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L’evasione fiscale cioè l’occultamento
consapevole con mezzi fraudolenti o la mancata dichiarazione totale o
parziale dell’imponibile assume in Italia dimensioni particolarmente ampie
se ci si confronta con gli altri Paesi dell’Unione europea. Se poi, ci si
interroga sull’identità di chi evade, la risposta ricade su tutti coloro che
non hanno un sostituto d’imposta. Da più parti si sostiene che gli evasori
si annidino fra i lavoratori autonomi, mentre il fenomeno non interesserebbe
lavoratori dipendenti e pensionati poiché assoggettati all’obbligo della
trattenuta effettuata dal proprio sostituto d’imposta. A questa
visione, spesso definita semplicistica, si è obiettato che con le pratiche
del lavoro nero e degli affitti non dichiarati al Fisco, anche i lavoratori
dipendenti e pensionati sono responsabili di una quota non trascurabile di
evasione fiscale. E che dire poi della sempre più frequente istigazione ad
evadere, espressa attraverso la seguente sollecitazione: “Se vuole la
fattura il prezzo va pagato per intero, senza possiamo venirvi incontro con
uno sconto!” E’ evidente che il semplice contribuente quando deve pagare
l’Iva se può la evita, sapendo già a priori che non la può “scaricare” dalla
dichiarazione dei redditi. Un comportamento scorretto che alimenta sempre di
più il diffusissimo fenomeno dell’infedeltà tributaria.
Ma, conti alla mano, quanto dichiarano gli italiani? Dalle dichiarazioni del
2006 delle persone fisiche con
partita Iva, diffuse dal Dipartimento delle Finanze e dell’Economia, emerge
che i liberi professionisti sono meno pagati rispetto ai dipendenti. Se gli
autonomi dichiarano all’erario in media 36.400 euro, all’interno delle
categorie ci sono però evidenti differenze. I titolari di bar dichiarano in
media un reddito di 6.400 euro l’anno, i meccanici arrivano a 4.600 euro,
gli agricoltori 8.500 euro e il commercio al dettaglio, in cui rientra un
nutrito gruppo di categorie, che va dagli alimentari ai fruttivendoli, dai
panettieri alle pasticcerie, arriva a 6.700 euro l’anno. Salgono, di poco, i
redditi nel settore delle assicurazioni che arrivano a 12.500 euro. A
superare la soglia delle cinque cifre sono solo coloro che rientrano nella
categoria della sanità di cui fanno parte i laboratori di analisi cliniche e
gli studi medici. Questi dati confermano che il numero dei contribuenti che
si sottrae in tutto o in parte ai propri doveri fiscali è molto elevato. È
evidente, infatti, che non è credibile che tre italiani su dieci dichiarino
meno di 1.000 euro al mese di reddito, né tanto meno che circa settantamila
contribuenti guadagnino più di 200.000 euro l’anno. Insomma, gli italiani
oltre ad essere un popolo di santi, di poeti e di navigatori sembra che
siano anche un popolo di evasori! Ed allora che fare? Le uniche misure
efficaci per combattere l’infedeltà tributaria, come da più parti
considerate, sono quelle volte a garantire norme che non si prestino ad
ambiguità e che non siano palesemente ingiuste o sperequate, supportate da
un’Amministrazione finanziaria tempestiva ed efficace nei controlli al fine
di prevenire e reprimere gli eventuali illeciti. Una situazione che non può
essere gestita con piccoli accorgimenti e aggiustamenti, ma che invece
richiede una energica e vigorosa lotta contro il sempre più diffuso fenomeno
dell’evasione fiscale.
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Fonte: il Quotidiano – Domenica 10 luglio 2011
Consulenza Fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore Commercialista.