La notizia che il 19 febbraio la Banca Centrale Europea ha pubblicato per la prima volta il verbale di una riunione del suo Consiglio Direttivo è una novità di grande interesse.
Draghi ha così segnato un altro passo avanti nel lento processo di riforma dei processi e delle decisioni della BCE abbandonando il modello tedesco di segretezza delle decisioni della banca centrale. Nel verbale pubblicato (quello del 21-22 gennaio in cui è stato dato il via libera al Quantitative Easing) si dice che la decisione è stata presa “a larga maggioranza” ma sembra proprio che nel futuro prossimo anche le posizioni individuali verranno rese pubbliche con le opinioni ed i voti di ciascun membro del Consiglio Direttivo, come del resto avviene da tempo per la Federal Reserve e la Bank of England. La BCE si adeguerà in questo modo al modello anglosassone nel quale l’accountability della banca centrale è garantita anche dalla pubblicità sul modo in cui essa perviene alle sue scelte.
Nella cultura anglosassone con il termine accountability si intende la responsabilità di un soggetto (o di un gruppo di soggetti) nei confronti di una collettività di portatori di interessi per i risultati conseguiti e comporta l’obbligo di rendere conto delle proprie decisioni. Nel settore specifico della governance il concetto comporta necessariamente quelli di trasparenza e di compliance. NeI campo “politico” è un aspetto inscindibile del processo di delega che prevede una valutazione dell’operato da parte dell’elettorato ed un monitoraggio dei risultati per verificare se sono in linea con gli interessi dei deleganti. Più in generale siamo in presenza di una relazione in cui “A” (soggetto ad accountability verso “B”) è obbligato a informare B delle sue azioni e decisioni (anche passate o future), può essere chiamato a giustificarle, può essere sanzionato rispetto a queste decisioni".
Questo spiega perché il tema della accountability è diventato centrale nei dibattiti sulla governance del settore pubblico, privato e in particolare delle organizzazioni non-profit. I soggetti che hanno responsabilità verso una collettività hanno infatti il dovere di rendere conto delle loro scelte, azioni, politiche, e di rispondere delle conseguenze. La collettività ha il diritto di essere informata di tali decisioni, di criticarle e di avere risposte. Oltre agli aspetti di rendicontazione, l'accountability presuppone dunque anche trasparenza (i decision-makers devono rendere pubbliche le loro decisioni e motivazioni) e partecipazione (devono esistere spazi pubblici per la comunicazione, la critica, il contraddittorio).
Tornando a Draghi, perché la sua scelta di abbandonare il modello tedesco per abbracciare il modello anglosassone? Perché in un consesso come quello della BCE dove i processi decisionali sono ‘blindati’ per la presenza di voti ‘più uguali’ di altri la decisione di pubblicizzare i verbali del Consiglio Direttivo ( e cioè le posizioni individuali, le opinioni, i voti espressi, il modo in cui si perviene alle scelte) comporterà una riferibilità diretta delle scelte fatte dai vari accountors nei confronti degli account-holders, che in ultima istanza sono l’elettore europeo e l’opinione pubblica.
Veniamo infine al nostro “piccolo modo antico” dove questo concetto è ancora lungi dall’essere conosciuto e compreso. Nel Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo IntesaSanpaolo è prevista una rappresentanza solo simbolica dei pensionati (che pure rappresentano un quarto degli iscritti), i voti di alcuni portatori di interessi sono “più uguali” di altri, i processi decisionali sono “blindati” e “secretati”. E’ tanto difficile capire che non c’è nessuna possibilità di modificare l’attuale situazione del Fondo Sanitario Integrativo se prima non si apre alla accountability dell’ente partendo dalla pubblicazione dei verbali del CdA nell’ambito di un processo di assoluta trasparenza che contempli il pieno diritto di accesso agli atti da parte degli iscritti? Eppure nel novembre 2014 -quando il Direttore del FSI ha portato in Consiglio di Amministrazione la questione sollevata dalla richiesta di ottenere copia di alcuni verbali al Consiglio- tutti i consiglieri (compreso quello della Lista Pensionati) hanno votato all’unanimità per mantenere la “secretazione” degli atti in base a inesistenti motivi di privacy. Rendere pubblici i verbali, con le motivazioni individuali e le votazioni relative garantisce il rispetto degli interessi di tutti gli aderenti (e in specie di pensionati ed esodati) mentre l’anacronistica “secretazione” degli atti del Fondo è evidentemente funzionale ad altri interessi, che non sono certamente quelli dei quiescenti e degli esodati.

Pierre de Cappòn
 

 

 

http://www.glistatigenerali.com/euro-e-bce_macroeconomia/e-la-bce-pubblica-i-suoi-verbali/
Accountability
Dizionario di Economia e Finanza (2012)
accountability Responsabilità incondizionata, formale o non, in capo a un soggetto o a un gruppo di soggetti (accountors), del risultato conseguito da un’organizzazione (privata o pubblica), sulla base delle proprie capacità, abilità ed etica. Tale responsabilità richiede giudizio e capacità decisionale, e si realizza nei confronti di uno o più portatori di interessi (account-holders o accountees) con conseguenze positive (premi) o negative (sanzioni), a seconda che i risultati desiderati siano raggiunti o disattesi. L’accento non è posto sulla responsabilità delle attività svolte per raggiungere un determinato risultato, ma sulla definizione specifica e trasparente dei risultati attesi che formano le aspettative, su cui la responsabilità stessa si basa e sarà valutata. La definizione degli obiettivi costituisce, dunque, un mezzo per assicurare l’accountability.
Insieme al concetto di responsabilità, l’a. presuppone quelli di trasparenza e di compliance. La prima è intesa come accesso alle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, fra cui gli indicatori gestionali e la predisposizione del bilancio e di strumenti di comunicazione volti a rendere visibili decisioni, attività e risultati. La seconda si riferisce al rispetto delle norme ed è intesa sia come garanzia della legittimità dell’azione sia come adeguamento dell’azione agli standard stabiliti da leggi, regolamenti, linee guida etiche o codici di condotta. Sotto questi aspetti, l’a. può anche essere definita come l’obbligo di spiegare e giustificare il proprio comportamento.
Si distinguono diverse tipologie di a. in base alla natura dei portatori di interessi (a. politica, legale, amministrativa, sociale e professionale), alla natura del soggetto chiamato a rispondere delle proprie azioni (corporate a., a. gerarchica, collettiva o individuale), alla natura della condotta (a. finanziaria, procedurale o di prodotto), alla natura dell’obbligo (a. verticale, diagonale o orizzontale).
 

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - febbraio 2015