A tutte/i le iscritte/i al Fondo Sanitario
Integrativo del Gruppo Intesa San Paolo che ci hanno scritto in
merito alla gestione degli iscritti “in quiescenza”.
Care e cari, in allegato la nostra risposta “collettiva”.
E’ datata primo novembre ma, per inviarvela, abbiamo aspettato
si esaurisse (o quasi) il flusso delle vostre comunicazioni di
protesta.
Buona lettura.
CUB SALLCA - 10 dicembre 2015
Care colleghe, cari colleghi, come ben sapete,
la separazione in due distinte gestioni (per iscritti “in
servizio” e “in pensione”) è costitutiva del Fondo Sanitario di
Gruppo ed evidentemente non è stata considerata dalle Fonti
Istitutive (azienda e sindacati firmatari) contraria ai fini
solidaristici e mutualistici di cui all’articolo 2.
Su questo, naturalmente, si possono esprimere dubbi e critiche,
come fa ad esempio Antonio (De Rosa) nella sua lettera
personalizzata, ma non esprimere sentenze (come nelle versioni
standardizzate delle mail) come se enunciare il principio
risolvesse il problema o come se le Fonti Istitutive “si fossero
distratte” ignorando le conseguenze di quella scelta.
Invece, sulla questione (e soprattutto sul punto cruciale
dell’attribuzione delle “riserve” storicamente maturate) si sono
scritti tanti volantini e documenti e spesi fiumi di parole
dentro e fuori le organizzazioni sindacali, marcando spesso
posizioni differenti in base alle esperienze maturate nelle
casse sanitarie “di origine” (in particolare tra Comit e
Sanpaolo).
Quello che, per quanto ci riguarda, non si può assolutamente
fare (il copia-incolla e le mailing list affrettate spesso fanno
disastri) è accomunare la Cub-Sallca ed i suoi rappresentanti
negli organismi del Fondo alle responsabilità delle Fonti
Istitutive.
Anche in questo caso De Rosa, di suo, non commette l’errore ma
fa spedire pure a noi decine di mail che esprimono il dissenso
per quanto avremmo introdotto!!
Vale la pena ricordare a chi, forse inconsapevolmente, ha
sottoscritto quelle mail che:
- la rappresentante della Cub-Sallca nella Cassa Assistenza
Sanpaolo fu l’unica ad esprimere voto contrario al progetto di
unificazione dei Fondi;
- pur assenti negli organismi della Cassa Sanitaria Intesa,
esprimemmo in più occasioni e pubblicamente il nostro totale
dissenso per il mancato svolgimento del referendum
statutariamente previsto schierandoci a fianco di chi,
individualmente o collettivamente, promosse cause contro tale
“scippo”;
- sostenemmo, anche in questo caso chiaramente, che la scelta di
un percorso non democratico ed affrettato era particolarmente
grave proprio alla luce dei contrasti che sussistevano sul
“modello” che il nuovo Fondo avrebbe dovuto adottare e sulla
conseguente destinazione (e separazione) delle riserve
patrimoniali;
- la Cub-Sallca pur presente, come detto, in uno dei Consigli
delle Casse preesistenti (grazie al consenso espresso dai
lavoratori) venne totalmente esclusa dal percorso che portò alla
nomina di un CdA interamente monopolizzato da azienda e
sindacati firmatari (auto riconosciutisi come uniche possibili
Fonti Istitutive);
- la Cub-Sallca (sempre grazie al consenso dei lavoratori) è
entrata negli organismi del nuovo Fondo (con una consigliera di
amministrazione e un membro dell’assemblea dei delegati) a
seguito delle prime elezioni libere che si sono tenute solo nel
corso del 2014.
Del percorso che ha portato alla costruzione del Fondo Unico e
delle scelte strutturali che sono state fatte siamo stati,
quindi, coerenti “oppositori” e semmai “vittime predestinate”,
non certo protagonisti attivi od osservatori disattenti.
Naturalmente, con riferimento allo specifico punto della
costituzione di due gestioni separate (che di per sé non implica
meccanicamente determinate soluzioni in termini di attribuzione
delle riserve, contribuzioni, prestazioni, meccanismi di
solidarietà e così via) non abbiamo nessuna difficoltà
nell’ammettere che anche al nostro interno esistevano (ed
esistono) posizioni differenti.
E, tuttavia, attribuirci responsabilità rispetto a scelte non
fatte e non condivise ci sembra francamente fuori luogo.
Soprattutto se tra i firmatari delle missive che ci arrivano non
pochi erano (o addirittura rimangono) iscritte/i alle
organizzazioni sindacali “firmatarie” e “istitutive”.
Sperando di avere definitivamente chiuso la porta a
ricostruzioni quanto meno fantasiose del passato, veniamo al
presente.
Nel CdA del Fondo il Sallca è presente con un proprio
rappresentante su un totale di 19 (e uno è espressione della
lista “Pensionati per il Fondo sanitario” che peraltro non ci ha
mai contattato ufficialmente). Nell’Assemblea dei Delegati (che
comunque non ha poteri sulle questioni da voi poste) siamo a 1
(o due con la lista “Pensionati”) su 38.
Naturalmente ci sono “margini” (ci sono sempre “margini”…) ma
francamente, soprattutto nell’attuale panorama sindacale di
gruppo, lo scontro negli organismi ci sembra proprio una strada
preclusa.
E’ ovvio che su questioni di principio (e alcune di quelle che
ponete lo sono) sono sempre possibili (e anzi auspicabili) delle
battaglie di testimonianza sulle quali, come sapete, siamo molto
ferrati e non abbiamo certo remore particolari.Nel caso
specifico, tuttavia, manteniamo molti dubbi sul fatto che sia
questa la modalità più efficace per ottenere risultati concreti
(in tempi ragionevoli) per lo status degli iscritti in
quiescenza.
Sono invece sicuramente utili, e condividiamo, iniziative “di
pressione” come la vostra, finalizzate a mantenere alta
l’attenzione sulle problematiche in questione. Purché, tuttavia,
non sparino nel mucchio (come abbiamo detto all’inizio) e siano
volte anche a costruire alleanze e percorsi percorribili.
Per quanto ci riguarda, in questo primo anno di presenza negli
organismi, abbiamo coscientemente scelto di “guardarci attorno”
per capire meglio i meccanismi di funzionamento del Fondo ed
individuare le priorità sulle quali muoverci (e con quali
modalità).Appena eletta nel CdA, peraltro, la nostra
rappresentante è stata l'unica ad astenersi sulla proposta di
fare ricorso nella causa sul congelamento delle riserve.
Ora che il tempo dell’apprendistato è finito, non escludiamo
affatto (anzi) di fare nostre alcune delle questioni da voi
ricordate.
Ad esempio condividiamo che la “mancata previsione di una
gradualità della contribuzione tra i familiari non fiscalmente a
carico” e il “mancato trasferimento annuale alla gestione
quiescenti della quota di patrimonio dei neopensionati che non
confermino l’iscrizione al Fondo” siano obiettivi da perseguire.
Così come, per quello che costa, ci dichiariamo a favore di una
maggior rappresentanza negli Organi Sociali della componente
“pensionati” sottolineando peraltro che:
- in organismi “tendenzialmente” paritetici vantare il 25% degli
iscritti significa richiedere una quota proporzionale degli
eletti pari al 12,5% circa mentre oggi siamo al 10%;
- non è comunque una questione risolutiva (e l’eletto
aggiuntivo, tra l’altro, potrebbe andare proprio alle sigle
firmatarie…);
- modificare il regolamento elettorale è compito delle Fonti
Istitutive e non degli organismi del Fondo.
Infine, per quanto riguarda la “negazione del diritto di accesso
agli Atti del Fondo da parte degli iscritti”, non si può che
fare riferimento a precise violazioni di legge.
Su tutte le altre questioni, che attengono direttamente
all’architettura del Fondo per come è stata voluta dalle Fonti
Istitutive, come detto, non crediamo che esista attualmente
alcuna possibilità di revisione delle scelte fatte, anche a
partire dalle considerazioni precedenti su “rapporti di forza”
ed efficacia delle “battaglie di testimonianza” negli attuali
equilibri del Fondo.
Naturalmente, nel contesto dato, il Sallca è“contrario” a
eventuali ulteriori peggioramenti del binomio
contribuzioni/prestazioni per gli iscritti in quiescenza e
“favorevole” a sfruttare ogni possibile spazio di miglioramento
dello stesso.
Da questo punto di vista, il bilancio 2014 (che abbiamo
approvato) non faceva che registrare il “miglioramento” dei
conti della gestione pensionati (con pagamento della differita)
ovviamente dovuto alle “stangate” decise nei precedenti esercizi
affidati alla gestione “in monopolio” delle Fonti Istitutive.
Precisiamo altresì che, in occasione dell’Assemblea dei Delegati
chiamata ad approvare quel bilancio, il voto contrario del
rappresentante della lista “Pensionati per il Fondo sanitario”,
per quanto comprensibile e persino condivisibile per gli
interessi rappresentati, ci è parso chiaramente strumentale
rispetto all’ordine del giorno e comunque “insostenibile” per la
superficialità e contraddittorietà delle argomentazioni portate
a sostegno delle sue tesi.
Peraltro non eravamo a conoscenza dell’iniziativa.
Infine, non corrisponde al vero l’affermazione che il dato sul
tasso di abbandono del Fondo da parte dei neopensionati non sia
stato preso in considerazione dal CdA e che, comunque, nessuno
l’abbia ritenuto preoccupante. Per noi lo è sicuramente e lo
abbiamo fatto notare ricevendo risposte non del tutto
convincenti (sulla fisiologicità dello stesso in situazioni
analoghe??) che peraltro non abbiamo dati per confutare (qualora
qualcuno ne avesse ce li faccia avere).
Con questo, crediamo di aver espresso la nostra opinione in
maniera puntuale e non reticente su tutte le principali
questioni poste nella“campagna di protesta” che avete avviato o
cui avete partecipato.
Ripetiamo che, come sindacato di base, condividiamo il senso
della vostra iniziativa e molte delle vostre argomentazioni che,
peraltro, ci sono ben note visto che molti nostri iscritti
pensionati (e i loro familiari) sono anche iscritti al Fondo
Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa San Paolo.
Quello che ci rammarica, come detto, è il vostro grossolano
errore che vi porta ad addebitarci responsabilità non nostre e
scelte che invece abbiamo contrastato.
O peggio ancora, quando, in alcune mail personalizzate, ai
nostri eletti nel Fondo vengono rivolte accuse di comportamenti
collusivi, disattenzione, scarso impegno.
Dobbiamo quindi ricordarvi che, stante la totale assenza di
democrazia sindacale nel settore, in oltre quindici anni di vita
della nostra organizzazione, i quadri del Sallca non hanno mai
potuto beneficiare di nemmeno un minuto di permesso sindacale
retribuito dalle aziende. Per svolgere il nostro lavoro usiamo
ferie, tempo personale e permessi non retribuiti. Siamo negli
organismi degli Enti grazie al sostegno di centinaia di iscritti
e migliaia di lavoratori che conoscono ed apprezzano le nostre
idee ed il nostro modo di fare sindacato.
In Intesa San Paolo, in particolare, siamo impegnati a
contrastare le politiche aziendali e le compiacenti strategie
sindacali a tutto campo. E nelle durissime condizioni in cui
lavoriamo siamo obbligati a individuare, di volta in volta, le
priorità sulle quali “dare battaglia”.
Ovviamente, come tutti, possiamo sbagliare. Ma essere accomunati
sul piano dell’impegno, anche solo per fretta o dabbenaggine, ad
organizzazioni sindacali che beneficiano di centinaia di quadri
sindacali in distacco e di apparati di categoria e/o confederali
alle spalle, ci offende non poco.
Di questo, per il futuro, vi preghiamo di tenere conto,
ribadendo comunque la nostra piena disponibilità ad un confronto
diretto con voi che non preveda forme di comunicazione
massificate.
Un caro saluto.
Torino, 1 Novembre 2015
Segreteria CUB-SALLCA Intesa Sanpaolo |