Abbiamo già trattato le problematiche degli "esodati ante", che si sono trovati obbligati a pagare l'intera quota del FSI pur non essendo pensionati a seguito di un'interpretazione della banca sulla lettera di esodo (che qui alleghiamo).


Di seguito trascriviamo la mail di un collega che commenta lo scritto di Filippo Vasta (cfr. infra).

 

.......Quanto al pensiero di Filippo Vasta mi permetto di evidenziare che è la Banca che si è impegnata, per l'assistenza sanitaria, a garantire la stessa contribuzione e prestazione degli attivi fino al mese prima dell'assegno AGO, come da accordo di esodo e lettera di risoluzione del rapporto di lavoro. Pertanto se nello statuto/accordo di costituzione del FSI nulla è stato previsto è obiezione che lascia il tempo che trova. Una eventuale azione legale andrebbe comunque rivolta rivolta contro l'Azienda. Ma il FSI farebbe bene intanto a tenere conto della situazione dando indicazioni chiare ed univoche sulla sua pagina web per noi esodati ex accordi 2007/2008.
Se siamo in questa malaugurata situazione lo dobbiamo a leggi dello Stato, l'Azienda credo debba uniformarsi anch'essa alla normativa intervenuta successivamente all'Accordo ed ai relativi esodi; l'impegno assunto a suo tempo nei nostri confronti è chiaro e senza riserva alcuna: se io percepisco la pensione AGO mesi dopo anche l'Azienda si deve far carico fino al mese prima della percezione della pensione. Non credo ci sia altro da dire in proposito. Il bieco calcolo economico (peraltro relativo a pochi esodati ante e solo per pochi mesi) non ha bisogno di commenti, la posizione sindacale nemmeno.
........le problematiche che ci occupano sono relative ad esodo 2007 e esodo 2008 sui quali abbiamo disponibile una documentazione completa (lettere, accordi, documenti vari).
In sintesi:
- Con l'esodo 2007, secondo l'Azienda (F. Micheli), il risultato previsto (riduzione strutturale del costo del lavoro) non è stato raggiunto perchè coloro che avevano i requisiti pensionistici (a costo zero per la Banca) sono rimasti in azienda.
- Conseguentemente considerato che erano pervenute oltre 2000 richieste in eccesso ( non accettate da Micheli nonostante una sua precedente dichiarazione) ha chiuso l'esodo 2007 ed ha immediatamente concordato un altro esodo (del 2008) per 2500 uscite (500 in più per la CR Firenze assorbita in quel periodo) con l'obbligatorietà d'uscita per chi aveva i requisiti della pensione e dimezzando (il conteggio è certo) l'incentivo per gli esodati.
Ovviamente i pensionabili non aderenti hanno fatto causa all'Azienda.

 

 

Un altro collega scrive

 

........mi è sembrato opportuno trasmettere la risposta della Banca pervenutami per raccomandata ieri (la mia lettera di diffida inviata è quella contrassegnata dalla lettera a).
Alcune brevi annotazioni.
Il Sig. xxx ha evitato accuratamente di far riferimento agli impegni sottoscritti dalla Banca con l'accordo di esodo e con la lettera di risoluzione del rapporto di lavoro, sottolinea che, non avendo alcun trattamento di pensione, per analogia devono essere applicate le regole che stabiliscono l'ammontare di contribuzione per il personale in servizio, senza evidenziare che tali regole prevedono anche la contribuzione aziendale, fa riferimento unicamente all'accordo del FSI ed infine da' per scontato che la copertura sanitaria è valida solo per il periodo di permanenza nel Fondo di Solidarietà.
Voglio altresì ribadire, quanto Filippo credo abbia già detto, che sono in possesso di tutta la documentazione dei due esodi comprese le lettere di comunicazione di chiusura e apertura delle procedure oltre alla trascrizione delle interviste di Francesco Micheli del gennaio 2008 (conferma di accettazione di tutte le domande pervenute) e del maggio 2008 (ritrattazione), essendo un aderente all'accordo sindacale di esodo del 2007, poi rimandato a quello del 2008.

 

 

Nei giorni scorsi abbiamo sentito il collega Carmelo Casciano, che ora esercita la professione di Avvocato giuslavorista con studio a Torino e che presta anche consulenze ai colleghi ex Comit (cfr. sito "Amici Comit - Piazza Scala), che si è espresso come segue:


Ho esaminato la lettera che Intesa Sanpaolo ha inviato al collega e con la quale accoglie la richiesta di aderire al F.do di Solidarietà.
Ho esaminato anche il testo dell’Accordo stipulato in data 22/7/2008 tra la Banca e i Sindacati di categoria.
Da questo primo sommario esame (non conosco le motivazioni addotte dalla Banca) ritengo che esistano le condizioni per esaminare favorevolmente e più a fondo la pratica.
Il passo della lettera, cui si riferisce il collega, è ancor meglio precisato nell’art. 11 dell’ Accordo, in cui si dice che il mantenimento dell’iscrizione è assicurata “sia per la parte a carico del dipendente sia per la parte a carico dell’Azienda”.
Trattasi quindi di un chiaro impegno assunto dalla Banca nei confronti del collega entrato nel F.do di Solidarietà ed a mio parere è indipendente da previsioni normative entrate in vigore successivamente e che non abbiano diretta influenza sul contenuto dell’impegno assunto dalla Banca.
Se, quindi, la motivazione da questa addotta è l’entrata in vigore della legge Tremonti/Sacconi, non credo che l’obiezione rilevi, poiché il contributo della Banca non è riconosciuto in relazione alla situazione personale rivestita dal collega (cioè attivo o esodato o pensionato) essendo un impegno unilaterale, personale, sottoposto esclusivamente a condizione temporale (un mese prima della percezione della pensione).
E’ anche evidente che essendo l’impegno preso dalla Banca con la lettera de quo, come detto personale, una eventuale successiva costituzione del FSI, scaturente da un accordo tra Azienda e Sindacato, non può avere riflessi nei confronti di un terzo che, a quel punto, in quanto esodato, non è più in servizio e nei cui confronti quindi non hanno valore gli accordi presi dal Sindacato.
Per il momento mi fermo qui.

Avv. Carmelo Casciano - Via Gropello, 11 - 10138 Torino
Tel. 011 7509355 - Fax 011.7765166

 

 

 

La Banca, tenuto conto delle cifre in gioco, relativamente contenute in rapporto al numero di colleghi interessati, farebbe sicuramente una miglior figura se non si abbassasse a negare un piccolo apporto a chi è stato già penalizzato dal Fondo Esuberi: contiamo su un intervento di Cucchiani e Bazoli, che speriamo prendano finalmente a cuore le sorti dei dipendenti.
Oltre alle diffide, alleghiamo la lettera con cui Intesa ha accolto la richiesta di entrare nel Fondo di Solidarietà e le copie di tre raccomandate tipo inviate al FSI e la sprezzante risposta di IntesaSanpaolo al collega che ha inoltrato la diffida sub a. Ma i sindacati dove sono? Tenuto conto di come stanno gestendo le problematiche esodati e FSI non c'è proprio da stare allegri!

Piazza Scala - febbraio 2013

 

 

Fondo Sanitario. Trattamento dei contributi di alcuni ex esodati, in regime di salvaguardia.
Il collega segnala una grave anomalia che si è creata in seguito all'intervento, attuato nell'ambito della Legge Finanziaria 2010, che ha istituito uno scalino nei pensionamenti. Per un certo numero di esodati si è verificato un periodo di scopertura fra il termine dell'assegno di esodo e l'inizio del trattamento pensionistico. Questi colleghi ricevono comunque dall'INPS un trattamento sostitutivo di salvaguardia.
La Banca versa al Fondo Sanitario, ai sensi dell'Accordo Istitutivo, una somma pari a Euro 900 (rivalutabile) per ciascuno dei dipendenti in servizio al 1° gennaio di ogni anno, ivi compreso il personale in esodo. Pertanto se il collega transita dall'esodo alla salvaguardia dopo il 1° gennaio, per quell'anno la quota della banca è già stata corrisposta ed egli dovrà corrispondere al Fondo solamente la parte prevista a suo carico. Se però la sua finestra si protrae oltre l'anno, al primo gennaio dell'anno successivo egli non figurerà più fra il personale e pertanto la banca non versa alcunché. A quel punto la quota di euro 900 (rivalutata) viene reclamata dal Fondo all'associato, in aggiunta a quella a suo carico.
Questi i fatti. Cosa aggiungere? Non possiamo certo stupirci, dopo la storia di questi ultimi dieci anni, della carenza di attenzione della banca sulla sorte dei propri ex dipendenti. Si ha, penso, il diritto di rammaricarsi in misura maggiore dell'atteggiamento dei Sindacati (ai quali molti colleghi in quiescenza restano iscritti),  che pretendono di rappresentare anche i pensionati. Questo episodio, che dovrebbe restare circoscritto ad una platea limitata di sfortunati, è l'ulteriore testimonianza di come sia sfumato ogni atteggiamento di solidarietà e di come ogni circostanza imprevista  sia affrontata (si fa per dire) solo sulla base della pedissequa osservanza delle carte in vigore, senza la minima sensibilità verso chi è purtroppo andato incontro ad ulteriori e più gravi difficoltà.
Filippo Vasta - febbraio 2013

 

 

 

 
Clicca sulle icone a sinistra per visualizzare gli allegati
la lettera con la quale IntesaSanpaolo accoglie la richiesta di aderire al Fondo di Solidarietà.
a - copia delle raccomandate 'tipo' inviate al FSI
la risposta della banca alla diffida sub a
b - copia delle raccomandate 'tipo' inviate al FSI
c - copia delle raccomandate 'tipo' inviate al FSI

 

 

 

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