Abbiamo ricevuto da un collega esodato la seguente mail:
Volevo segnalare la brutta vicenda che riguarda alcuni esodati e il
Fondo Sanitario Integrativo di Intesa Sanpaolo.
In sintesi: la banca si è impegnata a mantenerci le condizioni come
personale in servizio fino a quando non raggiungiamo la pensione; per
effetto della Tremonti/Sacconi qualcuno supera l'anno solare e dal primo
gennaio dell'anno nuovo si trova sospeso dalle prestazioni del FSI e, per
giunta, deve pagare 950 euro circa che la banca non tira fuori più per
mantenere lo stato di iscritto.
I sindacati, secondo me non coinvolti a sufficienza, nonostante alcune
persone siano di estrazione sindacale nel Consiglio del FSI, fanno i pesci
in barile. La banca, che ci ha garantito - fino al raggiungimento della
pensione - che saremmo stati equiparati al personale in servizio, non può
semplicemente chiamarsi fuori; bisogna inchiodarla agli impegni assunti.
Qui sotto la vicenda di una persona, tratta da Facebook e dal gruppo esodati
ISP.
Alcune precisazioni sul FONDO SANITARIO INTEGRATIVO per gli ESODATI ANTE.
Ad ottobre 2012 sono uscito dal Fondo di Solidarieta' e percepisco l'assegno
del Fondo Sociale fino a giugno 2013. Ai fini del FSI ho quindi scavallato
l'anno, ossia per il 2012 la quota fissa annua (ossia non frazionabile) di
951,30 euro l'ha pagata la Banca, mentre per il 2013 la Banca non vuole
pagare detta quota e se non la paghiamo noi esodati ante che hanno terminato
di percepire l'assegno del Fondo di Solidarieta', perdiamo le prestazioni
del FSI.
E' noto che gli esodati ante hanno una lettera che la Banca ci ha rilasciato
al momento della risoluzione e che dice che ci assicurerà fino al mese
precedente la pensione: il mantenimento dell'iscrizione alle stesse
condizioni di contribuzioni in essere per il personale in servizio.
Un'autorevole sindacalista che ha partecipato alla firma come parte sociale
nella costituzione del FSI, mi ha precisato che secondo la Banca l' impegno
preso con la lettera di risoluzione del rapporto e' venuto meno, perche'
l'accordo costitutivo non prevede che la quota fissa annua di euro 951,30
sia carico della Banca.
Pertanto ho deciso di effettuare il bonifico di 951,30 euro, che a mio
avviso era a carico della Banca, perche' diversamente si perde la qualita'
di iscritto e conseguentemente la copertura degli eventi assicurati.
Ritengo ingiusta l'interpretazione che l'impegno preso con la lettera di
risoluzione non valga con la costituzione del FSI, al quale peraltro hanno
girato le riserve delle vecchie casse assistenze.
Faro' una lettera di richiesta di rimborso della quota fissa. Sicuramente
sara' necessaria un'azione legale per far valere il nostro diritto
calpestato.
Mi piacerebbe contare quanti esodati ante iscritti al nostro gruppo od anche
non iscritti, che scavalcando l'anno con l'assegno del Fondo Sociale,
ritengono ingiusta l'interpretazione fatta dalla Banca e condivisa anche dal
Sindacato, che l'impegno sottoscritto non valga piu'.
Vi chiedo cortesemente di segnalarci coloro che condividono quanto scritto
sopra e che sarebbero favorevoli ad un' eventuale azione collettiva per
chiedere il rimborso dei 951,30 euro.
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Ecco cosa ne pensa Filippo Vasta, Consigliere del Fondo Sanitario
in rappresentanza dei Pensionati.
Filippo Vasta
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Ecco un'ulteriore dimostrazione dell'insensibilità di
IntesaSanpaolo (ma riteniamo che questo comportamento sia esteso a tutti
gli istituti di credito oggi esistenti) nei confronti dei suoi
dipendenti, siano essi in servizio, esodati o pensionati: nulla a che
vedere con gli atteggiamenti signorili di una volta che non avrebbero
sicuramente permesso una tale macelleria sociale (consentita dai governi
dal 2010 in poi).
Chiediamo ai nostri lettori di intervenire utilizzando il formulario
sottostante per
esprimere il loro parere sulla questione.
Piazza Scala - febbraio 2013
Piazza Scala - febbraio 2013