Leggo sul Blog di Beppe Grillo e in un intervento su "Libertà" di pochi giorni fa di un gruppo di pentastellati piacentini - quest'ultimo estratto parola per parola dal primo - una specie di elenco di vantaggi che il nostro paese ricaverebbe dall'abbandono della moneta unica e dal ritorno alla sovranità monetaria con il ripristino della vecchia lira italiana o, sono parole dello stesso elenco, di una moneta nazionale comunque la si voglia chiamare.

Vorrei, come sono solito fare, portare rispetto alle idee altrui e in ogni caso a quelle che non condivido, ma in questo caso proprio non ci riesco.

Non dico che solo gli economisti, solo gli esperti debbano dissertare di questa scienza che negli ultimi decenni è diventata pane quotidiano, anche di giornalisti, uomini politici, comuni cittadini che si sono sentiti toccati, coinvolti dalle politiche dei governi, dalle decisioni delle istituzioni sovranazionali nella loro vita quotidiana, nel loro lavoro.

Anche il sottoscritto fa parte della categoria dei cittadini comuni, lungi dal ritenersi un esperto, anche se ne mastica a sufficienza per essere in grado di comprenderne almeno le basi.

Devo perciò dire che le motivazioni contenute nel suddetto Blog e nell'intervento sul giornale

 a giustificazione dell'iniziativa referendaria del movimento di Beppe Grillo mi hanno lasciato veramente stupito, tanto nelle stesse vengono ignorati bellamente non solo i principi dell'economia, anche i più elementari, ma la stessa realtà.

Si dice anzitutto che il nostro paese ha bisogno di una moneta "forte" .."non con il vecchio conio ma con una concezione attuale". A parte che il concetto mi sfugge del tutto, ma come si crea una moneta forte ritornando a una moneta debolissima come era la lira, soggetta a periodici attacchi da parte dei mercati internazionali? Come si crea una moneta forte se si stampano banconote a volontà, creando inflazione, svalutazioni continue, ignorando i deficit di bilancio che provocano l'aumento del debito pubblico?

Si dice che stampando moneta si pagherebbero "meno interessi alle banche private". Mi pare una dichiarazione a dir poco delirante. I tassi d'interesse aumenterebbero invece a dismisura.

Tutti ricorderanno i tassi ben più alti ai tempi della lira mentre nella zona dell'Euro, grazie all'aggancio con le economie più forti, meno indebitate, con bilanci pubblici più stabili, i tassi sono fortunatamente bassissimi. Basta citare il tasso corrente dei nostri BTP decennali, oggi inferiore al 2%, nonostante uno spread rispetto ai Bund tedeschi di circa 140 punti base. Guardate a quanto sta succedendo in Russia, con i tassi al 17% e la gente che fa la fila davanti alle banche per ritirare i pochi risparmi.

Basta ricordare i tassi sui mutui delle case vigenti ai tempi della Lira, intorno al 7-10% quando erano stabilizzati, mentre oggi sono circa la metà. Vale ancora di più per quanto riguarda i prestiti alle aziende.

Il nostro debito pubblico che oggi viaggia a circa 2140 miliardi di Euro (e  non è in mano esclusivamente alle banche, ma per una quota sostanziale anche ai risparmiatori privati, italiani e stranieri) costa una novantina di miliardi all'anno ai bassi tassi attuali. Costerebbe probabilmente ben più del  doppio con una moneta autarchica, stampabile a volontà, con uno stato ancor più indebitato, in un'economia come la nostra, per di più costretta a svalutare per respirare.

E' vero che gli esportatori godrebbero per un po' dei vantaggi di un cambio svalutato, ma si tratterebbe di un respiro di breve durata perchè nel frattempo aumenterebbero i costi interni e soprattutto quelli delle materie prime e del petrolio che noi importiamo per la quasi totalità pagandoli in moneta forte. Quindi, svalutazioni continue, inflazione, nuove svalutazioni e altra inflazione. E tanti saluti.

Si dice che le tasse sono alte per rimanere nei parametri europei. Cioè il limite del 3% del deficit e la riduzione del debito pubblico? Forse capisco male, ma si vuol sostenere che uscendo dall'Euro non avremmo più limiti ai deficit di bilancio e il debito pubblico dovrebbe dunque aumentare ancora? E come faremmo a pagare gli interessi se non aumentando le tasse? Forse stampando moneta a volontà depauperando i risparmiatori italiani, i lavoratori e i pensionati con soldi continuamente svalutati? Ammesso che si possano trovare ancora risparmiatori o investitori disposti a finanziarci rimettendoci anche la camicia?

Si pensa forse a moratorie e default tipo Argentina truffando chi finora ci ha prestato soldi?

L'Argentina solo recentemente, dopo una quindicina d'anni, è stata in grado di piazzare i suoi titoli sui mercati, sia pure a tassi molto elevati. Nel frattempo gli argentini si sono impoveriti, eccettuati i pochi che si sono avvantaggiati speculando sulla povertà altrui.  

E' vero che l'Euro e l'Unione Europea sono un vincolo. Sono, appunto, il disincentivo che ci voleva per la gestione allegra e spendacciona che ha dominato la politica economica del nostro paese per un buon quarantennio.  

 

Giacomo Morandi (Rivergaro)

                                                                                 

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - gennaio 2015