Il
primo mese nessuno si accorse di lui. Silenzioso, osservava
il ritmo del lavoro, del pubblico, dei dipendenti, da un
angolo del salone, senza commenti, senza interferenze,
mentre ciascuno guardava di sottecchi e si sforzava di
apparire indaffarato, anche se non ce n’era il bisogno, di
sembrarlo, perchè di lavoro, a Dio piacendo, non
scarseggiava mai.
Poi invitò i funzionari nel suo ufficio, e, ad uno ad uno
davan conto delle categorie loro assegnate con dati sulla
ampiezza del lavoro, sulla consistenza dei rapporti, sulla
entità, possibilità e pericoli attinenti a certa clientela.
Le sue richieste erano poche ma tremendamente realistiche,
il suo richiamo al grado vario di responsabilità, diretto e
preciso.
Da questo e dalle sue poche parole capirono che era uno
sicuro di sè, forse prudente, forse in fase di
documentazione prima di passare all’azione.
Era vero: voleva conoscere gli uomini e toglierli
dall’anonimato di un incarico. Dopo i Funzionari chiamò il
Capo Contabile, poi i Capi Ufficio, poi i Vice, poi gli
impiegati, i commessi, l’uomo di fatica, in ordine
gerarchico, in ordine d’anzianità e d’età. Da tutti si fece
dire qualcosa, a tutti chiese qualcosa. Alla fine ebbe un
quadro veritiero della ‘sua’ Filiale col giudizio che il
popolo dava dei suoi capi e con quello che i capi davano a
quelli del popolo, per quel poco che poteva la loro
conoscenza.
Caso strano, nutriva una certa comprensione e quasi una
forma d’affetto per tutti.
Alla riunione dei Funzionari aveva esternato il suo
pro-gramma: rendere il personale se non contento almeno
attivo sul lavoro, conquistare il pubblico con la serietà e
la celerità, risparmiare su tutto ov’era possibile senza
incidere o mortificare, e fece loro il quadro esatto
politico ed amministrativo della Filiale, il punto di
partenza, i lasciti dell'ancien regime, ed additò le mete.
Poi li mandò come pecore in mezzo ai lupi ma che non
tornassero senz’aver concluso qualche contrattino...
Ma la cosa che scioccò il popolo fu che capovolse i valori
di giudizio: la segreteria della Filiale perdette
gradatamente i suoi componenti e vi salirono i capi uffici
dei vari servizi. Vi fu, come potrebbe definire Mao, un gran
balzo in avanti. Questi Capi Ufficio, non più molto giovani
ma testimoni di serietà e competenza, fatta un po’ di
pratica nella burocrazia e nella meccanica degli studi e
degli accordati bancari, trattavano con una clientela che
almeno in parte già conoscevano e che li aiutavano con
cogni-zione di causa a trovarne altra.
D’altra parte quegli impiegati che da lustri erano i secondi
d’ufficio per la sola ragione che dovevano attendere la
morte o il pensionamento del capo per prenderne il posto,
anche se materialmente ne facevano spesso il lavoro, si
trovarono ad avere un incarico responsabile ed un aumento di
paga, nel quale travasarono il loro cuore per dare una
impronta nuova, personale, più giovane, al servizio che ora
avevano in pugno. Per la stessa ragione anche il capo
cassiere fu tolto e la perdita della indennità di rischio
gli fu compensata dopo un anno dalla nomina a funzionario.
In fondo era la persona che, psicologicamente preparata,
poteva dare il più realistico giudizio sulla clientela che
gli passava ogni giorno sott'occhio.
I giovani compresero che non sarebbero divenuti fossili, ma
il tempo e la capacità avrebbe avuto l’adeguata ricompensa.
Non amava l’ipocrisia, il servilismo, il rufianesimo. A
Natale l’arrivista, con gli auguri, gli mandò una penna
d’oro: il Direttore rispose ringraziando e ricambiando
l’omaggio con la... stessa penna d’oro.
Così pure andava e veniva senza chiedere, senza pretendere
che lo si andasse a salutate andando e tornando dalle ferie,
tutto tempo sprecato, e poi che ciascuno si sentisse libero
come veramente lo doveva essere e non vincolato da formalità
settecentesche pesanti e non sentite, da tradizioni che non
avevano ragione d’essere.
Amava le colazioni comunitarie purché non si eccedesse, ed
un certo stile nel vestire e nel portamento, segno di
esteriore correttezza e di intima dirittura.
Apprezzava le arti e gli artisti: musicisti, poeti,
scrittori, pittori, attori, da tutti amava sentire come
praticavano l’arte, l’esito di una gara, d’un concorso,
d’una mostra.
Egli pensava che un artista in genere, ha una maggiore
sensi-bilità d’animo e quindi maggiore capacità di
intuizione che non uno che si perdeva nella massa senza
cercare di uscirne per proprie capacità.
Apprezzava lo sport come l’arte, ma non in se stesso come
sporadica manifestazione di prestanza fisica, ma come
contributo alla realizzazione personale di una ‘mens sana in
corpore sano’, cioè se condotta presso una società sportiva
sia specializzata che generica, purché metodica e continua.
Praticamente suggerì a tutti di avere un interesse anche
fuori del lavoro per non diventarne schiavi e vedere che le
ore della vita fossero il più possibile serene in mezzo alle
inevitabili grane che il lavoro stesso comportava. Del pari
era tiranno con gli scansafatiche e con gli egoisti: costoro
se vollero far carriera dovettero chiedere un trasferimento.
Detestava lo spreco di moduli, di carta, di cancelleria, di
tempo straordinario: ognuno doveva essere in grado di
aiutare l’altro e dimostrò loro dopo un anno, con cifre alla
mano, che con la buona volontà e l’interessamento di tutti,
la Filiale aveva guadagnato in risparmio una cifra tale per
cui gli era stato facile ottenere dalla Direzione Centrale
un premio straordinario per tutto il personale.
Il tempo con lui passò tremendamente presto.
I 60 anni giunsero inaspettati per tutti e ci si cominciò a
render conto della perdita cui si andava incontro.
Alla bicchierata ufficiale di saluto il regalo che il
personale offrì fu spettacolare e mai nella storia bancaria
fu offerto con tanta spontaneità. Uno per tutti parlò a
cuore aperto alzando il bicchiere: « Le dirò Direttore —
terminò così il suo dire — quello che i milanesi dissero
alla morte del Duca Francesco Sforza: non abbiamo perduto un
Principe, abbiamo perduto un padre!! »
Leggendo comunque queste righe, non pensi il lettore che
l’articolo indeterminato del titolo esprimi la normalità dei
casi. No, esso più che un articolo è una precisa
indicazione: « un » Direttore! !
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Nel fare un pagamento ad un cliente abituale che esigeva
sempre molte spezzature, il cassiere si accorse di avergli
dato mille lire in più quando quello era già uscito dalla
Banca. L’indomani il cliente tornò ed il cassiere si
aspettava che quello gli restituisse le mille lire. Il
cliente invece chiese lo scambio di un biglietto da 100.000
in tagli misti ed il cassiere pensò di trattenersi le mille
lire che gli erano dovute.
Il cliente, ricontando i soldi gli fece notare che mancavano
mille lire.
« Ieri le ho dato mille lire in più ma lei non ha
reclamato!! » esclamò il cassiere. Il cliente rimase un po’
a pensarci poi rispose: « Un errore una volta si può
perdonare, ma due di seguito mi sembrano un po’ troppo!! »
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