Anche quest’anno, grazie alla grande sensibilità ed impeccabile organizzazione  dell’Avv. Barbara Martinuzzo, Presidente dell’A.I.E.M, Associazione Italiana Minatori ex-Minatori Emigranti, ha avuto luogo, alla presenza di autorità civili e religiose,  il toccante incontro con i pochi minatori amici che sono  ancora rimasti a farci compagnia, e che hanno offerto ai presenti la loro testimonianza genuina sul mondo della miniera, un mondo brutale che molto spesso non ha lasciato scampo per disgrazie quasi quotidiane all’interno delle varie gallerie, soprattutto in Belgio.

Sul giornale “Il Minatore” ho scritto quanto in appresso, allo scopo di ricordare alle nuove generazioni questo tipo di vita nelle viscere della terra per la quale i nostri padri, i nostri nonni,  hanno sacrificato la loro vita per dar da mangiare alle loro famiglie, fronteggiando una miseria indicibile ed inimmaginabile.

 

MINIERA. MONDO ATTUALE, SCARSAMENTE EVOCATO DAI MASS-MEDIA,
SE NON IN OCCASIONE DI TRAGEDIE CLAMOROSE
 

Vorrei, come faccio da anni,  riprendere e ricordare all’attuale società un contesto lavorativo apparentemente  “fuori moda”  rispetto a quello maggiormente “codificato” da regole aziendali, sindacali e quant’altro, ma che è invece oggettivamente e realisticamente  attuale e presente più che mai, anche per i suoi risvolti tragici:  si  continua infatti a morire, più spesso di quanto non si creda, in quasi tutte le miniere del pianeta senza che la notizia venga sempre riferita, come se la morte in miniera, dovesse costituire un argomento che non fa notizia e non interessa pertanto alla pubblica opinione, salvo nel caso in cui le disgrazie non si chiamino, tanto per citare i primi che mi vengono in mente :  1956 Marcinelle con 262 morti; 1907 Monongah  con 900 morti;  1984 San Juanito con 550 morti ecc..,  mentre si tende a dimenticare, quasi per tragica assuefazione,  quelle squadre di uomini dislocati in tutte le miniere del mondo che, quando vengono colpite da… 10, 20, 50 morti,  non  vengono nemmeno citate  perché l’esiguità del numero dei morti  (si fa per dire),  per i mass-media non farebbe sufficiente notizia rispetto alle grandi disgrazie di cui a titolo.  

A supporto di questa premessa, vorrei ricordare alcuni disastri occorsi solo quest’anno,  indipendentemente dalla gravità numerica  in termini di morte  dei singoli tragici eventi, cui facevo cenno in apertura

 

Afghanistan 15/09/2013

27 persone sono morte ed altre 20 sono rimaste ferite in un incidente avvenuto ieri all’interno di una miniera di carbone nella provincia settentrionale afghana di Samangan. Lo riferisce oggi il quotidiano Online Khaama Press. Una quindicina di minatori sono stati riportati in superficie dai soccorritori, mentre esiste il timore che decine di altre persone possano essere rimaste intrappolate sotto terra.

 

 

Cina 2/11/2013 
Sette minatori sono morti a causa di un'esplosione provocata da una fuga di gas in una miniera di carbone nella provincia sud occidentale cinese di Guizhou. L'incidente, avvenuto nella miniera di Huangshuiba, nella cittadina di Yumo, è avvenuto nelle prime ore del mattino, quando 50 minatori si trovavano al lavoro nelle gallerie dell'impianto. I servizi di emergenza sono riusciti a fare uscire dalla miniera 45 minatori, due dei quali sono poi deceduti. Le squadre di soccorso hanno in seguito rinvenuto altri 5 cadaveri all'interno della miniera
 

 

SPAGNA 28/10/ 2013
Sei minatori sono morti oggi pomeriggio in una miniera di carbone in Spagna, nella provincia di Leon (Castilla y la Mancha). A causare la morte dei lavoratori una fuga improvvisa di gas grisù, (soprattutto metano) nella galleria in cui stavano cavando carbone. L’incidente è avvenuto alle 13.45, quando un gruppo di 15 lavoratori stava estraendo carbone al settimo piano del profondo pozzo di sfruttamento, che arriva a 694 metri di profondità.

 

 

RUSSIA   13/02/2013

Un'esplosione di gas metano ha ucciso 18 minatori nel Nord della Russia. I soccorritori hanno estratto i corpi delle vittime dalla miniera di Vorkutinskaya, proprietà del colosso russo dell'acciaio Severstal. Al momento dell'esplosione all'interno della miniera si contavano 259 uomini, impegnati a 800 metri di profondità, riusciti poi a fuggire all'esterno anche con l'aiuto dei soccorsi.

 

ALCUNI DATI TERRIFICANTI,  FORNITI DA  UNA FONTE POCO ATTENDIBILE (CINA),
DA SEMPRE TENUTI NASCOSTI DA QUESTI PAESI NON DEMOCRATICI

Secondo le ultime statistiche fornite dal governo cinese, nel 2012 sono morte in miniera 1.384 persone. Nel 2011 ne sono morte altre 1.973, tutte per incidenti in miniere di carbone, con un abbassamento del 19% rispetto all'anno precedente. Ma gruppi per i diritti umani e privati studiosi cinesi affermano che la cifra è molto più alta: i padroni delle miniere, infatti, non denunciano molti incidenti per timore di perdite economiche, multe, chiusure degli impianti. 

Ho voluto ricordare alcuni degli incidenti occorsi  solo quest’anno, non sottacendo che le notizie sono tutte citate per difetto rispetto alle morti realmente avvenute, soprattutto in quei paesi in cui le politiche dittatoriali non le lasciano trapelare. 

Fatta questa premessa, anche allo scopo di sollevare il problema in ordine alla sua drammatica attualità, non dimenticando i sacrifici e le morti di tanti nostri parenti, genitori, nonni,. zii ed altri,  vorrei trascrivere alcuni pensieri stralciati dal predetto libro come spunto  unicamente allo scopo di invitare ad una riflessione sugli stati d’animo di chi, a suo tempo, in condizioni disumane,  li ha espressi.
 

Marcello Maggiotto, classe 1930, nato nel trevigiano racconta :  

“La mia famiglia era una di quelle famiglie che meglio… rappresentava la miseria. All’età di 9 anni, ero in collegio, ma quando ero arrivato alla prima ginnasio, non essendoci in famiglia più la possibilità di pagare la scuola  (una lira al giorno) dovetti abbandonare lo studio.  Per un po’ di tempo lavorai in un’impresa edile, ma quando mi accorsi che non avevano versato alcuna “marchetta” per la pensione decisi di raggiungere mio fratello in Belgio che faceva il minatore. Partii con due paia di mutande, due canottiere, due pantaloni, due camicie ed una giacca e  lo raggiunsi.. In pochi giorni racimolai i documenti di lavoro e scesi subito in miniera, senza aver la più pallida idea del lavoro. Mi diedero in dotazione un cavallo che io dovevo condurre per lo spostamento dei vagoncini.

Dopo tre giorni nella galleria dove lavoravo avvenne un crollo: io che ero davanti al cavallo me la cavai, ma la povera bestia fu colpita dalla pioggia di sassi e carbone e stramazzò a terra morta. Questo fu il mio primo impatto con la miniera….

 

Lino Bizzotto classe 1929, della provincia di Padova :

“Prima di partire per il Belgio fummo sottoposti ad una rigorosa visita medica. Ben cinque dottori belgi ci facevano sfilare davanti a loro completamente nudi e ci controllavano come si fa quando si compra o si vende un cavallo o una vacca.  Alcuni di noi venivano scartati magari per una vena varicosa… quando succedeva ciò, si mettevano a piangere disperati come bambini perché in alcuni casi essi avevano già la famiglia in Belgio e dovevano farla rientrare.

Circa il pericolo…..a 700-1000 metri sotto terra….gli incidenti erano quotidiani. ...le gabbie contenevano 48 uomini e, calcolando che per ogni discesa ci volevano due minuti e mezzo circa, su poco più di mezz’ora venivano letteralmente buttati giù circa mille minatori…

Ricordo la caduta di una gabbia, alias ascensore, che provocò diversi morti…

Ci furono incidenti con gravi ferite, amputazioni, traumi….tutti cercavano di sdrammatizzare, di fare in modo che le morti fossero possibilmente sconosciute. Potevano infatti frenare l’emigrazione e questo sarebbe stato un dramma e per il governo italiano, e per quello belga.   Io personalmente ebbi un brutto trauma a causa di un colpo di accetta sferratomi in testa per sbaglio, a causa del buio, da un collega il quale, invece di colpire la vena della miniera, colpi direttamente il mio cranio. Svenni e fui portato in ospedale, cucito con sette punti…. 


 

Francesco Bertuola, classe  1932, trevigiano :

Quando scendevo, impiegavo anche  tre quarti d’ora ad arrivare al posto di lavoro, dato che la miniera non era altro che una specie di città sotterranea dove dai pozzi si diramavano gallerie che poi si dividevano in altri percorsi  molto più bassi e, a volte, molto lunghi.  Esse sfociavano nelle vene dove venivano ricavati i cunicoli dall’interno dei quali gli addetti allo scavo vero e proprio abbattevano il carbone. La sotto c’erano temperature elevate per cui si lavorava seminudi: si oltrepassavano i 30 gradi ed addirittura anche i 40. Ciò non si verificava nei punti dove l’aria, spinta dentro ad un pozzo e circolante in tutta la rete di gallerie e cunicoli e poi in uscita dall’altro, diventava quasi vento alzando nuvole di polvere  nera spaventose.

Eravamo circa un  migliaio e lì sottoterra era come un immenso formicaio.  Si lavorava a ciclo continuo. Ci portavamo giù da mangiare, due fette di pane farcite con qualcosa e una borraccia di acqua, mentre i belgi di solito scendevano con una borraccia di caffè amaro. Non avevamo pause stabilite: quando avevamo fame mangiavamo in pochi minuti, per poi riprendere in fretta il lavoro. Molti per riparasi la gola dalla polvere masticavano tabacco. Quando uscivo trovavo sempre un venditore di latte che,  dicevano -  faceva bene contro la silicosi: io un bicchiere, pagandolo, me lo bevevo ogni giorno 

 

Ma di storie come queste ce ne sarebbero migliaia da raccontare ma, per ovvie ragioni, ciò sarebbe praticamente impossibile. 

Una domanda mi faccio e voglio fare al mondo intero :  

“ Ma il lavoro della miniera è ancora accettabile ? Si tratta di un lavoro ? O più verosimilmente si tratta di una…scommessa con la morte ?” 

Di recente, precisamente lo scorso luglio 2012, la stampa belga ha pubblicato una notizia che, in qualche modo, mi è parsa mirata a riconoscere i sacrifici dei minatori di tutto il mondo che hanno lavorato non solo in Belgio. Essa ha gratificato tutti coloro che hanno lottato perché il silenzio non abbia a  seppellire ancora una volta, dopo le morti vere,  questo mondo sconosciuto ai più,  ed al quale - ma questo vorrei aggiungerlo io -  non basta solo la semplice e sentita riconoscenza, ma è anche necessario un  “Memento homo”  per non dimenticare mai che,  grazie proprio al minatore, è stato possibile far risuscitare l’Italia dalle macerie della guerra, procurando quel benessere  del quale,  più o meno,   oggi tutti fruiamo. 

A volte senza rendercene conto. Quindi un grazie onesto e sincero !

 

ARNALDO DE PORTI
Consigliere e Giornalista A.I.E.M.
2 dicembre 2013

 

 

Galleria di fotografie
clicca sulle immagini per ingrandirle

 

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

Piazza Scala - dicembre 2013