Ci riferiamo al recente sondaggio sul grado di soddisfazione dei pensionati/esodati iscritti al Fondo Sanitario Integrativo per trascrivere di seguito la risposta del CUB SALCA (unico a rispondere) che - fra l'altro - si è dichiarato d'accordo per rimuovere nel tempo molte delle problematiche poste in evidenza dai partecipanti all'inchiesta da noi promossa in collaborazione con il Gruppo Esodati Intesasanpaolo su Facebook e l'appoggio di due associazioni di pensionati.
Ringraziamo gli esponenti del Sindacato per le osservazioni poste ma ribadiamo che una strana secretazione degli atti degli organi di governo del FSI non ci permette di porre in essere dei distinguo. E' comunque importante che alcune delle obiezioni poste dai partecipanti al sondaggio siano finalmente state accolte: si tratta quantomeno di un inizio per proseguire nelle nostre battaglie incruente ma decise (siamo infatti contrari ai tribunali e alle carte bollate). Per quanto ovvio contiamo di avere in futuro il CUB SALLCA al nostro fianco ma ribadiamo che i suoi organismi dovranno forzatamente sopportare altre comunicazioni "massificate" in quanto solo in questo modo potremo farci sentire: ci fa comunque piacere che questo sindacato si dissoci dal comportamento delle altre OO.SS. che si sono autodefinite "fonti istitutive".
Piazza Scala

 

A tutte/i le iscritte/i al Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa San Paolo che ci hanno scritto in merito alla gestione degli iscritti “in quiescenza”.
Care e cari, in allegato la nostra risposta “collettiva”.
E’ datata primo novembre ma, per inviarvela, abbiamo aspettato si esaurisse (o quasi) il flusso delle vostre comunicazioni di protesta.
Buona lettura.
CUB SALLCA - 10 dicembre 2015

 

Care colleghe, cari colleghi, come ben sapete, la separazione in due distinte gestioni (per iscritti “in servizio” e “in pensione”) è costitutiva del Fondo Sanitario di Gruppo ed evidentemente non è stata considerata dalle Fonti Istitutive (azienda e sindacati firmatari) contraria ai fini solidaristici e mutualistici di cui all’articolo 2.
Su questo, naturalmente, si possono esprimere dubbi e critiche, come fa ad esempio Antonio (De Rosa) nella sua lettera personalizzata, ma non esprimere sentenze (come nelle versioni standardizzate delle mail) come se enunciare il principio risolvesse il problema o come se le Fonti Istitutive “si fossero distratte” ignorando le conseguenze di quella scelta.
Invece, sulla questione (e soprattutto sul punto cruciale dell’attribuzione delle “riserve” storicamente maturate) si sono scritti tanti volantini e documenti e spesi fiumi di parole dentro e fuori le organizzazioni sindacali, marcando spesso posizioni differenti in base alle esperienze maturate nelle casse sanitarie “di origine” (in particolare tra Comit e Sanpaolo).
Quello che, per quanto ci riguarda, non si può assolutamente fare (il copia-incolla e le mailing list affrettate spesso fanno disastri) è accomunare la Cub-Sallca ed i suoi rappresentanti negli organismi del Fondo alle responsabilità delle Fonti Istitutive.
Anche in questo caso De Rosa, di suo, non commette l’errore ma fa spedire pure a noi decine di mail che esprimono il dissenso per quanto avremmo introdotto!!
Vale la pena ricordare a chi, forse inconsapevolmente, ha sottoscritto quelle mail che:
- la rappresentante della Cub-Sallca nella Cassa Assistenza Sanpaolo fu l’unica ad esprimere voto contrario al progetto di unificazione dei Fondi;
- pur assenti negli organismi della Cassa Sanitaria Intesa, esprimemmo in più occasioni e pubblicamente il nostro totale dissenso per il mancato svolgimento del referendum statutariamente previsto schierandoci a fianco di chi, individualmente o collettivamente, promosse cause contro tale “scippo”;
- sostenemmo, anche in questo caso chiaramente, che la scelta di un percorso non democratico ed affrettato era particolarmente grave proprio alla luce dei contrasti che sussistevano sul “modello” che il nuovo Fondo avrebbe dovuto adottare e sulla conseguente destinazione (e separazione) delle riserve patrimoniali;
- la Cub-Sallca pur presente, come detto, in uno dei Consigli delle Casse preesistenti (grazie al consenso espresso dai lavoratori) venne totalmente esclusa dal percorso che portò alla nomina di un CdA interamente monopolizzato da azienda e sindacati firmatari (auto riconosciutisi come uniche possibili Fonti Istitutive);
- la Cub-Sallca (sempre grazie al consenso dei lavoratori) è entrata negli organismi del nuovo Fondo (con una consigliera di amministrazione e un membro dell’assemblea dei delegati) a seguito delle prime elezioni libere che si sono tenute solo nel corso del 2014.
Del percorso che ha portato alla costruzione del Fondo Unico e delle scelte strutturali che sono state fatte siamo stati, quindi, coerenti “oppositori” e semmai “vittime predestinate”, non certo protagonisti attivi od osservatori disattenti.
Naturalmente, con riferimento allo specifico punto della costituzione di due gestioni separate (che di per sé non implica meccanicamente determinate soluzioni in termini di attribuzione delle riserve, contribuzioni, prestazioni, meccanismi di solidarietà e così via) non abbiamo nessuna difficoltà nell’ammettere che anche al nostro interno esistevano (ed esistono) posizioni differenti.
E, tuttavia, attribuirci responsabilità rispetto a scelte non fatte e non condivise ci sembra francamente fuori luogo. Soprattutto se tra i firmatari delle missive che ci arrivano non pochi erano (o addirittura rimangono) iscritte/i alle organizzazioni sindacali “firmatarie” e “istitutive”.
Sperando di avere definitivamente chiuso la porta a ricostruzioni quanto meno fantasiose del passato, veniamo al presente.
Nel CdA del Fondo il Sallca è presente con un proprio rappresentante su un totale di 19 (e uno è espressione della lista “Pensionati per il Fondo sanitario” che peraltro non ci ha mai contattato ufficialmente). Nell’Assemblea dei Delegati (che comunque non ha poteri sulle questioni da voi poste) siamo a 1 (o due con la lista “Pensionati”) su 38.
Naturalmente ci sono “margini” (ci sono sempre “margini”…) ma francamente, soprattutto nell’attuale panorama sindacale di gruppo, lo scontro negli organismi ci sembra proprio una strada preclusa.
E’ ovvio che su questioni di principio (e alcune di quelle che ponete lo sono) sono sempre possibili (e anzi auspicabili) delle battaglie di testimonianza sulle quali, come sapete, siamo molto ferrati e non abbiamo certo remore particolari.Nel caso specifico, tuttavia, manteniamo molti dubbi sul fatto che sia questa la modalità più efficace per ottenere risultati concreti (in tempi ragionevoli) per lo status degli iscritti in quiescenza.
Sono invece sicuramente utili, e condividiamo, iniziative “di pressione” come la vostra, finalizzate a mantenere alta l’attenzione sulle problematiche in questione. Purché, tuttavia, non sparino nel mucchio (come abbiamo detto all’inizio) e siano volte anche a costruire alleanze e percorsi percorribili.
Per quanto ci riguarda, in questo primo anno di presenza negli organismi, abbiamo coscientemente scelto di “guardarci attorno” per capire meglio i meccanismi di funzionamento del Fondo ed individuare le priorità sulle quali muoverci (e con quali modalità).Appena eletta nel CdA, peraltro, la nostra rappresentante è stata l'unica ad astenersi sulla proposta di fare ricorso nella causa sul congelamento delle riserve.
Ora che il tempo dell’apprendistato è finito, non escludiamo affatto (anzi) di fare nostre alcune delle questioni da voi ricordate.
Ad esempio condividiamo che la “mancata previsione di una gradualità della contribuzione tra i familiari non fiscalmente a carico” e il “mancato trasferimento annuale alla gestione quiescenti della quota di patrimonio dei neopensionati che non confermino l’iscrizione al Fondo” siano obiettivi da perseguire.
Così come, per quello che costa, ci dichiariamo a favore di una maggior rappresentanza negli Organi Sociali della componente “pensionati” sottolineando peraltro che:
- in organismi “tendenzialmente” paritetici vantare il 25% degli iscritti significa richiedere una quota proporzionale degli eletti pari al 12,5% circa mentre oggi siamo al 10%;
- non è comunque una questione risolutiva (e l’eletto aggiuntivo, tra l’altro, potrebbe andare proprio alle sigle firmatarie…);
- modificare il regolamento elettorale è compito delle Fonti Istitutive e non degli organismi del Fondo.
Infine, per quanto riguarda la “negazione del diritto di accesso agli Atti del Fondo da parte degli iscritti”, non si può che fare riferimento a precise violazioni di legge.
Su tutte le altre questioni, che attengono direttamente all’architettura del Fondo per come è stata voluta dalle Fonti Istitutive, come detto, non crediamo che esista attualmente alcuna possibilità di revisione delle scelte fatte, anche a partire dalle considerazioni precedenti su “rapporti di forza” ed efficacia delle “battaglie di testimonianza” negli attuali equilibri del Fondo.
Naturalmente, nel contesto dato, il Sallca è“contrario” a eventuali ulteriori peggioramenti del binomio contribuzioni/prestazioni per gli iscritti in quiescenza e “favorevole” a sfruttare ogni possibile spazio di miglioramento dello stesso.
Da questo punto di vista, il bilancio 2014 (che abbiamo approvato) non faceva che registrare il “miglioramento” dei conti della gestione pensionati (con pagamento della differita) ovviamente dovuto alle “stangate” decise nei precedenti esercizi affidati alla gestione “in monopolio” delle Fonti Istitutive.
Precisiamo altresì che, in occasione dell’Assemblea dei Delegati chiamata ad approvare quel bilancio, il voto contrario del rappresentante della lista “Pensionati per il Fondo sanitario”, per quanto comprensibile e persino condivisibile per gli interessi rappresentati, ci è parso chiaramente strumentale rispetto all’ordine del giorno e comunque “insostenibile” per la superficialità e contraddittorietà delle argomentazioni portate a sostegno delle sue tesi.
Peraltro non eravamo a conoscenza dell’iniziativa.
Infine, non corrisponde al vero l’affermazione che il dato sul tasso di abbandono del Fondo da parte dei neopensionati non sia stato preso in considerazione dal CdA e che, comunque, nessuno l’abbia ritenuto preoccupante. Per noi lo è sicuramente e lo abbiamo fatto notare ricevendo risposte non del tutto convincenti (sulla fisiologicità dello stesso in situazioni analoghe??) che peraltro non abbiamo dati per confutare (qualora qualcuno ne avesse ce li faccia avere).
Con questo, crediamo di aver espresso la nostra opinione in maniera puntuale e non reticente su tutte le principali questioni poste nella“campagna di protesta” che avete avviato o cui avete partecipato.
Ripetiamo che, come sindacato di base, condividiamo il senso della vostra iniziativa e molte delle vostre argomentazioni che, peraltro, ci sono ben note visto che molti nostri iscritti pensionati (e i loro familiari) sono anche iscritti al Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa San Paolo.
Quello che ci rammarica, come detto, è il vostro grossolano errore che vi porta ad addebitarci responsabilità non nostre e scelte che invece abbiamo contrastato.
O peggio ancora, quando, in alcune mail personalizzate, ai nostri eletti nel Fondo vengono rivolte accuse di comportamenti collusivi, disattenzione, scarso impegno.
Dobbiamo quindi ricordarvi che, stante la totale assenza di democrazia sindacale nel settore, in oltre quindici anni di vita della nostra organizzazione, i quadri del Sallca non hanno mai potuto beneficiare di nemmeno un minuto di permesso sindacale retribuito dalle aziende. Per svolgere il nostro lavoro usiamo ferie, tempo personale e permessi non retribuiti. Siamo negli organismi degli Enti grazie al sostegno di centinaia di iscritti e migliaia di lavoratori che conoscono ed apprezzano le nostre idee ed il nostro modo di fare sindacato.
In Intesa San Paolo, in particolare, siamo impegnati a contrastare le politiche aziendali e le compiacenti strategie sindacali a tutto campo. E nelle durissime condizioni in cui lavoriamo siamo obbligati a individuare, di volta in volta, le priorità sulle quali “dare battaglia”.
Ovviamente, come tutti, possiamo sbagliare. Ma essere accomunati sul piano dell’impegno, anche solo per fretta o dabbenaggine, ad organizzazioni sindacali che beneficiano di centinaia di quadri sindacali in distacco e di apparati di categoria e/o confederali alle spalle, ci offende non poco.
Di questo, per il futuro, vi preghiamo di tenere conto, ribadendo comunque la nostra piena disponibilità ad un confronto diretto con voi che non preveda forme di comunicazione massificate.
Un caro saluto.
Torino, 1 Novembre 2015
Segreteria CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

 

 

 

 

 

Piazza Scala - dicembre 2015