E’ difficile, anche per presupposto educazionale, che mi scappi una qualche
parola indecente (come da titolo), ma ho scoperto che oggi il vocabolario
dell’etica è arretrato a remora per non essere letti o
ascoltati, fermo restando che, chi non condivide il contenuto di questa mia
antica riflessione, non è poi tanto avulso dal predetto “aggettivo
sostantivato”.
Oggi, ogni impresa, per guadagnare deve produrre, non solo per incrementare
il suo conto economico, rinnovare gli impianti ecc., ma anche per pagare gli
stipendi al personale dipendente. E fin qui non ci piove. Ne consegue che,
per aumentare la produzione, vi è bisogno sempre di nuovi mercati perché
altrimenti tutto diventerebbe “fondo di magazzino”. Ma non sempre bastano i
consumatori: è necessario che l’ecosistema sia in grado di assorbire il
correlato aumento della produzione all’inquinamento ambientale e,
soprattutto che le risorse primarie improvvisamente non vengano a mancare.
Di questi rischi tutti se ne “sbattono”, preferendo parlare delle prossime
elezioni, dello scudetto della squadra di calcio, delle “tette” della
Antonella Clerici, delle trans di Marazzo; persino il Pentagono sta per
riconoscere che il più grosso pericolo per l’umanità non è il terrorismo,
bensì l’emergenza climatica che, scatenerà quanto prima guerre planetarie
per il possesso di un bene primario come l’acqua. Non ci si rende conto
infatti che se la temperatura salirà di ancora pochi gradi ci sarà
l’estinzione di ogni specie vivente.
Nessuno, o pochi, ma solo con propositi di facciata, parlano di queste cose,
preferendo andare avanti con produzioni inutili, sprecando l’acqua,
aumentando i gas nell’atmosfera, senza pensare alle fonti alternative
rinnovabili come l’idrogeno, che è ubiquitario ed adoperabile
immediatamente, da domani, anzi da oggi!
Ovviamente le grandi lobbies non gradiscono questo discorso essendo esse in
grado di togliere la voce a chiunque attraverso il controllo dei mass-media
e di chi, supinamente, blatera che la scienza troverà un rimedio anche a
questi problemi. Eppure è questione di vita o di morte e forse è già troppo
tardi !
In nome del consumismo però si continua ad andare avanti, martellati da una
pubblicità asfissiante, tutta contro natura e contro la salute. Una logica
aberrante entrata di recente clamorosamente in crisi sia per lo shock
ambientale, ma anche perché i mercati non tirano più.
Ciò che vado dicendo mi etichetterà come “stupido”, ma io credo che sia
necessario urgentissimamente e drasticamente diminuire i consumi per
diventare tutti più poveri. Sì, tutti più poveri. Ma anche questo
impoverimento non sarà sufficiente perché è necessario da subito operare una
riconversione industriale a livello planetario, rinunciando all’automobile
ed al riscaldamento, almeno fino a quando il sistema energetico non
utilizzerà fonti rinnovabili ed ecologicamente ineccepibili. E’ necessario
consumare meno prodotti inutili, risparmiando materie prime e risorse
energetiche ed arrivare ad un colossale piano di disinquinamento.
Una nuova imprenditoria dovrà nascere dalle ceneri della vecchia. Ma siccome
ritengo che ciò non avvenga, anzi ciò è altamente improbabile, io penso che,
se non mettiamo tutto in discussione e da subito, cesserà ogni possibilità
di vita sulla terra.
L’Apocalisse la vedremo noi stessi, non sarà uno spettacolo riservato
unicamente ai nostri discendenti e senza dubbio sarà un avvenimento
imbarazzante.
E chi oggi non ragiona in questi termini è un povero allocco ! Come tutti
coloro che ci governano a livello planetario, Italia compresa. Fatte salve
le rare eccezioni.
ARNALDO DE PORTI
Agosto 2010
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