Fra i tanti consensi alla recentissima sentenza della Consulta ecco una voce di dissenso (non l'unica in verità): Giacomo Morandi (Rivergaro) da sempre giustifica il blocco della perequazione (fra i primi il Governo Prodi, seguito poi da Berlusconi, Letta, Monti ma anche Renzi, che ha posto in essere una perequazione irrisoria) legandolo agli interessi generali del nostro paese.
Piazza Scala
 

 

E' probabile che questo mio commento alla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale l'articolo della Legge 70 del governo Monti che sospese per due anni l'aggiornamento ISTAT sulle pensioni superiori a tre volte il minimo, mi attirerà parecchi strali da parte di molti colleghi pensionati.

Come alcuni di loro sanno, io allora non mi ero dichiarato contrario alla norma, pur condividendo qualche perplessità sulla mancata estensione del provvedimento ai salari e agli stipendi di pari entità.

Tutti ricordiamo bene lo stato dei conti pubblici e dell'economia a fine 2011, quando il governo Monti prese in mano il paese, tirato dentro a forza a furor di popolo  dalla maggior parte delle forze economiche e sociali d'Italia e d'Europa. I nostri titoli pubblici pagavano interessi mostruosi perchè lo spread era arrivato a 570 punti base, la Troika e il default erano alle porte, l'Europa e il Fondo Monetario ci tenevano il fiato sul collo, il governo appena costituito disponeva di poco tempo, giorni non settimane o mesi per tentar di raddrizzare la barra. Dove trovare i miliardi necessari? Come tacitare, almeno temporaneamente con qualche misura coraggiosa e impopolare, il furioso abbaiare dei mercati finanziari senza scatenare le piazze come è poi avvenuto in Grecia?

La spesa pubblica italiana ha tre principali voci: la sanità, l'istruzione e le pensioni. Le prime due sono intoccabili, se mai avrebbero bisogno di incrementi anche se in alcune regioni la spesa sanitaria comporta sprechi non facili da correggere. Il sistema pensionistico risente di molti privilegi regressi, come l'età pensionabile per molti anni troppo bassa, la coda del sistema retributivo, settori di privilegio, cumuli di trattamenti diversi eccetera. Allo stesso tempo, milioni di pensionati al minimo o con trattamenti molto bassi, inferiori ai 1000 Euro al mese. Non è stato difficile quindi, nell'emergenza dei conti pubblici, trovare qualche miliardo nelle pieghe del sistema pensionistico, penalizzando chi godeva di assegni decenti e salvando quelli da fame.

A mio parere, la sentenza della Corte di qualche giorno fa è opinabile perchè si basa su deboli argomenti, come quello, ad esempio, della scarsità di motivazioni. Nel merito, mette in croce la contabilità dello stato nel momento in cui il governo si arrabatta per trovare qualche soldo qua e la per mantenere il deficit entro i parametri previsti. Non solo di quelli europei, ma anche di quelli dettati dalla situazione del nostro enorme debito pubblico, per non dimenticare che i mercati potrebbero scatenarsi nuovamente e costringerci a misure ben più drastiche. Per non dimenticare che per rimettere in moto l'economia sono più che mai necessari sacrifici soprattutto da parte di chi non è alle prese con la perdita del lavoro o di chi bene o male sopravvive alla crisi che ancora ci attanaglia.

Giacomo Morandi - 4 maggio 2015

                                                                                   

 

 

 

 

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Piazza Scala - maggio 2015