I bancari vil razza dannata - L'ASSEGNO
 
 

È una delle più potenti armi della Banca, uno dei mezzi di propaganda più efficaci, uno dei modi di pagamento più facile, alla mano, veloce. È vero anche che ogni comodità costa: costa il blocchetto, il portablocchetto, la registrazione di ogni operazione.
Costa anche una certa dose di salute di ogni cassiere, perchè ogni cassiere è costretto a vederne di tutti i tipi e varietà ed a rodersi di dentro per tutto quello che non può dire o far osservare allo sportello, alla spettabile clientela. In sè l’assegno, documento probante, dovrebbe essere completato in ogni sua parte dall’emit-tente: luogo di pagamento, data, importo in cifre, importo in lettere, beneficiario, firma di traenza. Troppe cose!! Quando arriva allo sportello ne manca sempre qualcuna ed il cassiere ‘avrebbe’ la disposizione di non toccare assolutamente l’assegno.
« Favorisce completarlo con piazza e data, per favore? » — e con un bel sorriso il cassiere porge al cliente assegno e penna. « Non faccia storie, se no cambio banca!! » (detto in dialetto e con voce un po’ sostenuta).
Allora arriva di corsa il funzionario di sala che fa segno al cassiere di introitarlo e, dicendo una battutina di spirito, scarabocchia un visto sull’assegno e sulla distinta di presentazione che finiscono, naturalmente ancora da regolarizzare, nel cassetto di cassa.
Quando poi capitò che l’assegno, su cui il cassiere aveva segnato la piazza di presentazione, Vitucchio, non fu come si dice ‘onorato’ e l'Ufficiale Giudiziario ne elevò relativo protesto, il cliente accusò il cassiere di abuso, falso in atto pubblico o simili, perchè l’assegno era stato emesso a Petecchio e non a Vitucchio e perciò anziché otto, poteva avere quindici giorni di tempo per ‘coprirlo’ prima di essere protestato.
Ed il cassiere ebbe guai.
In un mondo moderno in cui è obbligatoria la terza media e tutti dovrebbero avere una maggiore capacità d’intendere, sembra che in tutto ci sia un miglioramento meno che nelle persone. Un cassiere letterato definì la clientela (una certa clientela) a cui con infinita pazienza chiedeva la regolarizzazione degli assegni, una bestia agnostica, parola difficile di cui il vocabolario dà questa spiegazione: che non si cura di sapere o di intendere qualcosa.
Fatto sta che questo benedetto pezzo di carta, che dovrebbe corrispondere ad un deposito relativo, talvolta viene presentato proprio da quel cliente che, stranamente dimentico di quello che non ha, vorrebbe che subito gli fosse pagato. Il che spesso non accade anche se il cliente viene di persona.
Allora occorre fargli intendere che l’assegno non gli viene pagato cercando però di evitare esplosioni o reazioni. Occorre in certo senso creare l’impressione o far intendere ai presenti che l’errore è della Banca, occorre cioè usare molto tatto, il che, di solito, significa la parte non detta di quel che si pensa.
Di solito chi fa lo spaccone in Banca è uno squattrinato, chi cede il posto è perchè non vuol far vedere quanto versa, ma l’assegno, quel benedetto assegno che porta 150.000 in cifre e 115.000 in lettere... beh, lasciamo che sia la Direzione a decidere...
Infatti ci vogliono, talvolta, capolavori di diplomazia per pagare la cifra minore, come vuole la legge, evitando di respingerlo al cliente, fargli intendere che forse gli erano dovute solo 115.000... il che magari era vero ma il cliente stentava a capire ed a capacitarsi di incassare di meno... e tutto questo doveva essere fatto coi bei modi... dal cassiere, dopo che il Funzionario era arrivato dal di dietro e gli aveva detto: « Veda lei... », squagliandosela al più presto prima che il cassiere avesse modo di riaversi o di comprendere di che cosa si trattasse. È questo che fa rabbia: vedere che chi deve prendere una decisione, assumere una certa decisa posizione per la difesa del giusto è il primo a ritirarsi per salvare la faccia; per poter dire « Ah, non sono stato io... ».
Lasciato alla mercè, il cassiere, come estrema difesa talvolta giungeva ad un compromesso, cioè ad un accordo mediante il quale cassiere e cliente ottenevano quello che nessuno dei due desiderava. Vale a dire che in pratica l’assegno veniva ritirato «per l’incasso » e cioè il cliente avrebbe ricevuto i soldi solo quando la Banca trassata avesse dato conferma del pagamento all’importo dovuto.
Non sempre, anzi di rado, capitava che il cliente accettasse
il compromesso ed allora, suo malgrado, il Funzionario doveva intervenire di persona. Alzava gli occhi imploranti aiuto al cassiere ed a sua volta cercava di convincere il cliente a non incassare, menava il can per l’aia con tutta l’astuzia possibile per riuscire a dir di no senza dirlo.
Ci fu una volta un cliente che lasciò dire al Funzionario tutto quello che voleva come se l’avesse convinto poi guardandolo fisso in viso aveva piegato l’assegno e se l’era rimesso nel portacarte sorridendogli con compassione. « Ho capito — gli disse — ma permetta che le dica che mi è piaciuto il suo modo franco con cui ha evitato di prendere una decisione... ».
Per il cassiere tale scoperta del cliente fu un piccolo godimento in questa valle di lacrime ed il vedere come la verità venisse a galla limpida e serena una conferma dell’esistenza della giustizia divina. Tutti la vedessero alla luce di un sole che stava anche sopra delle nubi e della nebbia esterna, ma che in quel momento brillava vividamente allo sportello di cassa numero sei.

 

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Il concetto bancario dell’economia è che essa deve essere fatta... a qualsiasi costo.



 

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Piazza Scala - ottobre 2012