ancora il collega "Francesco Saverio Indelicato (FSI)"   

 

Ricorderete che il collega "Francesco Saverio Indelicato (FSI)" ci aveva segnalato di aver inoltrato alle OO.SS. una serie di perchè (che per comodità del lettore riepiloghiamo qui in basso): soltanto una "fonte istitutiva" ha avuto il coraggio di rispondergli, adducendo tuttavia motivazioni facilmente smontate da un altro collega che si sta occupando a fondo della duplice questione "esodati" e "personale in quiescenza" (in particolare il vergognoso trattamento riservato alle vedove).

Ecco quanto "Francesco" ci ha segnalato:

 

Ho ricevuto a partire da martedì 25 scorso una serie di email di identico contenuto inviate da molti esodati: ritengo quindi opportuno rispondervi collettivamente.
Mi scuso per il ritardo: questo Gruppo ci impone quotidianamente emergenze da affrontare, più nel mio ruolo di resp. sindacale XXXX che in quello di consigliere uscente del FSI.
Ormai mi resta solo la domenica per rispondere alle email non di servizio.
In merito alla candidatura di esodati, vi posso rassicurare: tra i candidati delle Organizzazioni Sindacali ci sono sia esodati che pensionati.
Ciò premesso il compito che svolgiamo con impegno e dedizione è da sempre volto ad evitare guerre tra dipendenti e pensionati, tra giovani e vecchi, tra cassieri e dipendenti dei servizi centrali, tra ex un'azienda o l'altra, ecc. ecc.
In questi anni abbiamo dovuto agire per tutelare gli esodati colpiti dall'allungamento dell'età pensionabile della riforma Fornero ottenendo dall'azienda l'allungamento degli anni di erogazione dell'assegno di sostegno anche oltre i 5 anni e ottenendo dal governo la salvaguardia che consentirà, seppur dopo un penoso ritardo, il pagamento del buco rimasto tra fine esodo e inizio pensione. E questa doverosa e giusta tutela ha inevitabilmente inciso sugli spazi negoziali degli attivi che hanno dovuto ricorrere a giornate di solidarietà e accettare una lunga stagione di moderazione salariale.
Sono felicemente sposato con una collega in esodo dal 1/7/2009 che sta "godendo" del periodo di quarantena senza esodo, né pensione dal 1/1/2014 ed ho nipoti ventenni "fortunati perché lavorano" che per raggiungere i 1.000 euro al mese devono ricorrere agli straordinari.
Quando nelle assemblee sciorino i dati sulla disoccupazione e sulla iniquità della distribuzione del reddito non penso alle statistiche, ma alla mia famiglia.
Ciò premesso:
1) il FSI è una forma di assistenza mutualistica tra sani e malati che deve garantire l'equilibrio di bilancio nel tempo. Per questo i contributi versati da azienda e da iscritto devono rispondere a una logica di equità: è questa la ragione per cui i lavoratori a part time pagano una contribuzione calcolata sulla retribuzione piena, così come sono pieni i massimali per i rimborsi. Per gli esodi allungati l'azienda ha accettato di versare fino a 2/3 anni di assegno in più per la Fornero, ma ha legato l'erogazione al FSI all'erogazione dell'assegno: per l'anno solare non coperto abbiamo ritenuto più opportuno mantenere l'iscrizione alla gestione attivi (che ha prestazioni migliori) con il versamento dei 950 euro anziché iscrivere alla gestione pensionati con la contribuzione al 3%, ma con prestazioni inferiori.
2) Per sostenere la gestione pensionati, che ovviamente ha attese di prestazioni più elevate abbiamo con decorrenza 1/1/2014 aumentato del 50% il contributo di solidarietà degli attivi passando dal 4 al 6%. Non è carità pelosa perché il contributo viene versato indipendentemente dall'andamento della gestione pensionati. Il suo valore non è marginale perché per ogni pensionato ci sono 3,5 attivi e quindi il contributo procapite per il pensionato rappresenta circa il 20% della contribuzione complessiva. Gli interventi su contribuzioni e franchigie è stato necessario per garantire l'equilibrio finanziario della gestione pensionati.
3) sul coniuge superstite si applica la stessa logica del part time (vedi sopra)
4) non possiamo girare ogni anno l'avanzo calante degli attivi: significherebbe avere la certezza che gli attuali attivi non avranno più prestazioni quando saranno pensionati
5) il bilancio è pubblico e consultabile: quando un pensionato si dimette dal FSI non ha più diritto a prestazioni, né alla restituzione dei contributi versati negli anni precedenti. I fondi restano nella gestione pensionati a disposizione degli iscritti e dei loro familiari.

 

Come prima cosa la vorremmo ringraziare per l’attenzione prestataci e per la risposta fornitaci (al momento unica nel vasto panorama delle sigle sindacali con le quali abbiamo avviato il dialogo). Il ringraziamento aumenta anche in funzione del lavoro domenicale al quale l’abbiamo, nostro malgrado, costretta.
Detto questo entriamo in argomento:
Non ci convince per nulla il ragionamento sottostante al fatto che s’impone a un esodato “allungato” e privo di reddito (come sua moglie, tanto per capirci) di scucire 957 euro (quelli che la banca non vuole più sborsare) per poter continuare ad usufruire dei servizi del FS: gli Accordi sindacali per gli esodi e la lettera individuale dell’Azienda prevedeva in riferimento alle Casse aziendali sanitarie, “il mantenimento dell’ iscrizione alle stesse condizioni di contribuzione in essere per il personale in servizio fino alla fine del mese precedente a quello di decorrenza della percezione della pensione A.G.O.”. La Banca ha risposto più volte alle eccezioni contestatele sostenendo sostanzialmente che la sopravvenuta contrattazione collettiva avrebbe modificato i precedenti accordi sindacali. Dimenticando però che l’ esodo dei lavoratori è stato volontario ed è stato regolato da precise pattuizioni individuali: la Banca non poteva più modificarle né potevano farlo i sindacati senza uno specifico mandato. Il comportamento in questione è dunque stato , a nostro modo di vedere, arbitrario ed illegittimo.
Dissentiamo totalmente dall’equiparazione del coniuge superstite al dipendente part-time: per quest’ultimo si tratta di una libera scelta, mentre la vedovanza non è certo tale ed oltre al lutto, alla pensione di reversibilità falcidiata, aumentare significativamente il costo per rimanere nel FSI non ci pare per nulla coerente con i fini solidaristici del fondo. Considerato il numero non elevato dei casi la nuova normativa introdotta è semplicemente odiosa.
“I fondi restano nella gestione pensionati a disposizione degli iscritti e dei loro familiari.” È una sua affermazione che ci permettiamo di definire quantomeno carente per difetto di un ulteriore chiarimento: dalla documentazione del FSI risulterebbe che ogni anno viene disposto il trasferimento di una quota del patrimonio della sezione iscritti in servizio a quello iscritti in quiescenza in proporzione al numero di quanti tra i nuovi pensionati rinnovano l’adesione al FSI. La quota relativa ai tanti che non rinnovano l’adesione rimane acquisita al patrimonio della gestione iscritti in servizio. Lo riteniamo un punto che meriterebbe un doveroso chiarimento e un’opportuna verifica, considerato che sono moltissimi i nuovi pensionati monoreddito che provvedono alla disdetta (peraltro auspicata dallo stesso FSI che nella documentazione necessaria per passare alla gestione quiescenti si permette anche lo sberleffo di inviare il modulo per la cancellazione). Sarebbe un po’ come se un cliente della banca mi chiedesse le condizioni applicate e io, nella risposta, allegassi il modulo di chiusura del conto corrente! E’ dalle piccole cose che si vedono le grandi e questa è innominabile.
Ci conforta il fatto che tra le candidature delle Organizzazioni Sindacali ci sarebbero sia esodati che pensionati: speriamo si pongano rispetto a questi problemi con un atteggiamento quantomeno più aperto al confronto con i diretti interessati rispetto a quanto accaduto finora.
La salutiamo cordialmente e, ringraziandola per l’attenzione, speriamo in un atteggiamento del sindacato aziendale tutto che vorrà in futuro considerare i pensionati come iscritti che meritano pari dignità con gli altri, in funzione degli anni di lavoro prestati, dei cospicui contributi versati al FSI nei decenni di attività e che adesso si vedono trattati come dei “cani in chiesa”.
 

 

 

Gli appassionati di football ricorderanno la litania di “?porquè?”che si poneva Jose Mourinho, ai tempi di quando era allenatore del Real Madrid.
Ebbene vogliamo parafrasarlo e ci poniamo anche noi delle domande, ci chiediamo dei “perché”.
1) Perché a un esodato che si vede allungare i tempi di raggiungimento della pensione con la creazione di un vuoto reddituale a seguito di cambiamenti di normativa di cui è vittima (in soldoni non percepisce né l’assegno del fondo di solidarietà né la pensione per svariati mesi, fino a superare l’anno) il Fondo Sanitario Integrativo Intesa Sanpaolo (in seguito FSI) allorquando viene scavallato l’anno solare gli chiede di sborsare di tasca sua i 950 euro che la banca non ci mette più, pena la cancellazione dal Fondo? Ma la banca non si era impegnata ad accompagnare gli esodati fino alla pensione?
2) Perché l’incipit del FSI nel suo web site dice “Il Fondo Sanitario, privo di fini di lucro, nell'ambito dei valori mutualistici e di solidarietà sociale, ha scopo esclusivamente assistenziale ed è preposto ad erogare agli iscritti ed ai rispettivi familiari beneficiari prestazioni integrative e sostitutive di quelle fornite dal Servizio Sanitario Nazionale anche in caso di perdita dell'autosufficienza, con rimborsi operati in via diretta, ovvero, in tutto od in parte, per il tramite di polizze di assistenza sanitaria, di cui risulti o si renda contraente” e poi i pensionati, oltre a vedersi triplicato il costo della loro adesione al fondo, dal 1 gennaio di quest’anno si sono visti appesantire i costi dei familiari a carico (0,25% ex 0,10% con un max di 0,75% ex 0,30%), aumentare le franchigie, peggiorare le prestazioni e salutare definitivamente la quota differita di rimborso?
3) Perché un coniuge superstite, per rimanere nel FSI, deve pagare la sua contribuzione non sulla falcidiata pensione di reversibilità, ma sulla pensione che il defunto percepiva in vita?
4) Perché l’obolo che ogni anno viene stanziato dalla gestione attivi a quella dei quiescenti che, udite udite è in passivo, cosa assolutamente tipica in una gestione improntata “a valori mutualistici e di solidarietà sociale” assomiglia sempre più ad una carità pelosa, quasi ad uno sgravio di coscienza nei confronti di iscritti che da attivi per decenni hanno versato i contributi al FSI usufruendone poco per evidenti ragioni anagrafiche? Perché questa somma è pur sempre modestissima se rapportata al surplus che il FSI registra ogni anno nella gestione attivi?
5) Perché non sappiamo che fine fanno i fondi stanziati dal fondo per i pensionati che, in seguito, si cancellano? Dove vengono allocati? Magari a rimpolpare la gestione attivi?

Concludendo: come mai tutte le sigle sindacali che siedono nel CdA del FSI e, soprattutto nelle fonti istitutive che dettano norme e condizioni ci stanno assordando con il loro silenzio e, in alcuni conclamabili casi, si limitano a ripetere pedissequamente le tesi della banca?
I pensionati sono iscritti di Serie B? O forse devono iniziare a ponderare le motivazioni che li spingono a versare la loro quota mensile ad una sigla che nulla fa per loro?

Se ci fosse sfuggito qualcosa, se invece i sindacati si fossero mossi con acribia e coraggio a contrastare le tesi datoriali, saremmo ben lieti di conoscere le iniziative intraprese in questo delicato comparto che, vogliamo ricordarlo, riguarda persone in età avanzata e nel segmento delicato e sensibile della loro tutela della salute.

Francesco Saverio Indelicato (FSI)

 

 

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - aprile 2014