Era gennaio e ci raccontarono questa storia vera purtroppo,
forse per scaldarci
e allora la racconto ora che è estate e fa caldo, almeno i
gatti lo sapranno:
” A volte sembra una leggenda metropolitana,
altre volte se ne parla dando la colpa agli stranieri o si
favoleggia di pranzi a base di gatto in ristoranti orientali che
si trovano anche qui in Italia. Nella realtà di tutti i giorni
invece gli italiani uccidono per scopo alimentare 6-7.000 gatti
che vengono cucinati prevalentemente in umido con la polenta o
arrosto. E’ quanto denunciato dall’associazione animalista Aidaa,
che spiega che si tratta di una vera e propria abitudine
culinaria che, “seppure vietata per legge, e punita addirittura
con la reclusione (uccidere un gatto è reato penale che rientra
nell’articolo 544 del codice penale che riguarda il
maltrattamento e l’uccisione degli animali di affezione) è
ancora radicata in alcune zone specifiche dell’Italia del
centro-nord e in particolare in Veneto con epicentro nelle zone
di Vicenza e Verona, ma anche nelle province che stanno ad est
della Lombardia (Bergamo, Brescia e Mantova) e anche in alcune
zone del Piemonte e dell’Emilia Romagna”, rende noto
l’associazione. Secondo i dati analizzati da Aidaa in base alle
segnalazioni giunte nel 2011 al servizio ‘emergenzamici@libero.it’
sarebbero circa 6-7.000 i gatti allevati, cacciati o
semplicemente uccisi a scopo alimentare, il 10% di tutti i gatti
scomparsi ed abbandonati nel corso dell’anno. E’ un dato che non
si discosta molto da quello degli anni precedenti. Non mancano
anche le segnalazioni esotiche come quelle provenienti dalla
zona del litorale romano dove è stata segnalata a più riprese la
scomparsa dei gatti dalle colonie, così come avviene (anche se
in misura ridotta rispetto agli anni scorsi) che si segnalino
cacciatori in cerca di gatti da impallinare nelle zone classiche
della cucina dei ‘magna-gatti’. “Ci sono infine – specifica
Aidaa – segnalazioni che hanno dell’incredibile ma che sono
state poi appurate, come quella della signora in provincia di
Milano che in diversi anni ha allevato a scopo di alimentazione
oltre 600 gatti dandoli da mangiare ai suoi amici in succulenti
pranzetti che diceva essere a base di coniglio”Roma, 28 gen. (LaPresse)”
Chissà cosa ne penserebbe Guillaume Apollinaire oggi del gatto:
“Io mi auguro di avere in casa mia:
una donna provvista di prudenza,
un gatto a passeggio fra i libri,
e in tutte le stagioni amici
di cui non posso far senza.”
Quello che mi meraviglia è che le nostre case e cittadine
cittadelle città sono strapiene di topi e di altri animaletti
non proprio da compagnia e c’è una vera lotta al gatto, neanche
fosse la caccia alle streghe: Maledetto gatto!
Così vengo a sapere che dove risiedo, la mitica Tuscia, si
sollazzano con le messe sataniche e i gatti neri ammazzati
all’uopo: “Praticavano messe nere e riti
esoterici, con tanto di sacrifici animali. Oggi l’associazione
Aidaa li ha individuati e denunciati. Si tratta di trentaquattro
adepti di dodici gruppi satanisti sparsi sul territorio
nazionale (che avrebbero rapito, tra il 2008 e il 2012, oltre
300 gatti neri). E di queste sette sataniche, due si trovano
proprio nel Lazio.«Abbiamo presentato una denuncia all’autorità
giudiziaria per il reato
di maltrattamento e uccisione di animali, ai sensi dell’articolo
544 ter del codice penale – ha spiegato il presidente nazionale
dell’Aidaa, Lorenzo Croce -, in quanto accusati di essere
responsabili della sparizione di oltre 300 gatti neri, rapiti ed
uccisi nel corso di riti e sacrifici a Satana». Dalle
segnalazioni e dai ritrovamenti di ossa (di felini, come di
bovini e di cani) una delle zone più attive in questo tipo di
macabri riti è la provincia di Viterbo, precisamente le campagne
di Montefiascone e le rive del lago di Bolsena, tra le località
di Marta e Cappuccini. Qui, negli ultimi quattro anni, in
special modo nella notte di Halloween e in quella dell’equinozio
di primavera (il 21 marzo), sono state rinvenute tracce di
undici messe nere, praticate per lo più da gruppi esoterici e da
adepti della chiesa di Satana di rito layeriano.Inutili
sacrifici per cui sono state denunciate nove persone (di cui tre
donne) tutte residenti a Roma, eccetto due ad Arezzo. Altro
punto di aggregazione per i satanisti è il cimitero romano del
Verano, dove peraltro da anni risiede una folta colonia felina,
che nei periodi più a rischio per questo genere di riti viene
attentamente controllata dagli addetti del camposanto. Eppure
agli animalisti dell’Aidaa sono arrivate diverse segnalazioni di
possibili messe nere, così come denunce di sparizioni di almeno
trenta gatti dal manto scuro, in città come sul litorale, e di
una quindicina di ritrovamenti di carcasse di felini che erano
stati sgozzati.”