“La vita non è quella trascorsa che ci passa davanti, ma…..  quella che si ricorda…..  per poterla raccontare”
(Gabriel Garcia Marquez)

 

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La nostalgia degli anni d’infanzia e dell’adolescenza tende a rimuovere dalla memoria  certe esperienze negative vissute in tempi difficili.

Negli anni ’40, tempo di guerra e dopoguerra, in una città come Reggio Calabria tanta miseria intorno, difficoltà notevoli, disagi e sacrifici. Però il desiderio di annullare ciò che comunque nella memoria individuale é già stato registrato,  dando il via a un interessato processo della dimenticanza, riesce a mettere in azione un dispositivo atto a cancellare certi aspetti spiacevoli del ricordo.

La rassicurante dimensione perduta di un passato può avere   più senso del presente che richiama la sua origine. Secondo Socrate e Platone  vivere è ripetere e sapere è ricordare. Nell’anima la memoria legge come in un libro.

Ne è scaturito così lo spaccato di un vissuto quotidiano di cui la memoria, nelle sue pieghe più nascoste, ha fatto rivivere, in modo del tutto estemporaneo, certi aspetti sensitivi più interiori, un po’ impalpabili forse, di collocazione incerta, ma al tempo stesso chiaramente vigili e presenti. Sono affiorate inoltre, davvero in modo intenso, certe lontane sensazioni il cui linguaggio intimo, essenziale, oltre ad aver impressionato ieri un “io” infantile e inconsapevole, ancora adesso riesce a suscitare inopinatamente le medesime emozioni. O forse no, quelle sensazioni non sono mai esistite, é il carico d’anni e di sensibilità matura e affinata dal tempo che dà modo di percepire nel ricordo vibrazioni nuove. È possibile dunque che  a volte accada di non poter quasi discernere quale sia  più vera realtà, quella vissuta o quella ricordata.

 

Mariella Di Pasquale