Il turista che visita l'Armenia, meraviglioso paese abitato da gente semplice e cordiale, non può fare a meno di recarsi al monumento commemorativo del genocidio armeno: saranno le due ore meglio spese del suo soggiorno, breve o lungo che sia.
Negli ultimi decenni del traballante impero ottomano, verso la fine del XIX secolo, iniziarono in Turchia i massacri del popolo armeno (fra il 1895 e il 1897 furono trucidati almeno 300.000 armeni colpevoli solo di aver richiesto riforme volte a tutelarli). Nel 1908 il partito fascista dei "giovani turchi" prese il potere e lo mantenne sino al 1918. Scopo di questo movimento nazionalista era quello di ricreare un grande impero panturco  dal mar Egeo ai confini della Cina. Per attuare questo folle progetto (molto simile a quello che Hitler avrebbe portato avanti una trentina di anni dopo: per cercare di convincere i suoi generali era solito dire "qualcuno al mondo si è accorto dello sterminio degli armeni?") dovevano eliminare gli armeni dell'Anatolia. Riprese quindi il genocidio iniziato dal sultano Abdul Hamid II che portò il numero degli armeni trucidati ad oltre 1.500.000. Per attuare questo orrendo crimine vennero usati i mezzi più svariati, tutti crudeli ed efferati: gli armeni vennero inviati al fronte senza armi, vennero uccisi pubblicamente dalla polizia, vennero inviati in quelle che dovevano essere le terre destinate a loro, terre che non raggiunsero mai in quanto la maggior parte di loro (uomini, donne, bambini) fu rinchiusa in sacchi e affogata durante il tragitto o bruciata viva. Da sottolineare che i turchi non si limitarono alle uccisioni di massa ma, in una furia iconoclastica pari a quella degli odierni talebani, distrussero moltissimi edifici di culto della Chiesa Apostolica Gregoriana. 
Il genocidio armeno è stato pubblicamente e duramente condannanato dai governi di tutto il mondo che lo hanno pubblicamente riconosciuto: purtroppo ha fatto eccezione il governo Renzi, che, con un atteggiamento frequente nei politici italiani (il famoso "cerchiobottismo") ha preferito non esporsi all'ira di Erdogan, spiazzato dall'intervento di Papa Francesco ("Massacro armeni primo genocidio XX secolo"), dopo che già un suo predecessore, Giovanni Paolo II, aveva visitato il monumento commemorativo del genocidio, piantando un suo albero nel giardino (è contraddistinto da una targhetta in metallo che ricorda la sua visita del 2001).

Da parte mia ho ritenuto di non poter restare indifferente: vi offro quindi le immagini scattate all'interno del monumento, immagini che vi prego di divulgare a tutti coloro che sono presenti nelle vostre mailing list.
Alfredo Izeta

 

 

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Piazza Scala - luglio 2015