BANCHE E BANCARI
Nicola Borzi -
nicola.borzi@ilsole24ore.com
Continua la querelle legale tra le associazioni dei pensionati e il
Fondo sanitario integrativo del gruppo Intesa Sanpaolo, varato il 2 ottobre
2010, il più grande in Italia e maggiori in Europa, con 100mila
iscritti e oltre 200mila beneficiari. Dopo un primo punto a favore, segnato
il 9 febbraio 2012 con la conferma della sospensiva della delibera del
Fondo, ora i pensionati se ne aggiudicano un secondo più rilevante: il
Tribunale di Milano il 27 giugno ha emesso una sentenza che annulla la
delibera del 18 ottobre 2010 del Consiglio di amministrazione della Cassa
sanitaria Intesa che, in esecuzione all’accordo sindacale del 2 ottobre
2010, aveva trasferito patrimonio e iscritti al nuovo Fondo sanitario del
primo gruppo creditizio nazionale. La vertenza, promossa da quattro
consiglieri dissenzienti del Fondo, eletti in rappresentanza dei pensionati
e condotta dall’avvocato Michele Iacoviello di Torino, riguarda il
trasferimento delle attività e degli iscritti della Cassa mutua Intesa al
Fondo sanitario di gruppo. I giudici hanno negato che un accordo sindacale
tra le fonti istitutive possa imporre le sue decisioni agli organi statutari
della
Cassa, in questo caso l’assemblea dei soci. Il Tribunale sostiene che gli
accordi aziendali, in base ai quali il consiglio della Cassa aveva preso la
decisione annullata, non possono modificare le norme statutarie perché è
solo a quelle norme che le fonti istitutive devono adeguarsi.
L’avvocato Franco Giovanni Catenaccio, presidente dell’Associazione
pensionati Cariplo e Banca Intesa e della Federazione nazionale delle
associazioni dei pensionati del credito, spiega che «la sentenza di Milano
ne segue un’altra della Corte d’Appello di Firenze che lo scorso 16 gennaio
ha annullato un accordo sindacale, firmato nel gruppo Intesa Sanpaolo, che
aveva sciolto il Fondo pensione integrativo di CariFirenze. L’accordo, a
nostro modo di vedere, annullava le pensioni di reversibilità delle vedove e
toglieva a 503 pensionati la perequazione automatica dell’assegno».
Ma la giurisprudenza è complessa: a suo tempo il Governo Letta ha approvato
una norma che attribuisce nuovi poteri alle fonti istitutive anche in deroga
agli statuti dei fondi (comma 2 bis dell’articolo 7 bis del Dlgs 252/05). In
base a quella norma, per esempio, è stato sottoscritto in UniCredit
l’accordo sindacale del 16 maggio scorso sul Fondo pensioni della Banca di
Roma che ne modifica direttamente lo statuto, peggiorando le pensioni
(secondo i pensionati), senza passare per il voto dell’assemblea dei soci.
La Covip avalla l’accordo di UniCredit in base a questa norma, ma i
pensionati la ritengono incostituzionale. La battaglia legale pare destinata
a continuare.
Nella fotografia: Franco Catenaccio