plus24 - il Sole 24 Ore del 12 luglio 2014   

 

BANCHE E BANCARI
Nicola Borzi - nicola.borzi@ilsole24ore.com  


Continua la querelle legale tra le associazioni dei pensionati e il Fondo sanitario integrativo del gruppo Intesa Sanpaolo, varato il 2 ottobre 2010, il più grande in Italia e  maggiori in Europa, con 100mila iscritti e oltre 200mila beneficiari. Dopo un primo punto a favore, segnato il 9 febbraio 2012 con la conferma della sospensiva della delibera del Fondo, ora i pensionati se ne aggiudicano un secondo più rilevante: il Tribunale di Milano il 27 giugno ha emesso una sentenza che annulla la delibera del 18 ottobre 2010 del Consiglio di amministrazione della Cassa sanitaria Intesa che, in esecuzione all’accordo sindacale del 2 ottobre 2010, aveva trasferito patrimonio e iscritti al nuovo Fondo sanitario del primo gruppo creditizio nazionale. La vertenza, promossa da quattro consiglieri dissenzienti del Fondo, eletti in rappresentanza dei pensionati e condotta dall’avvocato Michele Iacoviello di Torino, riguarda il trasferimento delle attività e degli iscritti della Cassa mutua Intesa al Fondo sanitario di gruppo. I giudici hanno negato che un accordo sindacale tra le fonti istitutive possa imporre le sue decisioni agli organi statutari della
Cassa, in questo caso l’assemblea dei soci. Il Tribunale sostiene che gli accordi aziendali, in base ai quali il consiglio della Cassa aveva preso la decisione annullata, non possono modificare le norme statutarie perché è solo a quelle norme che le fonti istitutive devono adeguarsi.
L’avvocato Franco Giovanni Catenaccio, presidente dell’Associazione pensionati Cariplo e Banca Intesa e della Federazione nazionale delle associazioni dei pensionati del credito, spiega che «la sentenza di Milano ne segue un’altra della Corte d’Appello di Firenze che lo scorso 16 gennaio ha annullato un accordo sindacale, firmato nel gruppo Intesa Sanpaolo, che aveva sciolto il Fondo pensione integrativo di CariFirenze. L’accordo, a nostro modo di vedere, annullava le pensioni di reversibilità delle vedove e toglieva a 503 pensionati la perequazione automatica dell’assegno».
Ma la giurisprudenza è complessa: a suo tempo il Governo Letta ha approvato una norma che attribuisce nuovi poteri alle fonti istitutive anche in deroga agli statuti dei fondi (comma 2 bis dell’articolo 7 bis del Dlgs 252/05). In base a quella norma, per esempio, è stato sottoscritto in UniCredit l’accordo sindacale del 16 maggio scorso sul Fondo pensioni della Banca di Roma che ne modifica direttamente lo statuto, peggiorando le pensioni (secondo i pensionati), senza passare per il voto dell’assemblea dei soci. La Covip avalla l’accordo di UniCredit in base a questa norma, ma i pensionati la ritengono incostituzionale. La battaglia legale pare destinata a continuare.

 

Nella fotografia: Franco Catenaccio

 

 

 

 

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Piazza Scala - luglio 2014