Luisa Beltramello, collega in servizio di Intesasanpaolo (ex Istipaolo), ci ha inviato un interessante articolo sulla situazione odierna del finalese.
Piazza Scala - settembre 2012

 

 

In una bella mattina di inizio settembre, ai piedi delle parete calcarea di Bric Scimarco, sfogliando la nuova  guida di arrampicata ho trovato il nome di una via che mi è parso descrivere perfettamente  quello che Finale Ligure ha di speciale. Quel nome, tanto azzeccato, è “Al di là del mare” e contiene quasi una profezia. Per spiegarmi parto da un lancio dell'agenzia di stampa Adnkronos di fine agosto: “Il sole di luglio e agosto non basta a compensare gli effetti della crisi, i turisti in Liguria sono in calo e spendono meno. E' il bilancio della stagione tracciato a fine agosto dall'assessore ligure al Turismo Angelo Berlangieri.” 

Non so se Finale Ligure abbia sofferto nell'estate 2012 come le altre località liguri, ma sono convinta che la crisi del turismo balneare non  sia per questo territorio un danno mortale. Basta cercare “al di là del mare”, nelle ragioni che dal paleolitico in poi hanno spinto gli uomini verso questi luoghi. Per amore di paradosso si potrebbe dire che il futuro di Finale è nella sua preistoria. Ma non occorre tornare così indietro. In epoca storica sulle alture di Finale  si sono insediati  i romani, i bizantini, gli spagnoli, i genovesi: non erano attratti dal mare, bellissimo per carità, ma dalla ricchezza dell'entroterra. 

Qualcosa di simile sta accadendo oggi: arrampicatori, trekkers, mountain bikers di mezza Europa hanno eletto il finalese come un luogo ricco di opportunità e di tesori. Valli ombrose e scoscese, sentieri, terrazzamenti, grotte, rupi, vestigia del passato, borghi e case sparse: un patrimonio di natura e civiltà che il boom del turismo di massa aveva ignorato e anche lasciato andare in rovina, sta acquistando valore e interesse sempre maggiore. 

Il turismo del nuovo millennio non è solo luglio-agosto, mare-ombrellone, seconde case e alberghi.

La new wave è l'outdoor, la settimana di cicloturismo, le pareti attrezzate per l'arrampicata, i percorsi  di trekking, la gastronomia. Vacanze più sobrie e a bassa intensità di spesa, sia ben chiaro. Ma il flusso è continuo, dieci mesi all'anno.  

Alcuni si sono già mossi. Per fare un esempio, a due chilometri da Finalborgo l'agriturismo Ca' di Alice cucina un menu a prezzo fisso di piatti semplici e abbondanti. Si pagano 20 € a testa volendo proprio esagerare ed è sempre pieno.  

L'ospitalità e le iniziative dei privati possono conquistare nuovi clienti, ma un po' di pianificazione non guasterebbe. Con una facile passeggiata di 20 minuti a piedi dalla valle di Montesordo si può raggiungere un castrum medioevale. Altri due passi e trovate la cappella protoromanica (X-XI secolo) di S. Antonino, con una cripta perfettamente conservata. Dalla cime dell'altura godrete il panorama su Finalborgo e il mare. In altri paesi ci avrebbero costruito intorno un museo, con scavi archeologici e visite guidate. Invece qui è tutto abbandonato.

Per valorizzare il turismo “alternativo” o semplicemente moderno, si dovrebbe investire di più nel recupero del patrimonio storico e ambientale, ma anche in aree attrezzate per i camper, parcheggi non selvaggi, posti tappa,  manutenzione dei sentieri, mappe e segnaletica. 

Un'offerta più ampia di esperienze e servizi permetterebbe a questo angolo ancora magnifico della costa ligure di riannodare, come in passato, il legame con il territorio, la risorsa più preziosa al di là del mare.

 

Luisa Beltramello - settembre 2012

 

 

 

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