Tutti conoscono il disinteresse
dei sindacati nei confronti della categoria del personale
Intesasanpaolo in esodo e/o in quiescenza, in particolare per
quanto concerne il Fondo Sanitario Integrativo che penalizza
pesantemente i pensionati sotto il profilo delle prestazioni ma
anche un relativamente piccolo numero di esodati caduti sotto la
ghigliottina della Legge Sacconi. Vi presentiamo una mail
inviata al collega Antonio De Rosa, esodato che da tempo
combatte contro l'arroganza della banca e il menefreghismo delle
OO.SS, da XXXXX, un sindacalista UILCA di cui tacciamo le
generalità per pura carità cristiana anche se le sue allucinanti
dichiarazioni lo renderebbero meritevole di una gogna mediatica
(in particolare lascia esterrefatti questo periodo "Oltre alla
convenienza economica che a seconda dei redditi o della
tipologia del nucleo familiare può aprirsi o restringersi la
vera attenzione è stata data alle prestazioni. Infatti nella
prima ipotesi verrebbero erogate prestazioni con il regolamento
delta sezione pensionati mentre nella soluzione adottata le
prestazioni sono quelle della sezione attivi decisamente più
alte e complete" dimenticando che proprio lui ha accettato di
penalizzare i pensionati nonostante un rendiconto finanziario
globale ampiamente in attivo.
Ecco quanto scrive
XXXXX (notare l'arroganza e la presupponenza che
emergono dal contesto):
Egregio Signor De Rosa, sono XXXXXXXX consigliere
UILCA nel Fondo Sanitario e faccio parte della
Segreteria UILCA del Gruppo Intesa San Paolo, le
scrivo a seguito della sua richiesta del testo
accordo 16/ 1 /2014 (che allego) e chiarimenti nel
merito dell'accordo stesso.
Il differimento all'accesso al trattamento
pensionistico inserito con la "riforma Fornero"
oltre a creare il problema esodati ha anche generato
nel nostro Fondo sanitario la problematica di come
considerare i differiti. I colleghi sono dei
pensionati in attesa di pensione o esodati "lunghi"
{quindi equiparati ai colleghi in servizio)?
Legato ad entrambe le ipotesi si pone il problema
della contribuzione requisito fondamentale per
mantenere la qualità di socio. La soluzione
sostenuta dalle OOSS è stata quella di considerare
la platea come "esodati lunghi" e di conseguenza
chiedere all'azienda di farsi carico della quota
aziendale per un ulteriore anno. Su quest'ultimo
punto l'azienda si è rifiutata di sostenere la
contribuzione anche in coerenza de! fatto che
l'azienda non corrisponde nessuna "retribuzione" per
il periodo di differimento.
Questo atteggiamento anche se può avere una tenuta
giuridica, dal punto di vista etico e morale è molto
discutibile e non è stato condiviso dalle OOSS.
Anche come Uilca abbiamo insistito per convincere
l'azienda almeno a dividere la sua posizione
distinguendo tra il farsi carico dell'assegno di
accompagnamento e la contribuzione al fondo
sanitario. Purtroppo l'azienda ha mantenuto la sua
posizione, costringendo di fatto le OOSS a trovare
una soluzione alternativa che non portasse questi
colleghi in una situazione peggiore. Essere
considerati pensionati in attesa di pensione o
addirittura fuori dal fondo per mancanza di
contribuzioni. Tenga anche presente che anche come
tempistica i tempi erano ristretti in quanto si
presentavano le richieste di prestazioni (e quelle
in forma diretta non possono essere rimandate).
Provo a fare un esempio per meglio comprendere.
Collega in "esodo/pensione differita" con reddito
lordo imponibile di 40.000 euro con familiare
fiscalmente non a carico (tipologia più frequente).
Ipotesi di considerarlo come pensionato; la
contribuzione in vigore dal 1/1 /2014 sarebbe stata
3% per il socio e 1,50% per coniuge totale 4,50%
pari a 1800 euro lordi.
Ipotesi di considerarlo esodato "lungo" contributo
fisso 950 (ex aziendale) 1% socio 0,90%familiare per
totale 1710 euro lordi.(ricordo che le contribuzioni
al fondo sono totalmente deducibili da Irpef).
Oltre alla convenienza economica che a seconda dei
redditi o della tipologia del nucleo familiare può
aprirsi o restringersi la vera attenzione è stata
data alle prestazioni. Infatti nella prima ipotesi
verrebbero erogate prestazioni con il regolamento
delta sezione pensionati mentre nella soluzione
adottata le prestazioni sono quelle della sezione
attivi decisamente più alte e complete.
Come spero possa aver capito la vicenda è stata
molto complicata e travagliata e nonostante la
soluzione finale non sia la soluzione ottimale sono
convinto che le OOSS abbiano agito a tutela e
nell'interesse dei colleghi.
Rimango a sua disposizione per eventuali
chiarimenti.
16 gennaio 2014 |
Questa la puntuale
risposta del collega Antonio De Rosa (che fra
l'altro difende anche le posizioni dei pensionati):
Egr. XXXXXXX, Ricevo la sua email di spiegazione
circa l'accordo sulla spinosa questione relativa al
ribaltamento della quota aziendale del Fondo
Integrativo Sanitario su gli esodati, che per
effetto delle disposizioni legislative superano il
31/12 dell'anno in cui era precedentemente prevista
la finestra d'uscita.
Non voglio rimarcare la circostanza che la
situazione indicata riguarda solo gli esodati 2007 e
2008 ed ovviamente una minima parte (chi supera il
31 dicembre), oltretutto solo per un anno, una
tantum come si diceva nel passato, e che in sintesi
la volontà aziendale si riduce ad un semplice e
minimo risparmio di costi, ma voglio evidenziare
l'atteggiamento e comportamento di chi dovrebbe
tutelare gli Interessi del personale.
All'argomentazione che l'azienda si è rifiutata di
corrispondere la propria quota (come invece
stabilito dagli accordi di esodo e dalla lettera di
conclusione dell'attività lavorativa) in coerenza
del fatto che non elargisce alcuna retribuzione,
potrei rispondere semplicisticamente: "bene, non si
sottoscriveva l'accordo".
Capisco che questo punto è di poco conto ma
all'atteggiamento intransigente dell'azienda a mio
parere sarebbe dovuta corrispondere un'altrettanta
ferma posizione delle 00.SS.
Tale circostanza (La Banca non elargisce alcuna
retribuzione) viene addirittura portata a
giustificazione della posizione aziendale mentre
andrebbe vista, in coerenza con 1 fatti, da un'altra
angolazione e cioè che le Banche, per gli esodati
2007 e 2008, sono state esentate da qualunque costo
per il vuoto retributivo dovuto alla legge Sacconi
(finestre mobili), come ho avuto più volte modo di
precisare (solo per rammentare, i mesi di "buco" tra
la vecchia e nuova finestra sono stati posti a
carico del Fondo Sociale). Quindi a maggior ragione,
in rapporto di correttezza la Banca non avrebbe
dovuto eccepire alcunché.
Grande perplessità quindi per aver inserito tale
decisione aziendale (che è stata formalizzata agli
iscritti già con lettera del 27 settembre 2011) in
un accordo, tanto più che, da come leggo, non era
condivisa dalle 00.SS.,
precludendo così qualsiasi possibile iniziativa
giudiziaria da parte degli interessati. Non c'era
alcuna ragione a concordare formalmente con
l'Azienda tale aspetto.
Voglio ancora precisare che l'Azienda aveva già
applicato quanto poi ha fatto inserire dell'accordo.
L'inserimento quindi aveva un unico scopo quello di
chiudere definitivamente le rimostranze degli
interessati.
A tal proposito le rammento la mia lettera
sull'argomento in risposta alle affermazioni di
Alfio Filosomi, dove anche Lei era in indirizzo, in
cui veniva analizzata nei dettagli la vicenda e che
a ogni buon conto le allego nuovamente.
In sintesi l'Azienda rispetta l'accordo, mantiene lo
status di iscritto in servizio ma pone a carico
degli esodati la propria quota che tradotto
significa solo ed unicamente risparmio economico
aziendale. Quindi tutto quadra perfettamente unica
difformità la quota aziendale ribaltata
sull'interessato (In tale ambito non sarebbe poi
stato tanto fuori luogo tirare in ballo la questione
Cucchiani). Evidenzio che gli accordi di esodo e la
lettera di chiusura rapporto lavorativo facevano
riferimento al mantenimento delle condizioni di
iscritto in servizio, fino al mese prima della
pensione. Considerare l'esodato, per il periodo fine
Fondo solidarietà-nuova finestra, come personale in
quiescenza si prestava a iniziative giudiziarie
certe.
Leggo sull'accordo: ".....per il periodo di
differimento dell'accesso al trattamento
pensionistico che superi l'ultimo
anno solare di permanenza nel Fondo di Solidarietà
previsto all'atto dell'accesso al Fondo di
Solidarietà medesimo, è dovuto da ciascun iscritto
l'intero contributo stabilito dal Fondo Sanitario
per gli iscritti in servizio, comprensivo anche
della quota tempo per tempo prevista a carico
dell'Azienda con mantenimento per tale periodo delle
prestazioni previste dal Regolamento delle
Prestazioni per gli Iscritti in servizio......
Quindi si evince che vengono mantenute le condizioni
di iscritto in servizio solo per "il periodo di
differimento dell'accesso al trattamento
pensionistico". L'intero
contributo è riferito sempre al periodo di
differimento. Non trovo scritto che le prestazioni
da attivo sono per tutto l'anno. Sbaglio?
Non mi meraviglierei che l'Azienda a posteriori
intervenga e puntualizzi: trattamento da iscritto in
servizio fino al mese di pensione da qui trattamento
da pensionato. Vivo sulla Luna? Farnetico? Ho letto
male? Non ho ben capito? Mi si spieghi.
L'esempio contabile esplicitato, da un punto vista
dei costi appare sostanzialmente uguale (un
risparmio di appena 5%) mentre convengo che le
prestazioni sono decisamente diverse e più
vantaggiose per gli attivi ma se è vero quello che
ho appena detto cade tutto il castello. Da notare
oltretutto che il vantaggio per gli interessati per
avere le prestazioni sanitarie al pari di chi è in
servizio, non si traduce nei fatti in un maggior
costo aziendale (o meglio del FSI) poiché si ricorre
all'assistenza solo in caso di necessità. Mentre è
certo l'addebito per l'esodato delle 950 euro di
competenza aziendale.
Quanto sopra mi porta a dedurre due ipotesi su chi
ha trattato con l'Azienda. La prima è quella di
completa devozione accettando tutto quello che la
Banca propone. La seconda è l'Incapacità di trattare
che peraltro sarebbe l'ipotesi più dignitosa. La
conferma di quanto affermo la si può trovare nelle
condizioni sottoscritte per il rientro nel Fondo
Sanitario di chi non aveva a suo tempo aderito che
appaiono come una vessazione senza precedenti. Anche
qui capisco che II collega che rientra nel F.S.I.
debba pagare "dazio" ma addebitargli un'intera
annualità senza alcuna prestazione (oltre al
contributo d'ingresso per tre anni) mi sembra
proprio fuori da ogni logica di solidarietà. Le do'
un consiglio: provi a sottoporre questa parte ad un
terzo esterno all'ambiente e gli chieda un parere su
tale clausola. Certamente tra gli usurai e la Banca
non troverebbe molta differenza. Sarebbe molto
Interessante sapere quanti poi hanno aderito al
Fondo Sanitario con tali condizioni. L'argomento mi
riporta alle istruzioni che la Banca forniva su come
effettuare la beneficenza. Veniva ben evidenziato di
non elargire importi minimi altrimenti si otteneva
l'irritazione del beneficiario con un ritorno
completamente opposto.
Un'ultima considerazione più generale. Non bisogna
essere degli scienziati della Nasa per sapere che la
gestione pensionati è più onerosa di quella degli
attivi. Conseguentemente in fase di stesura delle
regole tale fattore andava analizzato molto più
attentamente anche perché quanto poi
sistematicamente si è riscontrato (gestione
pensionati in rosso) era ampiamente prevedibile. Non
aver saputo, nella fase di impianto, attribuire la
giusta dimensione alla problematica lascia ancora
una volta perplessi. La Banca che per sua natura
effettua analisi e previsioni quasi
sempre perfette su tale settore invece le ha
completamente errate?
Il pensionato afferma, ma come ho versato per oltre
30 anni i contributi al FSI e ho utilizzato
pochissimo le prestazioni (anche qui non ci vuole
una mente per sapere che quando si è giovani ci sono
meno problemi sanitari)
ora che avrei necessità mi trovo con una
contribuzione decisamente più alta (e nessuna
elargizione aziendale), prestazione più che
dimezzate rispetto agli iscritti, annullamento
sistematico della quota differita oltre all'addebito
del disavanzo della gestione pensionati, ancorché, è
opportuno sottolineare con fermezza, il bilancio
complessivo del FSI è in attivo.
Lo spirito di solidarietà appare come una facciata
di comodo buona solo per fare bella figura nelle
riunioni con terzi.
Se si analizza nel dettaglio l'esempio contabile
citato, per una retribuzione di 40.000 euro lordi
con coniuge a carico, si nota che la contribuzione
dell'iscritto è pari a 790 euro l'anno mentre per il
pensionato è di 1.800 euro (quindi minor reddito più
contribuzione).
Considerati altresì i quasi irrisori plafond e
le franchigie applicate, diventa molto difficile
trovare un vantaggio per il quiescente mantenere
l'iscrizione al Fondo.
Alla puntualizzazione che il pensionato dovrebbe
considerare il FSI solo per i rischi di grandi
eventi posso rispondere che in caso di necessità
esiste il Servizio Sanitario Nazionale a cui
comunque in caso di emergenza ci si rivolge.
Quanto detto ha una sola chiave di lettura, che
direi quasi certa, cioè eliminare la categoria dei
pensionati dall'assistenza integrativa, saltando a
piè pari tutti i principi che hanno ispirato la
creazione del Fondo Sanitario Integrativo come ad
esempio quello di solidarietà.
Caro sig. XXXXXXXX, non so quanti anni ancora debba
lavorare prima di andare in pensione ma
nell'invitarla a trattenere questa mia e rileggerla
in tale momento le voglio dire che, quando cambierà
il suo stato da in servizio a pensionato, non dovrà
minimamente lamentarsi per le condizioni da Lei
sostenute ed approvate e non mi riferisco
all'accordo in argomento ma, qualora non fosse
ancora chiaro, alle condizioni riservate ai
pensionati.
Infine avevo richiesto il documento di accordo
firmato e i nominativi che lo hanno sottoscritto in
modo da segnalare queste mie deduzioni, che spero
convenga che non sono poi così astruse, anche agli
altri firmatari di tale
accordo e pertanto le rinnovo l'invito.
Nell'ambito della crisi del settore bancario,
ritengo opportuno allegarle l'analisi sullo stato
delle Banche effettuato da Clash City Workers e
pubblicato su agoravox.lt il 4-11-2013 che le
consiglio di leggere molto attentamente.
Spero che questa mia schiettezza possa essere
valutata in termini costruttivi e non polemici,
tenendo presente che quanto da me evidenziato fa
parte di un comune sentimento tra i
lavoratori/pensionati e come lei ben sa, o dovrebbe
sapere, solo il 4% formalizza il suo malcontento.
Antonio de Rosa
21 febbraio 2014 |
Il commento finale:
Il Fondo Sanitario
Integrativo che dovrebbe fornire assistenza in un
ottica di solidarietà tra gli iscritti trova nei
fatti una netta divisione tra chi è in servizio e
chi è in pensione. Nella stesura delle regole sono
stati previsti dei correttivi, essendo già scontato
che gestione pensionati sarebbe certamente andata in
rosso, con giro contabile di una percentuale dalla
gestione attivi alla gestione pensionati.
Il forte risultato negativo di quest'ultima gestione
per tutti gli anni, denota un'incredibile errore di
valutazione nella fase d'impianto. Ciò ha portato
l'Azienda a porre dei correttivi risultati comunque
insufficiente ma estremamente penalizzanti per i
pensionati (incremento della contribuzione, drastica
riduzione dei plafond e aumento delle franchigie).
Avendo presente quindi la spropositata contribuzione
di chi è in pensione, considerati altresì gli
irrisori plafond e le franchigie e tenendo conto
infine che non c'è alcun intervento della Banca (per
gli attivi versa 950 euro) si arriva alla
conclusione che non poi molto conveniente rimanere
nel FSI in qualità di pensionato. Ciò porta ad
un'altra deduzione molto più reale, non ne vedo
altre, e cioè l'eliminazione della categoria
"pensionati" dal Fondo Sanitario risultante di fatto
una zavorra. Per inciso il bilancio complessivo del
FSI è positivo. Vale a dire che se si sommano le due
gestioni il Fondo Sanitario registra un saldo
attivo.
In questo contesto la Banca con una incredibile
presa di posizione non vuole pagare, per gli esodati,
la quota di sua spettanza. Volontà ormai certificata
da un discutibile accordo sindacale.
Antonio De Rosa
22 febbraio 2014
In data odierna ci è pervenuta una ulteriore
puntualizzazione che di seguito riportiamo:
A mio parere, il
pensionato deve decidere unicamente se mantenere
l'iscrizione al Fondo Sanitario oppure no,
utilizzando, in quest'ultimo caso solo il SSN.
Abbandonare il FSI per un'altra compagni
assicuratrice lo trovo un errore. Infatti il ns. FSI
non effettua nessuna visita preventiva e non pone
limiti di età all'assistenza del collega. Le
compagni private se non sbaglio ti assicurano max 80
anni previa visita di controllo e revocano il
contratto in caso di perdita. Peraltro sono a scopo
di lucro e questo dice tutto.
Quindi al di la delle prestazioni e costi, se si ha
necessità di avere un'assistenza integrativa ritengo
che si debba mantenere l'iscrizione al FSI.
Ovviamente il recupero economico dei costi sostenuti
per le visite o analisi sono cose di poco conto se
rapportato al contributo versato (3% sul lordo +
0.25% familiare a carico), mentre appare determinate
l'assistenza nel caso di un intervento chirurgico.
Se però, il collega preferisce la struttura pubblica
perché la ritiene più affidabile e meno rischiosa di
una clinica privata allora la scelta di cui sopra
deve essere ben ponderata.
Antonio De Rosa
23 febbraio 2014 |
Appare evidente che i pensionati non vengono considerati dai
sindacati come assistiti ma soltanto come problemi: sappiamo che
alcuni di voi l'hanno fatto ma secondo noi sono stati troppo
pochi per smuovere la sudditanza verso gli istituti di credito e
per questo invitiamo ancora i quiescenti a strappare le tessere
e revocare il pagamento delle quote di iscrizione alle OO.SS.
anche se pensiamo che data la continua perdita di credibilità
ben pochi siano gli iscritti.
Ricordiamo tuttavia ai nostri lettori che malgrado le falcidie
cui è stato assoggettato il trattamento dei quiescenti, il Fondo
Sanitario resta assolutamente conveniente rispetto alle offerte
del mercato delle assicurazioni, sia ben chiaro non per
benevolenza della Banca ma perché a suo tempo un Ministro
lungimirante ha deliberato di inserire tra le “detrazioni di
imponibile” i contributi versati ai FSI. Inoltre non esiste una
compagnia di assicurazioni disposta a stipulare polizze
sanitarie senza limiti di età. Il Fondo invece accompagna per
tutta la vita anche coloro che soffrono di gravi patologie.
visualizza
l'accordo unico del 16 gennaio 2014
Piazza Scala - febbraio 2014 |