L'Eremo di Santa Caterina è uno dei
luoghi più suggestivi del lago Maggiore. Situato sulla costa
lombarda a pochi chilometri da Varese è abbarbicato sullo
strapiombo, ad un'altezza di 20 metri sul lago, su un costone
roccioso. Il Monastero è raggiungibile con due scalinate, quella
più breve (80 gradini) parte dall'imbarcadero dove approdano i
battelli della navigazione lacustre e quella di ben 270 gradini
scende dalla sovrastante strada provinciale nel Comune di
Leggiuno presso il paese di Reno. Consiglio il più facile e
scenografico approdo con il battello che si può prendere a
Stresa, ad Arona a Laveno o in altro degli approdi lacustri.
La leggenda vuole che tale Alberto
Besozzi di Arolo, un ricco mercante locale che scampato ad un
naufragio per grazia di Santa Caterina di Alessandria, decise di
ritirarsi, intorno all'anno 1170, per condurre vita da eremita
in una grotta sulla scogliera del Sasso Ballaro. La leggenda
dice anche che nel 1195 ci fu una epidemia di peste e che le
preghiere dell'eremita posero fine al flagello per cui la
popolazione del luogo volle erigere una cappella a memoria del
miracolo intitolandola a Santa Caterina, oggi visibile in fondo
alla chiesa. Dopo la morte l'eremita fu sepolto vicino alla
cappella e pochi anni dopo fu beatificato.
Il posto divenne subito meta di
pellegrinaggi. Alcuni anni dopo la morte del Beato, nel XIV
secolo, venne costruita un'altra cappella dedicata a Santa Maria
Nova e poi una dedicata a S. Nicolao. Attorno al 1400 le
cappelle vennero riunite in un unico complesso che negli anni
successivi si ingrandì con l'aggiunta di un piccolo Monastero ed
un alloggio per i pellegrini (quest'ultimo costruito nel 1500).
All'inizio del 1600 il monastero fu oggetto di un altro
miracolo, ascritto al beato Alberto: cinque enormi massi si
staccarono dalla rupe e caddero sulla cappella. Rimasero
impigliati sopra la chiesetta e solo in anni recenti sono stati
rimossi.
Il monastero, negli anni passati era
molto frequentato dai pellegrini e crebbe in importanza e
ricchezza e fu retto prima dai Domenicani, poi dai frati di
Sant'Ambrogio, poi dai Carmelitani; poi ebbe un lungo periodo di
decadenza a partire dal 1500. Per tutti gli anni passati l'eremo
era raggiungibile solo via lago o attraverso un disagevole
sentierino. Solo nel secolo scorso fu costruita l'attuale
scalinata che collega il sito alla strada a monte. Oggi
completamente restaurato è retto dai Benedettini.
Raggiunto l'approdo con il battello e saliti i pochi gradini si
accede dal portone di ingresso al Convento meridionale, una
volta adibito ad alloggio dei pellegrini, che ha begli affreschi
nella sala del camino. Percorso un portico che ha una stupenda
vista sul lago e sulle isole Borromee si raggiunge un cortile
dove si trova un antico torchio usato dai frati per spremere
l'uva e le olive. Si raggiunge quindi il Conventino con un bel
portico affrescato. Dal piazzale antistante la Chiesa la vista
del lago e delle isole è un momento di grande emozione per la
bellezza dei luoghi e la serenità del paesaggio. La chiesa, che
ha un bel campanile trecentesco, racchiude le cappelle dei Santi
riunite nel complesso e la grotta del Beato; le pareti della
chiesa sono riccamente affrescate con opere di pittori lombardi
come Giovanni Battista Advocatis di Milano e Giovanni Pietro
Crespi da Busto Arsizio.
b.l. (2006) |