Vi presentiamo una lettera di Lorenzo Milanesi inviata al Corriere della Sera e da questi pubblicata il 9 ottobre 2013: condividiamo ogni punto, in particolare il modo in cui il più prestigioso Istituto di credito è stato brutalmente cancellato dal panorama economico italiano. Sarebbe veramente bello se i vertici di Intesasanpaolo accogliessero le richiesta del collega, che sarebbe a costo quasi zero per la banca e costituirebbero un minimo riconoscimento ai meriti dell Comit.
Piazza Scala - 9 ottobre 2013
 

 

La recente vicenda di Telecom - che peraltro fa seguito ad altre egualmente importanti aziende passate da mani italiane a quelle estere - ricorda il doloroso cammino, fino alla totale scomparsa, della gloriosa Banca Commerciale Italiana, All'epoca, si trattò di privatizzazione condotta in maniera tutt'altro che ineccepibile. Non furono difatti creati idonei paletti a difesa della continuità operativa della banca e così del suo nome ora non si sa più nulla. E questo non è giusto. Non è giusto che non si sappia cosa ha rappresentato la Banca Commerciale Italiana sia nel primo che nel secondo dopoguerra per la rinascita del nostro Paese. Non è giusto che non si sappia quale prestigio avesse raggiunto il settore bancario italiano grazie proprio alla capillare penetrazione della Banca Commerciale Italiana nelle principali piazze del mondo. Non è giusto che non si sappia quale alto livello di management avesse raggiunto questa banca sotto la guida illuminata del banchiere umanista Raffaele Mattioli (nella foto: bisogna invece che si sappia che egli fu inopinatamente defenestrato da Andreotti e sostituito con il piduista Gaetano Stammati). Non è giusto che non si sappia che fu proprio la Banca Commerciale Italiana a dare l’avvio alla rivoluzione tecnologica che ha coinvolto tutte le strutture interne di gestione e stimolato la modernizzazione dell'intero settore bancario italiano. Non è giusto che altre banche, pure esse assorbite da Intesa Sanpaolo, mantengano nei luoghi di maggiore radicamento, com'è concesso ad es. al Banco di Napoli, la loro denominazione, mentre questa opportunità resta preclusa alla Banca Commerciale Italiana perfino a Milano ed a Parma che rappresentano le località di maggiore «risonanza». Vero è che lo storico palazzo di piazza della Scala a Milano è stato destinato a Museo di arte moderna ma, con tutto il rispetto per l’arte, non è quella museale la vocazione di tanto edificio. Quella «naturale» sarebbe «di banca». Ecco, per restituire il buon nome e l'onore a questa fulgida istituzione, ora in letargo, basterebbe che in ogni città italiana, dove appunto la Banca Commerciale Italiana fu presente, fosse riaperto almeno uno sportello con l'appropriata denominazione. Si renderebbe così tardiva giustizia all'ingiustificata dimenticanza e verrebbe ripristinato un simbolo prestigioso per l'intero Paese (con benefici tangibili, questo è sicuro, anche per l’intero «gruppo»).


Lorenzo Milanesi, Milano

 


 

 

 

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Piazza Scala - ottobre 2013