Era alto, sottile senza forme dentro la tunica nera, con un’espressione intensa nel bel viso illuminato da una fede profonda che cercava di trasmettere.
Non predicava. Spiegava con accenti così convincenti e toccanti da ottenere sempre l’attenzione di tutta la classe. Il soprannome attribuitogli di Don Tubo si riferiva al suo aspetto ma senza volontà canzonatoria perché era molto rispettato.
Parlava sì di Gesù e del vangelo ma la maggiore parte dell’ora di religione era dedicata ai problemi quotidiani dei giovani fra cui gli incontri amorosi.
Il titolo di questo racconto avrebbe potuto essere Daniele (nome di fantasia) per ricordare una parentesi del percorso di vita di un compagno di scuola.
Era o è, spero, un bravo ragazzo ma sull’argomento amoroso un po’ spaccone a prima vista. Asseriva che l’incontro con una donna per lui voleva dire sesso “di passaggio” e niente altro. Di passaggio appunto per iniziare al più presto una nuova avventura. Per diverso tempo lo giudicai un superficiale spaccone. Poi una sera tornando a casa, si tradì rivelandomi un doloroso insospettabile senso di solitudine.
A questo punto nella storia si inserisce Don Tubo. Parlando di amore profano diceva (non cito alla lettera difficile dopo tanti anni) state attenti se in una relazione con una donna la prima emozione che avete provato è di origine sessuale, difficilmente il rapporto evolverà in vero amore.
Daniele quasi irrideva a tali concetti.
Il destino alle volte sembra divertirsi.
Una sera uscendo dal cinema gli fu presentata Irene con la quale iniziò una riflessione sul film ma poi il discorso si allargò ad altri argomenti e Daniele scoprì la confidenza quel senso misterioso del “potersi fidare”, di potere financo dire qualcosa di sé nascosto dentro i meandri della sua psiche.
La incontrò più volte ancora. Alle volte per incontri fortuiti altre dopo averla cercata trovando sempre più conferme ed allacciando un rapporto fatto di idee , ideali e intese di ordine spirituale.
Alla fine di quelle conversazioni sempre più spontanee e per lui rivelatrici comprese il significato profondo della parola amore. Si sovvenne a risentire come un’eco le parole di Don Tubo. Ma a questo punto entra in ballo anche il destino.
Era una vigilia di Natale. Una sera fredda e ventosa . Ma le condizioni climatiche non potevano interferire con le profferte d’amore.
Quasi balbettando aveva iniziato il discorso per esternare il suo sentimento, quando Irene con estrema gentilezza lo interruppe. “Scusami per quello. che sto per dirti. ,per la delusione che sto per infliggerti ma io ho già un amore così grande che è difficile capirmi. Fra qualche mese partirò per l’India per dedicare ai lebbrosi la mia vita.
Non so più nulla di Daniele che si è trasferito in altra località a me non nota come la sua vita negli anni che son seguiti. La sua storia per me conosciuta finisce qui. Ovunque egli si trovi lo raggiunga l’augurio che gli invio con tutto il cuore di aver trovato anche lui la sua strada.

 

Giovanni Noera - luglio 2011
 

 

 

 

 

Giovanni Noera

Collega ex Comit, si è laureato all'Università di Torino e deve la sua formazione
culturale ai tanti incontri avuti nelle sue varie residenze per motivi di lavoro.
Numerosi sono i suoi viaggi negli USA e in Europa, oggetto di suoi articoli. Nato in Sicilia; ha vissuto in Friuli, Trentino, Lombardia e Liguria. Da diversi anni vive a Modena in Emilia.
Ha pubblicato tre romanzi:
- «Tempi perduti e ritrovati» (1° premio concorso letterario "La Vecchia Lizza a Marina di Carrara");
- «Per caso per sempre» (2° premio... Marina di Carrara)
- «Son tornate a frinir le cicale» (Delta 3 edizioni).
Il romanzo «C'e una logica nel destino?» è arrivato 2°al premio letterario «L'inedito». I racconti presenti nella raccolta "Emozioni" hanno ricevuto il primo premio - XIV° edizione concorso letterario «Padus Amoneus» a Parma). Ha collaborato con alcuni periodici.

 

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