Ho letto con interesse l’intervento di Marco Arcelli Fontana nel quale lo stesso esprime alcune perplessità sull’investimento effettuato a suo tempo dalla nostra Fondazione ex Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano in una quota azionaria di minoranza nella Banca del Monte di Parma e la cortese replica del Presidente della Fondazione Giacomo Marazzi.

Arcelli esprime il parere che un investimento del genere, per un ente che ha scopi di intervento benefico o di sostegno sul territorio piacentino abbia avuto sostanzialmente intenzioni speculative o almeno sia stato effettuato tenendo in poco conto i rischi connessi alle operazioni azionarie, tanto più che si trattava di un’azienda in difficoltà da tempo, oggetto di salvataggio.

Inoltre, nel luglio 2008, quando l’investimento fu effettuato, la crisi finanziaria mondiale, in particolare le gravi difficoltà del sistema bancario mondiale, erano già in atto. I mutui subprime erano da tempo in sofferenza e due grandi istituzioni del settore, nelle quali la Lehman Brotrhers, fallita un paio di mesi dopo, era pesantemente coinvolta, stavano per essere salvate con denaro pubblico dallo stato federale americano ma, come era prevedibile, non bastò.

Concordo quindi con l’analisi critica di Arcelli. Non si trattava dell’ investimento più adatto ad un ente come una fondazione “no profit” che dovrebbe invece parcheggiare i mezzi di cui dispone, che appartengono a tutti noi e servono, come già detto, a effettuare interventi di utilità pubblica e beneficienza sul territorio piacentino, in attività a reddito, il più possibile liquide, prive sostanzialmente del rischio d’impresa, come sono quelle in azioni, soprattutto se non quotate o a mercato ristretto. Del resto (e non tanto con il senno di poi) non si è trattato di un buon affare, tutt’altro, e le ispezioni della Banca d’Italia lo hanno dimostrato. E, per di più, riguardava solo marginalmente il nostro territorio.

A suo tempo mi ero anche stupito per un investimento effettuato dai vertici precedenti in un impianto di risalita sulle Alpi del quale non avevo proprio capito la ragione e che non so che fine abbia fatto. Per non parlare di altri investimenti azionari nel settore bancario, in notevole perdita prospettiva e delle frequenti operazioni su titoli strutturati, derivati, swap che, a mio modesto parere, dovrebbero essere lasciate ad operatori dotati di adeguate esperienze e capacità organizzative, per non dipendere da costosi (e interessati) advisor.

La “due diligence” affidata a consulenti esterni, solitamente non entra  nel merito o nell’opportunità dell’investimento e nemmeno sulle sue prospettive. La Banca Sella avrà probabilmente valutato la sua nuova partecipazione come strategica per motivi di espansione sul mercato o per inserirsi in un’alleanza con un gruppo del suo stesso ramo e non era il caso della nostra Fondazione.

Come dimostrano anche le numerose operazioni di finanza creativa, sui derivati e su altri titoli speculativi, effettuate in questi anni da enti locali, regioni, province e comuni, non è raro che gli amministratori di pubblico denaro,  magari con il lodevole scopo di massimizzare i risultati della loro gestione, si facciano tentare dalle sirene della finanza.

                                                                                             

Giacomo Morandi - Febbraio 2012

 

Marco Arcelli Fontana menzionato nel mio articolo è un bocconiano che per una decina d'anni ha lavorato all'Ufficio Studi della Comit a Milano. Poi ha ricoperto la carica di Assessore al Bilancio del Comune di Piacenza, Sindaco il noto economista Giacomo Vaciago.
(G.M.)

 

 

 

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