tratto dalla Newsletter numero 23, ottobre 2014, dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo 

 

 

Achille Luciano Mauzan,
Manifesto per il prestito della Liberazione, 1918

Grande Guerra

Cartolina che reca sul retro i riferimenti
al prestito emesso dalla Comit

Grande Guerra

Una cartolina disegnata da Barchi
riferita alla rendita consolidata

 

Lo scoppio della Prima guerra mondiale nell’agosto 1914 colpì direttamente la Banca Commerciale Italiana che, ritenuta erroneamente una banca tedesca per le sue origini, fu oggetto di una violenta campagna di stampa dei nazionalisti. Costoro, infatti, ritenevano ancora la Comit uno strumento di penetrazione economica della Germania e addirittura un covo di spie.
Invece la Banca Commerciale, la cui dirigenza era in effetti da sempre filogiolittiana e quindi tendenzialmente neutralista, aveva da tempo una maggioranza azionaria italiana ed era diventata concorrente dell’Austria e della Germania nei Balcani e in Sudamerica.
La campagna di stampa (attraverso giornali, riviste e libri) costrinse i due fondatori di origine tedesca, Otto Joel e Federico Weil, a dimettersi tra il 1914 e il 1915 dalla carica di amministratore delegato, mentre il 2 febbraio 1915 si dimisero 13 consiglieri di origine straniera (austriaci, tedeschi e francesi) e rimasero solo tre svizzeri.
Fu così soppresso un prezioso strumento di controllo sulla gestione dell’Istituto, molto utile nei suoi primi anni di vita, perché i membri stranieri avevano la maggioranza nel Consiglio ed erano indipendenti dalla dirigenza della Banca. Il 5 giugno 1915, pochi giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia, furono licenziati gli ultimi 22 dipendenti di origine tedesca e austriaca (l’anno prima erano ancora 45), tra i quali il direttore della filiale di Londra, Siegfried Bieber [vedi News n.11, novembre 2011] e il direttore centrale Arthur Reitler (responsabile di borsa e cambi).
La Comit fu subito pesantemente coinvolta nell’economia di guerra sia a sostegno della grande industria sia promuovendo, tra la fine del 1914 e il 1917, cinque prestiti di guerra per cui raccolse oltre due miliardi di lire; di questi prestiti l’Archivio conserva alcuni manifesti di pregevole fattura. La Banca Commerciale elargì inoltre venti milioni di lire a sostegno del personale richiamato e altri sette per finanziare varie “oblazioni patriottiche”, compreso un ospedale per feriti creato a nome della Banca a Milano (descritto da Hemingway in Addio alle armi); una parte dei locali di Piazza della Scala furono messi a disposizione del Comitato di Assistenza Civile e tutte le filiali prestarono opera gratuita alla Croce Rossa Italiana per la trasmissione di somme ai prigionieri di guerra italiani.
I dipendenti richiamati furono oltre 1700, rimpiazzati da più di 1300 donne assunte temporaneamente.
La Comit annoverò 96 caduti, tutti elencati nel volumetto commemorativo La Banca Commerciale ed il suo contributo alla guerra (Milano, BCI - Bertieri e Vanzetti, 1919). Sono qui raccontate con il tipico linguaggio dell’epoca le gesta dei 106 dipendenti che meritarono una medaglia al valore. L’unica medaglia d’oro, Giovanni Lipella, impiegato della sede di Brescia, mitragliere aspirante ufficiale, morto sul Monte Asolone il 15 giugno 1918, viene commemorato così: “Irredento e volontario di guerra portò e comunicò fede ed entusiasmo nei suoi mitraglieri. Durante l’infuriare del bombardamento nemico, corse da un’arma all’altra, tutti incitando con la parola e con l’esempio alla resistenza ed alla fiducia nelle sorti del combattimento. Rimasta un’arma senza tiratore e senza serventi e in una posizione ormai insostenibile, noncurante del violento fuoco avversario, se la caricò sulle spalle, e, portandola in altro luogo, riaperse da solo il fuoco sulle ondate nemiche. Ferito una prima volta e una seconda volta, continuava a tirare, fino a che, colpito ripetutamente al petto, cadde offrendo in olocausto alla Patria la sua bella esistenza”.
L’elenco dei 96 caduti è anche riprodotto in una targa di bronzo all’ingresso di Piazza Scala 6.

 

Guido Montanari

 

 

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Piazza Scala - novembre 2014