Un articolo di Massimo Messa comparso sul notiziario Comit 1982 e presente sul sito del collega

 

Massimo Messa
Scrittore e Fotografo (n. a Milano nel 1946).
Ha collaborato:
· per un ventennio alla rivista bimestrale della Banca Commerciale Italiana sulla quale ha scritto circa cinquanta articoli d'arte, storia, scienze e attualità, fornendo sempre, oltre al testo, anche ampi corredi di diapositive realizzate “sul campo”;
· nel 2004/2005, presso il Touring Club Italiano, in qualità di “socio-fotografo”, alla costituzione dell’Archivio Fotografico della rivista Qui Touring;
· a tutt’oggi con vari Istituti e Club di Milano e provincia per la realizzazione di serate di proiezione di slides inerenti a viaggi in Italia e all’estero.
Sito web: http://www.massimomessaphotogallery.it

 


Vita segreta (ma non tanto) del grillo campestre
La vita di un Insetto si rivela inaspettatamente complessa a varia all'occhio di chi amando la natura,
anche nelle sue espressioni minori, voglia seguirla In tutte le sue manifestazioni.



Qualche tempo fa, quando cominciai a coltivare la passione per gli insetti allevando a scopo di studio alcune coppie di grilli, pensai che sarebbe stato interessante parlarne sul Notiziario. Rischiavo, è vero, di essere poi additato come «quello dei grilli», soprannome che non mi sarebbe garbato troppo, ma il piacere di raccontare ciò che ho appreso dalle mie esperienze ha fatto passare in secondo piano il timore di qualche risolino non proprio amichevole.
Qualcuno potrebbe chiedersi: «Perché proprio il grillo campestre?». Perché fra le tante specie di insetti è quella che più si presta allo studio da parte di chi, come me, è un neofita in materia e non dispone di adeguati strumenti di osservazione.
Il maschio con II suo canto si tradisce, e così è molto facile individuarne la tana, infilarvi una pagliuzza e. agitandola, costringerlo ad uscire per catturarlo. In questo modo riuscii a ottenerne, poco più di un anno fa, in numero sufficiente allo studio: tre maschi e tre femmine. E si era a maggio.
Li chiusi In una vaschetta di plastica trasparente, sul cui fondo avevo raccolto uno strato abbastanza spesso di terra, e da quel giorno iniziai ad osservarne il comportamento. traendone conclusioni che potevo confrontare con un testo di entomologia che mi ero procurato. Ma molti dei particolari più interessanti e anche curiosi del loro comportamento ho potuto scoprirli per osservazione diretta.
Il mio libro diceva: ordine degli «Ortotteri», famiglia dei «Grillidi», lunghezza corporea da 20 a 26 mm. Diceva anche che i grilli posseggono organi uditivi: I musicisti devono purè avere orecchie se devono ascoltare i suoni che producono! Era vero: Infatti avevo già notato due fessure, i loro timpani, dove non avrei mai immaginato, sotto il « ginocchio » di ognuna delle due zampe anteriori! Tutte le specie di insetti silenziose, invece, sono prive dell'organo dell' udito.
Intanto avevo potuto constatare che nella vaschetta I grilli si erano adattati assai bene perché non davano segno di voler fuggire, anzi avevano già cominciato a costruire ciascuno la propria galleria scavando nella terra (che avevo provveduto ad indurire con una abbondante innaffiatura prima di collocarceli. proprio per facilitare la costruzione delle tane). Ed era passata soltanto una notte.
In quella successiva il canto dei miei grilli si era fatto così assordante che cominciai a temere desse fastidio ai vicini, dato che avevo collocato la vaschetta sul terrazzo.
Per il grillo II canto non ò solo segno di benessere, ò anche un mezzo di attrazione che il maschio usa per corteggiare e avvicinare le femmine, mute, e anche per rivaleggiare con gli altri maschi.
Il mio libro diceva che I grilli sono particolarmente sensibili alla temperatura ambientale durante il canto, per cui, a mano a mano che quella aumenta, accelerano II trillo. Per alcuni grilli del Nordamerica ciò avviene con tale precisione che è possibile calcolare con esattezza la temperatura In gradi Fahrenheit contando il numero dei trilli durante 15 secondi e aggiungendo il numero fisso 39. Viceversa moltiplicando la temperatura per 4 e sottraendo 160 è possibile prevedere il numero dei trilli al minuto con cui I grilli moduleranno il loro canto In un determinato ambiente.
Notai che diversi tipi di suoni venivano, emessi nelle diverse fasi dell’accoppiamento. Ci sono infatti canti di approccio, richiami di accoppiamento vero e proprio e gridi indicanti rivaliti.
Quando II maschio incontrava la femmina, dava subito inizio ad un suono dolce di corteggiamento, alzando le ali al di sopra del dorso con un'inclinazione di 45* circa, e ne sfregava insieme le basi energicamente. Il canto si faceva poi sempre più rapido, come se il maschio fosse preso da un'emozione sempre maggiore. Così aveva inizio l'accoppiamento. Il maschio distendeva l'addome tremando leggermente. senza mai emettere di cantare, ma era la femmina ad avvicinarsi e a montare su di lui. Lui, sempre distendendo l'addome, smetteva di cantare ed appoggiava la sua parte posteriore sulla coda della partner (questa è una spada detta «ovodeposltore» che la femmina infila nel terreno a un centimetro circa di profondità proprio nel momento in cui semina le uova) e ve la lasciava fino a trasmetterlo una pallina gialla: il seme avvolto in un involucro protettivo.
La femmina allora si allontanava dimenticandosi completamente del maschio; sulla coda però conservava ancora incollato il seme del compagno. Si piegava su se stessa distendendo il dorso sul terreno e. non senza sforzi, riusciva ad inghiottire la pallina. Soltanto allora II coito era terminato. Poco tempo dopo già infilava la sua spada In più punti del terreno. Era venuto II momento di deporre le uova. Durante la fase della deposizione, che durava quasi mezz' ora, essa non poteva accettare la vicinanza del maschio che, anzi, allontanava rabbiosamente digrignando le mandibole, minacciose di terribili morsi.
Smuovendo il terriccio potei constatare che dopo ogni accoppiamento venivano deposte decine di uova di forma cilindrica, simili alle capsule farmacologiche oggi largamente diffuse in sostituzione della tradizionale pasticca, ma assai più piccole. Potei constatare, con sorpresa, che dopo i primi rapporti le femmine a poco a poco abbandonavano le proprie dimore. lasciandole cadere in disfacimento, per trasferirsi nella tana del compagno che aiutavano a tener pulita, espellendone I sassolini fastidiosi e rifornendola del cibo che io provvedevo a sistemare giornalmente davanti ad ogni buca (piccole porzioni di mela, Insalata, finocchi e ortaggi vari).
Da quel momento i canti si fecero sempre meno frequenti: potevo ormai non preoccuparmi più per la tranquillità dei vicini. Il motivo era chiaro: i maschi, vivendo in simbiosi con le femmine, perdevano lo scopo di emettere suoni di adescamento e qualche grido lanciavano solo se altri grilli disturbavano la famigliola. Qualche settimana più tardi (eravamo già in estate inoltrata) si dischiusero le uova e con mia sorpresa vidi affiorare alla superficie del terriccio centinaia di larve di grilli, piccole come formiche ma in tutto somiglianti all'insetto adulto benché prive delle ali e del sesso. Il grillo è insetto a metamorfosi incompleta, ciò vuol dire che dalle uova si schiude subito un individuo finito, non destinato a passare attraverso la fase di pupa (crisalide) come ad esempio accade per le farfalle; però il suo corpo, costituito di una sostanza dura detta « chitina ». non è molto elastico. Per svilupparsi dovrà compiere delle «mute», e ad ogni muta la larva si toglierà per intero il rivestimento esterno fino a raggiungere le dimensioni dell'insetto adulto. Per pervenire a tale stadio sono necessarie dieci mute distribuite nell'arco di circa dieci mesi. Notai che le larve si nutrivano con avidità, tanto da far letteralmente scomparire una foglia di insalata in breve tempo. Il rapporto genitori-figli era di completa indifferenza, cosicché mi decisi a separarli e sistemai la nuova generazione in un'altra vaschetta.
Ora la mia attenzione era concentrata quasi completamente sulle larve. Vivevano tutte insieme sulla superficie del terriccio non aven¬do ancora la forza di scavare gallerie. ma senza disturbarsi.
A mano a mano che gii insetti andavano ingrossandosi, il processo della muta diventava sempre più laborioso, tanto che dopo il suo compimento le larve davano l'impressione di essere spossate. Tremanti, si tenevano nascoste sotto qualche foglia di lattuga, non curandosi assolutamente della pelle di cui si erano spogliate e restando come in attesa che la nuova perdesse il colore rossiccio originario: ciò che avviene dopo poche ore.
Verso la fine di settembre. esaurito il compito della procreazione, la vecchia generazione morì ed io potei imbalsamarne gli esemplari più interessanti. Dopo circa sette mute, le larve ormai cresciute avrebbero dovuto prepararsi per il letargo invernale, dal quale si sarebbero risvegliate nel marzo successivo per completare le rimanenti due o tre mute. Lasciai allora in libertà gli abitanti della seconda vaschetta, sparpagliandoli in un praticello vicino alla mia casa: fu cosi che a primavera, con mia grande sorpresa, potei udire il canto caratteristico dei grilli che mai si era udito da quelle parti.
Massirno Messa
 

 

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Piazza Scala - febbraio 2011