Come un motore di ricerca, il ricordo riformandosi ogni
volta che lo evochiamo, emerge recuperando una serie di
informazioni.
Molti famosi scrittori hanno fatto del ricordo la materia
del loro scrivere, come Proust e Borges, lasciandoci
descrizioni dei meccanismi elaborativi della nostra mente e
della memoria.
Con le neuroscienze oggi si sta cercando di aprire delle
finestre sul funzionamento della nostra mente, su certi
meccanismi che molti scrittori inconsciamente hanno comunque
già individuato.
Perché l’uomo ha sempre cercato di lasciare traccia del
passato: graffiti, monumenti, tombe, templi, basiliche,
torri e soprattutto dapprima raccontando o cantando fatti
storici (memoria orale prima dell’invenzione della
scrittura) e dopo, scrivendo la Storia.
Lo sviluppo della tecnologia nel XX secolo ancor di più ha
dato modo di conservare testimonianze del passato:
fotografie, film, registrazioni di suoni, di voci, di
immagini.
L’uomo non vuole perdere ciò che ha vissuto o che gli altri
hanno vissuto, altrimenti sarebbe come perdere se stesso.
La memoria è dunque un processo costruttivo perché
l’attività del nostro cervello, basata sulle nostre
conoscenze preesistenti, sulle nostre aspettative, porta
alla ricostruzione del ricordo attraverso le varie
incrostazioni subite nel tempo dai neuroni fino ad ottenere
un quadro completo del passato
Mariella Di Pasquale (Roma)
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