere Giocondo aveva dei fogli da portare a casa. Babìla lo osservava con la coda dell’occhio e con la gran voglia di vederli, ma non sempre aveva il coraggio di intervenire.
Pensò di usare la forma umoristica.
« Ehi, Giocondo, non abbiamo mica qualche biglietto di grosso taglio tra le carte, eh? »
« Prego, dottore, veda lei stesso!! »
E Babìla con gioia mal nascosta poteva far passare quei fogli ad uno ad uno osservandoli attentamente, mentre gli altri indovinavano nella sua ansia e nel suo tremito quella tal certa preoccupazione e sospetto che lo ardeva di dentro.
« Ehi, Giocondo! Non porterai fuori d’Ufficio delle circolari private dell’istituto per venderle alla concorrenza, eh? »
« Prego, dottore, veda lei stesso! »
E Babìla scartabellava invano quei fogli mentre, alla cerimonia, ogni volta aumentava il numero degli spettatori che lo ossequiavano di risolini incoraggianti.
Tutti avevano la vaga sensazione o che Giocondo portasse via davvero qualche cosa, o che lo facesse apposta per prendere in giro il sospettoso Babìla, ma era tanto tranquillo in quel suo gioco che lasciava perplessi.
Infine Amedeo lo prese in disparte un giorno, privatamente, e con voce distesa e pacata ma leggermente imperativa gli suggerì: « Non pensi che sia ora di smetterla di prendere in giro Babìla? In fondo è Capufficio e potrebbe anche crearti delle noie ».
« Ma io non lo prendo in giro... eppoi ho quasi terminato...».
« Terminato cosa?... Non mi dirai che tutte quelle carte ti servono davvero! »
« Ti dirò: sto ordinando la mia collezione di stampe ed incisioni piccole e mi servono almeno una cinquantina di cartellette plasticate... ».



 

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Piazza Scala - ottobre 2012