la mail di Antonio De Rosa a Claudia Fumagalli, responsabile di settore FISAC/CGIL    
 

Gent.ma Claudia Fumagalli, il 24 agosto u.s. ho postato sulla pagina Fisac Cgil, alla sua attenzione le mie analisi e deduzioni sul trattamento riservato ai pensionati nel Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo, e più in generale sulla struttura e risvolti dell'organizzazione di questo Ente nonchè il suo ruolo sociale, ma  tutt'oggi non ho ricevuto alcun riscontro.

Rimango perplesso di questo silenzio da interpretare, in assenza di smentite, come conferma a quanto affermo con grande disappunto sull'operato della Fisac storicamente a fianco delle categorie più deboli.

Ritengo che, indipendentemente da tutto, un membro delle fonti istitutive, coinvolto direttamente oltretutto in rappresentanza dei lavoratori, debba comunque rispondere e dare ampie spiegazioni su un argomento cosi importante quale è la sanità integrativa.

La prego quindi a smentire e confutare quello che è poi il pensiero di tutti i quiescenti (dico proprio tutti) e da me esplicitato. 

In attesa di una sua le invio i miei più cordiali saluti. 

Antonio De Rosa 

 

Post del 24/08/2014 sulla pagina FB Fisac-Cgil Gruppo Intesa Sanpaolo

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Per Claudia Fumagalli - Evidenze ed argomenti sul FSI - Solidarietà intergenerazionale.

Gestioni separate iscritti in servizio e pensionati
E' il fattore fondamentale da cui dipendono tutte le variazioni peggiorative applicate alla sola categoria dei pensionati (diminuzione delle prestazioni, aumento delle contribuzioni, annullamento della quota differita, addebito del disavanzo, ecc.) ed è in palese contrasto con l'art 2 dello statuto e cioè che il FSI agisce "nell'ambito dei valori mutualistici e di solidarietà sociale". Le norme della Cassa Sanitaria Intesa non avevano questa distinzione ed una delle ragioni dell'iniziativa giudiziaria contro lo scioglimento di quest'ultima era proprio la condizione peggiorativa degli iscritti in pensione nel nuovo FSI.
Non è pensabile non considerare il modello organizzativo del FSI finalizzato all'eliminazione della categoria dei pensionati, infatti era più che scontato già nella fase d'impianto del Fondo che la gestione "pensionati" avrebbe chiuso sistematicamente i bilanci in rosso ed i giri contabili dalla gestione "in servizio" a copertura parziale dei disavanzi, ancorché recentemente aumentati, del tutto insufficienti. Fattori che poi hanno successivamente determinato l'aumento spropositato delle contribuzioni del pensionato (moglie e due figli a carico 3,75% della pensione lorda contro l'1,30% dell'iscritto in servizio) oltre alle diminuzioni delle prestazioni oltretutto con il bilancio complessivo attivo. La conferma dell'annientamento della categoria pensionati la si può trovare nella percentuale dei mancati rinnovi del personale collocato in quiescenza nel 2013 che è 34,3%. Un dato estremamente significativo perché il pensionato, nonostante abbia più necessità delle prestazioni del Fondo Sanitario, in relazione all'onerosità della contribuzione decide di non rinnovare l'iscrizione. Appare comunque necessario evidenziare, ancorché ovvio, che mentre la percentuale di contribuzione (3% più 0,25% per ogni familiare) è calcolata sul lordo della pensione, l'incidenza ricade poi sul netto in busta con un effetto superiore al 5% ! Pertanto la contribuzione assume un peso decisamente poco sostenibile per il pensionato che, considerato anche il minor importo della pensione rispetto allo stipendio, lo induce ad non rinnovare l'iscrizione al Fondo Sanitario. Peraltro una percentuale così alta di abbandono dovrebbe essere per le OOSS un allarme tale da intervenire immediatamente poiché certamente qualcosa non sta funzionando. L'indifferenza a tale indicatore induce a ritenere che la volontà di escludere i pensionati dal Fondo sia condivisa in modo concreto dalle Sigle sindacali.
La solidarietà quindi è nei fatti solo teoria.
E' necessario ancora evidenziare che la paternità delle due gestioni con le relative conseguenze, và attribuita principalmente alle OO.SS. che hanno curato in modo esclusivo unicamente gli interessi degli iscritti in servizio.
 

Poteri del C.d.A. e rappresentanza degli iscritti
Lo statuto non prevede per il C.d.A. alcun potere sulle scelte economiche per il raggiungimento dell'oggetto sociale del FSI. Situazione unica ed incredibile che non trova eguali in altri Enti/Società/Organizzazione. Il fatto poi che tali poteri sono demandati alle Fonti Istitutive (Azienda e OO.SS.) conferma la quasi assoluta inutilità dell'Organo per la gestione del Fondo. In sintesi è da considerarsi solo di facciata.
Le regole statutarie stabiliscono per gli iscritti in quiescenza un solo Consigliere nel C.d.A. su 19 (9 sono riservati agli iscritti in servizio) e 2 nel Consiglio direttivo su 38 (18 per "in servizio"), i rimanenti sono di nomina aziendale. Considerato che all'attualità il numero degli aderenti in quiescenza sono ca il 25% del totale, percentuale peraltro destinata ad aumentare, appare veramente singolare la presenza quasi nulla dei rappresentanti dei pensionati negli Organi del Fondo è ciò va inquadrato oggettivamente come un ulteriore tassello alla subdola volontà di eliminare la categoria dei pensionati.

Riserve
Il patrimonio dell'iscritto che aderisce al FSI in qualità di pensionato viene girato dalla gestione "in servizio" a quella dei "quiescenti" (art. 25 comma 5). Mentre in caso di mancata adesione le relative riserve rimangono alla gestione degli iscritti in servizio.
La logica vorrebbe che il patrimonio del neo pensionato, indipendentemente dalla decisione di quest'ultimo di confermare o meno l'iscrizione, venisse comunque girato alla gestione "quiescenti"

Addebito agli esodati della quota Aziendale di 950,00 euro
Tutti i tentativi per evitare l'addebito delle 950,00 euro di competenza aziendale agli esodati sono andati a vuoto o meglio i rappresentanti dei lavoratori (ad esclusione della Falcri) non solo non hanno considerato l'argomento come degno di attenzione ma addirittura hanno sottoscritto un accordo con l'Azienda che ha certificato l'addebito. Addebito che peraltro viene imputato in un unica soluzione salvo alcune eccezioni di rateizzazioni concesse non si sa con quali criteri.

Conclusioni
L'obiettivo è variare l'attuale assetto organizzativo, cioè riequilibrare il tutto in funzione della solidarietà ponendo sullo stesso piano chi è in servizio e i pensionati. Per fare ciò occorre modificare lo statuto.
Avendo presente che l'art. 16 comma 6 dello statuto stabilisce che l'Assemblea dei Delegati si riunisce "per deliberare a maggioranza assoluta le modifiche dello statuto e a maggioranza qualificata di 3/4 per lo scioglimento del fondo sanitario stesso", sarebbe auspicabile che, chi ha una carica elettiva negli organi societari, trovi la strada per una convocazione dell'Assemblea dei Delegati finalizzata alla modifica dello statuto.

Sono farneticazioni o evidenze reali?

 

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N.d.R. - In questa occasione non possiamo esimerci dall'esternare una considerazione. Pensate che un Consigliere della (di cui non facciamo pietosamente il nome per pura carità cristiana) ha avuto il coraggio di  affermare che "il Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo si è avvalso di uno studio attuariale che, nella sua relazione, evidenziati i trend demografici e le dinamiche della spesa sanitaria, ha dimostrato come l’equilibrio finanziario nei prossimi cinquant’anni non può reggere sull’importo ad oggi accantonato". Peccato che questo studio sia un oggetto misterioso che nessuno degli iscritti ha mai visto (la privacy?). Ma non è tutto: un secondo consigliere si permette di affermare che "il gruppo Intesa Sanpaolo, in questi ultimi 7 anni, con tutte le difficoltà del caso, ha comunque trovato con le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori dei percorsi e delle soluzioni che hanno avuto la capacità di rispondere alle esigenze dei lavoratori in servizio ed in quiescenza tenendo conto del difficile quadro di compatibilità economiche" (confermiamo che i sindacati hanno fatto ciò che voleva la banca e quindi secondo noi queste sono solo affermazioni gratuite e senza costrutto in quanto non fanno cenno alle mancate sottoscrizioni dei nuovi pensionati). Un terzo consigliere (tuttora in servizio) ha incredibilmente affermato che quando verrà collocato a riposo si guarderà bene dal far ricorso ad un FSI tanto penalizzante per i pensionati (sic!) ma che comunque non intende far nulla per migliorare la situazione di esodati e quiescenti.
Da parte nostra non possiamo non affermare che le OO.SS. stanno purtroppo attaccando l'asino dove vuole il padrone (e sappiamo benissimo chi comanda in casa loro).

 

 

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Piazza Scala - settembre 2014