una nuova lettera ai 7 colleghi del Direttivo Anpecomit che hanno convocato l'assemblea 

 

 

 

Abbiamo ricevuto la seguente comunicazione mail relativa ad un nuovo netto disconoscimento della validità dell'assemblea straordinaria Anpecomit del prossivo 26 marzo.
La trascriviamo integralmente precisando che gli scritti di Fernando Mazzotta e Leonardo Esposito sono già presenti sul nostro sito.
Nell'occasione il promotore ci ha richiesto di pubblicarla su Piazza Scala.
Piazza Scala - 21 marzo 2012

 


 

20 marzo 2012

RACCOMANDATA A.R.

Al Consiglio Direttivo ANPECOMIT, Roma

 

DISCONOSCIMENTO LEGITTIMITA’  DELL’ ASSEMBLEA STRAORDINARIA  CONVOCATA DA ANPECOMIT PER IL 26 MARZO 2012

 

 

I sottoscritti soci e non soci ANPECOMIT, compresi pertanto anche coloro  che hanno già disconosciuto in anticipo l’operato del vertice dell’associazione rassegnando le dimissioni e quindi non rinnovando più la quota associativa,  nonché tutti coloro che sono all’oscuro di quanto sta avvenendo sulle loro spalle in quanto non informati o male informati, colleghi che  - anche sulla base di varie segnalazioni pervenute - potrebbero essere potenzialmente molti e molti di più rispetto agli “informati”, (salvo prova del contrario il cui “onere della prova appunto” spetta  per legge in ogni caso all’Anpecomit),  con questo atto ufficiale si apprestano tutti a disconoscere sia sul piano sostanziale, che formale, la validità dell’assemblea del 26 marzo 2012,  motivando ufficialmente questo disconoscimento come segue :

Primo :  il mandato del Consiglio Direttivo, che ha indetto l'Assemblea Straordinaria,  è scaduto da circa un anno e mezzo, e la stessa prorogatio è scaduta al 31 dicembre del 2011 per cui, in mancanza del requisito dell’urgenza, non sussiste per legge la necessità di indire un simile atto straordinario, per di più in presenza di una fisionomia statutaria molto personalizzata e quindi molto sindacabile. Senza contare, inoltre,  che solo una parte dello oramai scaduto  Consiglio Direttivo ha voluto, in barba alle norme,  l' Assemblea Straordinaria che ha per finalità un atto antidemocratico quale quello di  impedire che alle prossime elezioni siano presenti come candidati altri  importanti componenti dello stesso Direttivo;  

Secondo:  l’ordine del giorno previsto dalla predetta assemblea, più che essere di natura democratica, ha i crismi di una vera e propria inquisizione in quanto spara a zero verso due vice-presidenti, persone di tutto rispetto , nonché verso altri importanti consiglieri,  che hanno davvero tutti, molto seriamente , molto professionalmente e con costante attività di volontariato,  fatto gli interessi di Anpecomit e dei suoi soci, senza venir  mai meno a quanto recita lo statuto;

Terzo:
con la indizione dell'assemblea non è stata rispettata sia la delibera del novembre 2011 (votata all'unanimità dal Consiglio Direttivo ed in tempi non sospetti) che prevedeva a gennaio 2012 le elezioni democratiche per il rinnovo delle cariche sociali, sia la volontà espressa da alcuni dei sottoscritti ma anche da  tantissimi soci che avevano inviato all'Associazione nel mese di gennaio e febbraio scorsi numerose mail affinché si andasse subito alle elezioni  .   

 

Ad abundantiam, si allegano come parte integrante di questo atto, un paio di riflessioni (fra le moltissime altre) da parte di altrettanti colleghi che, oltre ad essere più che esaustive in ogni angolazione, supportano ulteriormente l’illegittimità  di questa assemblea straordinaria convocata senza ascoltare tutti gli interessati..
 

 

Prima riflessione, ad integrazione di questo atto di Fernando Mazzotta, Taranto:
 

“Ho lasciato “decantare” per diversi giorni le considerazioni scaturite dopo la lettura del comunicato n. 4 del 1° marzo 2012 attraverso il quale per e-mail mi è stato notificato che è indetta l’Assemblea Straordinaria dei Soci per il prossimo 26 marzo 2012 con un Ordine del Giorno che vede inserito al punto 4. “Votazione”.

Intanto mi domando se i soci ANPECOMIT non collegati a Internet e, quindi, non raggiungibili per e-mail sono stati informati e in che modo.

Nell’attuale momento contingente di tensioni varie tra gruppi di associati e di palesi contestazioni sul recente modus operandi dell’Associazione, la votazione per la rielezione completa di tutti gli Organi Sociali non può essere demandata a un’Assemblea “puramente e semplicemente” anche se previsto dallo Statuto.

Qual è la necessità di abbandonare il sistema tradizionale ultra democratico, universale e garantista del voto per corrispondenza come sinora è stato fatto?

Mi chiedo quale valenza potrà avere una votazione che sicuramente sarà limitata a un numero irrilevante di partecipanti: ergo, se già in occasione delle Assemblee ordinarie tenutesi nelle varie città italiane negli anni precedenti la partecipazione, pur in presenza a corollario di soggiorni culturali e turistici allettanti, è stata via via piuttosto trascurabile , come si può immaginare ora che un socio ANPECOMIT, pur animato da buona volontà, si sobbarchi un viaggio sino a Roma (pensiamo a quant’è lunga l’Italia che va dalla Sicilia, alla Lombardia, al Veneto ecc.) per un incontro di qualche ora per dibattere sui punti 1. 2. e 3. anche se di contenuto assai delicato.

Ma ci si è chiesto quanto possa essere la spesa media pro-capite per partecipare a questa Assemblea per esprimere un voto? Fra viaggio A/R, almeno un pernottamento (o in arrivo o in partenza), una frugale cena o colazione, quanto verrebbe a costare a ciascuno di noi? «Cui prodest?» si chiederà qualcuno: a nessuno oserei dire, in quanto tutto questo ambaradan è frutto di logiche di potere che non mi va di condividere; questa convocazione con votazione finale per la rielezione degli Organi Sociali aiuta solo i fini ultimi e gli interessi che questa decisione nasconde, al di là degli alti ideali che sembra proporsi e garantire.

Per una corretta operazione di trasparenza si dovevano chiamare alle urne tutti i soci attraverso il voto per corrispondenza: non posso accettare che l’elezione degli Organi Direttivi e di Controllo di un’Associazione alla quale ho aderito sin dal primo momento, pur manifestando qualche perplessità (che ahimè! ora trova conferma), resti nelle mani di un piccolo gruppo che si presenterà il 26 marzo p.v. per eleggere i nostri rappresentanti tra una rosa di candidati che non è stata neppure resa nota. Oppure sono i soliti noti?

Cioè, ammesso che mi punga pure vaghezza di partecipare all’Assemblea del 26 marzo, dovrei decidere di affrontare una trasferta sino a Roma sapendo solo se devo o meno votare delle sanzioni contro dei presunti reprobi e non conoscere preventivamente quali sono i candidati in lista per il rinnovo degli Organi Sociali. Ma stiamo scherzando?

Non ci sto! Ho un concetto diverso di democrazia e non saranno certo le conclamate verbalizzazioni notarili o la fonoregistrazione degli interventi che si terranno a farmi cambiare idea.

TUTTI i soci hanno diritto a esprimere il proprio voto e si può farlo solo utilizzando il metodo della consultazione per corrispondenza atteso che non esiste un concentramento maggioritario di soci da far ipotizzare una partecipazione di massa all’Assemblea, ma una platea di associati frazionatamente sparsa su tutto il territorio nazionale. Non è pensabile che 2/3 mila persone prendano armi e bagagli e si trasferiscano in massa per un giorno a Roma! Ma quando mai si è vista una cosa del genere! Allora? Allora ho il fondato sospetto che se elezioni si terranno, visto che (art.18) l’Assemblea sarà valida “qualunque sia il numero dei soci intervenuti”, sarà tutta una farsa e certamente il nuovo Consiglio Direttivo non sarà l’espressione della volontà della maggioranza di tutti i soci, ma solo dello sparuto gruppo di coloro che per “comodità logistica” chiamiamola così si presenteranno in Assemblea. E un’Associazione non può farsi rappresentare sui voti dell’1% sì e no degli aventi diritto al voto.

Invece, la maggioranza dei soci ANPECOMIT anela sicuramente a ottenere un ricambio della governance atteso che quella attuale, alla quale vanno riconosciuti certamente dei meriti, al presente si è arroccata, a mio modesto giudizio, sulla difesa a oltranza di uno striminzito  gruppo di “resistenti” che con pervicacia si ostinano a portare avanti le loro ragioni (????) dinanzi alla Corte di Cassazione lasciando migliaia di pensionati Comit alla mercè di una decisione che non porterà a nulla se non al rinvio alla giustizia ordinaria (calende greche) per ricominciare, se tutto va bene, punto e a capo il discorso riparto plus-valenze Fondo. Quando, invece, un accordo di massima fra ANPEC e UNP esiste già: si tratta solo di muovere i passi “opportuni” per attualizzarlo.

I pensionati Comit non hanno più voglia di ingrassare i portafogli dell’allegro stuolo di avvocati, consulenti, liquidatori e quanti altri coinvolti nel balletto intorno a questa succulenta torta, né tantomeno di essere ostaggio di pochi elementi le cui mire al di là della pretestuosa giusta causa, perdonatemi, non riesco a comprendere  “

f.to Fernando Mazzotta, Taranto

 

 

Seconda riflessione ad integrazione di questo atto :

 

” ho appreso con stupore e sdegno che avete deciso di dare corso, il prossimo 26 marzo a Roma, ad un' Assemblea straordinaria dell'ANPEC che segnerà, con tutta certezza,  la "morte" dell'Associazione stessa,  intesa come "una libera e democratica associazione di persone nata per tenere vivo e valorizzare il patrimonio di memorie, storia e cultura della Banca Commerciale Italiana e porsi da riferimento e unità di indirizzo per la tutela dei diritti e degli interessi dei soci".

Scopo di questa Assemblea straordinaria non è altro che mettere in stato di accusa ed eliminare tutta la parte "milanese" del Consiglio Direttivo, rea di avere finora lavorato, con dedizione e competenza, esclusivamente nell'interesse dei soci, adoperandosi - con tutte le proprie forze - affinchè l'Associazione non perdesse mai di vista il suo scopo primario, facendo sentire la propria voce in Consiglio Direttivo ed assumendo posizioni critiche verso proposte ed iniziative insensate.

Forse voi temete che l'operosità "tipicamente lombarda" possa oscurare il vostro operato e quello del Presidente?

No, vi sbagliate. I signori Basilico, Costantino, Marini e Minotti - ai quali aggiungerei i signori Folesani e Vasta (anche loro "milanesi"), costretti recentemente a dare le dimissioni dai loro incarichi - hanno dimostrato, con fatti e comportamenti, di non avere alcuna sete di potere, ma di difendere solo lo spirito originario dell'ANPEC: tutelare i diritti e gli interessi dei soci.

 Esaminiamo, ora, gli atti di accusa nei confronti dei "reprobi" (chiedo scusa agli interessati per la definizione):

 1) mancato rispetto di talune deliberazioni assunte dalla maggioranza del Consiglio Direttivo 

 Non vi accorgete, cari signori, che il Presidente per primo, con il vostro servizievole avallo, non ha rispettato le deliberazioni assunte dal Consiglio?

Infatti, il 16 novembre 2011 il Consiglio Direttivo, riunito a Firenze, aveva - tra l'altro - deliberato all'unanimità di indire entro il 31 dicembre 2011 le elezioni per il rinnovo degli organi sociali,  elezioni che dovevano tenersi in gennaio 2012. Perchè non sono state tenute? Numerosi soci vi avevano invitati a farlo, ma con scuse campate in aria sono state sempre rimandate.

Il Presidente, nel corso del lungo colloquio telefonico che ho avuto con lui ai primi di gennaio, ha avuto l'ardire di giustificare la mancata tenuta delle votazioni con la paura di non avere più la maggioranza dei consigliere fedeli e asserviti al suo volere. Questa, secondo voi è democrazia? Questo vuol dire fare gli interessi dei soci? 

Chi si è opposto ai  vostri comportamenti scorretti è stato "costretto" a dimettersi o, se ha fatto opposizione nell'ambito di un democratico dibattito di consiglio, tacciato come  persona  indegna e, pertanto, condannata, senza processo, alla decadenza dalla qualità di socio (con l'ovvia conseguenza di non potersi più ricandidare nel Consiglio).

 2) diffusione all'esterno (non autorizzata dal Consiglio Direttivo ANPECOMIT) effettuata da parte dei citati Consiglieri (trattasi dei sigg. Basilico, Costantino, Marini e Minotti), di fatti riguardanti la vita associativa interna, utilizzando dati sensibili relativi agli associati.... (omissis) 

Non sapevo che l'ANPEC fosse una società segreta, dove i soci non possono comunicare tra di loro; incontrarsi quando lo ritengono opportuno; scambiarsi pareri, notizie sui fatti che riguardano la vita dell'associazione nel loro comune interesse. Non pensavo che per fare questo ci volesse il superiore avallo del Presidente maximo o del suo fedele segretario. Non sapevo che il "verbo" dell'ANPEC fosse solo nelle mani del Presidente, che solo lui può comunicare con i soci dando, secondo le circostanze, la propria versione dei fatti (che non sempre - mi risulta - corrisponde alla verità).

Quando i consiglieri "reprobi" intrattenevano, per iscritto o per telefono, i soci su questioni legali, fiscali, sanitarie, ecc. e fornivano un servizio che dava lustro all'ANPEC andava tutto bene.

Quando queste persone hanno assunto un atteggiamento maggiormente dialettico,  prendendo le distanza su alcune delibere del Consiglio, al di fuori da qualsiasi logica associativa: le stesse persone sono diventate inaffidabili, deve essere tolta loro la libertà di parola, devono essere imbavagliate e, se insistono, fatte tacere per sempre!!!  

 L'atto di accusa parla di "diffusione all'esterno" di fatti riguardanti la vita associativa interna.  Ma quale è il pubblico "esterno" per una associazione di persone? Non certo i soci, specialmente se sparsi sul territorio, i quali anelano ad avere notizie sulla vita dell'associazione alla quale sono iscritti, di conoscere quello che succede, di sapere cosa ne pensano sui diversi argomenti gli altri soci. Un'associazione, libera e democratica, vive sulla circolazione delle notizie e non solo su quello che l'organo direttivo centrale vuole far conoscere. Non mi risulta che persone estranee all'ANPEC (ossia non soci ) abbiano mai usufruito di notizie riservate sulla vita dell'associazione.

 Ben più grave è il fatto di utilizzare, in tutto o in parte, l'elenco dei soci per diffondere notizie che esulano completamente dalla vita associativa. Non è eticamente corretto inviare ai soci offerte di beni e servizi a scopo commerciale, segnalare iniziative non riguardanti l'oggetto della associazione.

Non è eticamente corretto, usufruendo degli archivi indirizzi in proprio possesso, inviare ai soci ANPEC di Roma l'invito a partecipare ad un convegno (Roma - 9 marzo 2012 - Campidoglio, sala promoteca) su "immigazione ed emigrazione: due facce di un unico viaggio. Apporti di riflessione della Comunità dei Sardi sul fenomeno migratorio" 

Come direbbe l'On, Di Pietro: che c'azzecca nell'attività dell'ANPEC, se non per dare lustro al Presidente e poter, così, iniziare la sua campagna voti in vista dell' Assemblea Straordinaria.

 Passiamo ad esamininare un aspetto formale relativo alla convocazione dell' Assemblea straordinaria. 

I testi di diritto, insigni giuristi ed il... buon senso, stabiliscono che il  compimento di atti straordinari possa essere effettuato soltanto da un organismo nel pieno delle sue funzioni e poteri.

Il Consiglio Direttivo dell'ANPEC è scaduto il 31 dicembre 2010. Nel corso dell'Assemblea ordinaria, tenutasi a Trieste il 21 maggio 2011, era stato deciso di concedere al Consiglio una "prorogatio" fino al 31 dicembre 2011, tale decisone fu presa all'unanimità dei soci presenti (64 persone, pari a circa il 2,60% degli iscritti all'ANPEC). Scopo della proroga (come dice Masia nell'articolo di NOI COMIT, luglio 2011 n. 14, pag. 3) fu quello di "cercare, nel frattempo con rinnovato impegno di coinvolgere altri colleghi a candidarsi ". 

Tale obbiettivo era stato raggiunto alla fine dello scorso anno ed il notiziario NOI COMIT (gennaio 2012 n. 16) pubblicava a pagina 9 l'elenco delle candidature ricevute: ben 24 persone  si erano dichiarate disponibili a ricoprire la carica di Consigliere dell'ANPEC; c'erano allora tutti i presupposti per andare all'elezioni nei termini previsti dal Consiglio Direttivo del 16 novembre scorso. Invece no. il Presidente, con il sostegno di fedeli consiglieri, iniziava manovre dilatorie, accampava scuse puerili, la paura di non avere più la maggioranza in Consiglio lo spaventa e, allora, si arrocca su posizioni insostenibili, ultima la convocazione di un' inutile e farsesca Assemblea Straodinaria, atto, non solo effettuato da un Consiglio Direttivo scaduto da oltre 14 mesi, ma in dispregio di quanto lo stesso Consiglio aveva deliberato non più di quattro mesi prima.

Egregi signori, alla luce dei fatti, siete ancora in tempo per annullare l'Assemblea del 26 marzo ed evitare, così, di compiere un atto ingiusto e deleterio per la vita futura dell'ANPEC.

Soltanto un nuovo Consiglio Direttivo, convocato immediatamente, liberamente e democraticamente eletto potrà ridare slancio alla vita dell'Associazione. Saranno i soci, nella loro interezza, a decretare chi è degno di rappresentarli e chi, invece, deve essere messo da parte. Questo non può essere delegato ad una Assemblea Straordinaria nella quale soltanto un ristretto numero di persone, certamente non rappresentative dell'universo dei soci, si arrogherà la decisione di cancellare l'attività finora svolta, al servizio di tutti, da parte dei Consiglieri Basilico, Costantino, Marini e Minotti.Se questo non avviene ai soci non rimarrà che valutare la convenienza di rimanere all'interno di un'Associazione "segreta", dove manca la libertà di pensiero, uno spirito democratico e quell'unità d'intenti e di solidale amicizia che sono la forza di qualsiasi associazione di persone.

Poiché, nel rispetto della nostra Carta Costituzionale, ritengo di vivere in un Paese libero e democratico, queste mie riflessioni le ho inviate ad alcuni soci ANPEC e ad altri colleghi unito dal sempre vivo spirito Comit, invitando chi condivide quanto da me scritto a divulgarle a loro volta per fare in modo che questa situazione assurda venga portata a conoscenza di un sempre maggiore numero di persone."

f.to  Leonardo Esposito  - Milano -  marzo 2012

 

 

Ciò premesso, indichiamo alcuni firmatari di questo documento di disconoscimento dell’assemblea del 26 prossimo, nonché della precedente “PROROGATIO”  messa in atto con modalità assai discutibili anche sul piano morale; e ciò, in aggiunta alle firme di tutti coloro che, per motivi di forza maggiore, riconducibili anche all’età, non è stato possibile contattare ed informare come si converrebbe in democrazia, in quanto, malgrado nostra esplicita richiesta, Anpecomit non ha voluto fornirci l’elenco dei soci, realtà che sarebbe stata  invece un nostro sacrosanto diritto.

Per questo chiediamo anche un sollecito intervento  scritto  di assunzione di responsabilità avverso questi atti illegittimi di inaudita gravità  da parte dei Probiviri, anche nel rispetto di chi, anziano e malato, è impotente verso ogni forma di illiceità giuridica.

E ciò a causa di mancanza di buon senso ed umiltà  da parte di chi, nel caso di specie, ha buon gioco per approfittare eventualmente di questa situazione,  magari per motivi di ambizione e forse altro…  Come del resto è stato spiegato  fin troppo bene e dettagliatamente in alcune serie ed importanti riflessioni a supporto di questa giusto, ma soprattutto morale disconoscimento di legittimità della prossima assemblea straordinaria. 

Circostanza questa che, almeno a nostro avviso, dovrebbe contemplare, auspicabilmente,  un seguito di pacifica composizione all’interno del nostro ambito., nel quadro di quel senso di dignità che ha sempre contraddistinto il nostro settore. Specie Comit ! 

 

 

Si firmano formalmente, in aperto dissenso  su  legittimità assemblea Anpecomit  indetta per il 26 marzo 2012, di cui a documento-mail a nostre mani :

 

seguono le sottoscrizioni di venti colleghi ex Comit

 


 

 

 

 

 

 

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