Vi proponiamo un secondo articolo di Filippo Vasta, anch'esso del novembre 2013, comparso sul giornale dell'Associazione Pensionati Cariplo.

 

Anche nell’ambito della nostra categoria c’è la piaga degli ex esodati, i quali, per lo slittamento della propria finestra pensionistica, non percepiscono più l’assegno di esodo e non hanno ancora la pensione. Costoro dovrebbero essere “salvaguardati”, cioè assistiti da un assegno stanziato dallo stato con un’apposita legge. Nella maggioranza dei casi non hanno ancora visto una lira, ma possono sperare e nel frattempo consumare i propri risparmi se sono così fortunati da averne messi da parte.
Per convenzione, l’esodato è considerato, ai fini della partecipazione al Fondo Sanitario, un dipendente in servizio. L’ex esodato invece, a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui è cessata l’erogazione
dell’assegno di esodo, scompare dagli elenchi della banca, ma non entra in quella dei quiescenti sino a quando non
maturerà il diritto alla pensione. Si trova in un limbo.
Ai fini della contribuzione al Fondo Sanitario, la banca partecipa, per il personale in servizio, con un contributo
commisurato al numero dei dipendenti, per un importo di originari Euro 900, soggetti a rivalutazione annuale.
Attualmente si commisura in ca. Euro 970. Poiché gli ex esodati non trovano collocazione nell’elenco dei dipendenti, essendo stati cancellati con la cessazione dell’assegno di esodo, la banca non corrisponde più il contributo aziendale.
Una situazione siffatta avrebbe richiesto un interessamento immediato delle Fonti Istitutive, unico organismo avente competenza in materia di contributi e prestazioni, anche perché la delicatezza del caso e il disagio cui queste persone vanno incontro sono senz’altro degne della massima attenzione e solidarietà.
La Direzione del Fondo Sanitario, verosimilmente su input del Servizio Personale della banca, ha provveduto ad addebitare a questi soci, in aggiunta alla quota di contributi prevista a loro carico, anche la componente aziendale. Il problema non è stato portato all’attenzione del Consiglio di Amministrazione per incompetenza dello stesso sull’argomento; non si è potuto neanche, per disposizione del Presidente, discutere o verbalizzare alcunché sull’argomento, che era marginalmente emerso nella seduta del marzo 2013.
Da allora nessuna decisione è stata assunta dalle Fonti Istitutive, uniche depositarie di competenze in materia di contribuzioni e prestazioni. Con l’inizio del prossimo anno, la situazione sopra descritta si estenderà ad altri associati, e nel timore che l’attuale situazione di interruzione di trattative e relativo stato di agitazione sindacale possa rendere problematica una prossima attività delle Fonti Istitutive, l’argomento è stato portato nel CdA del 5 novembre in maniera trasversale. Non è stato infatti inserito all’ordine del giorno, ma è stato oggetto di un breve passaggio nella relazione del Direttore. A tale passaggio ha fatto seguito un intervento del Consigliere prof. Sandulli, notoriamente consulente legale dell’azienda, il quale ha sostenuto che, in mancanza di una determinazione da parte delle fonti istitutive, spetta al CdA farsi carico del problema, riappropriandosi della pienezza delle proprie competenze.
Ho fatto presente che il CdA non può riappropriarsi di qualcosa che non è mai stata propria e se non aveva competenze prima non ce le ha neanche ora, malgrado le inadempienze delle Fonti Istitutive, visto che lo Statuto parla chiaro. È stato allora deliberato di fare un’ulteriore raccomandazione alle Fonti Istitutive per la soluzione del caso; tuttavia, a Consiglio chiuso, ho capito che la deliberazione conterrà, a verbale, una autorizzazione in via transitoria alla Direzione del Fondo di procedere agli addebiti in attesa della soluzione del problema da parte delle competenti Fonti Istitutive. Ripeto che si trattava di un argomento non previsto dall’OdG.
Mi riprometto di contestare la cosa quando mi verrà sottoposto il verbale per l’approvazione, sempreché il verbale stesso non riporti correttamente il mio intervento sull’argomento. Nel frattempo ho inviato al Presidente e ai Consiglieri la seguente e-mail:
Mi associo all'invito del Consigliere Manna perché l'argomento venga discusso al più presto dalle Fonti Istitutive.
Ritengo che, al momento, il Fondo stia operando gli addebiti in questione senza una legittimazione che può derivare soltanto, come tutti gli argomenti concernenti il regime della contribuzione, da un Accordo. Non può, a mio parere, ritenersi efficace, neanche in via provvisoria, la deliberazione assunta dal CdA del 5 novembre u.s. Tale deliberazione, su un argomento peraltro non all'ordine del giorno, è al di fuori dalle competenze statutarie dell'Organo.
Mi rivolgo pertanto al Presidente perché si adoperi affinché una apposita sessione delle Fonti Istitutive proceda a
discutere nel merito il regime da applicare agli associati che si trovano nella condizione sopra descritta ed a prendere una corretta decisione di cui il CdA sarà lieto di prendere atto.
Con i migliori saluti,

Filippo Vasta

novembre 2013

 

 

 

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Piazza Scala - novembre 2014