Sulla sentenza emessa ieri dalla Suprema Corte a proposito del così detto
‘Legittimo impedimento’ vorrei fare alcune considerazioni.
Tutti i politici, nei loro commenti a caldo, si riempiono la bocca della
premessa d’obbligo: assoluto rispetto per le sentenze dell’alto Consesso.
Personalmente ritengo che, per chi crede ancora nella Democrazia, questo
rispetto non necessiti di essere ribadito ad ogni pié sospinto (la cosa sa
molto di ipocrisia). Ad ogni
modo, va doverosamente precisato che un giudizio personale su quanto deciso
dall’Alta Corte non confligga minimamente con l’ossequio dovuto a tale
deliberato e che il diritto di dissenso e di critica, parziale o totale, non
possa essere inibito al cittadino comune, altrimenti non vivremmo più in uno
Stato, giustappunto, libero e democratico.
Ebbene, ho letto il dispositivo appena reso pubblico e, francamente, penso
che si tratti di un compromesso fra tesi molto divaricanti, che viga insomma
la teoria del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Come tutti i compromessi,
il problema oggetto di esame non è stato risolto e la decisione presa sarà
prevedibilmente foriera di nuove defatiganti diatribe fra potere Esecutivo
(alias il sig. Berlusconi) e l’Ordine Giudiziario.
L’insigne giurista Prof, Franco Cordero, forse il cattedratico del Diritto
(anche costituzionale) più preparato e che tutto il mondo ci invidia,
qualche giorno addietro, con la sua brillante sintassi ed il suo enorme
bagaglio giuridico, scriveva che la Corte non poteva che ammettere in toto
un giudizio netto nel senso di non costituzionalità del ‘Lodo’ e come non
fossero possibili verdetti parzialmente accondiscendenti all’una o all’altra
tesi in campo. Così, invece, non sembra essere accaduto. E la
contraddittorietà balza evidente solo se si esamina un punto: da un lato al
Giudice viene demandata l’ultima parola sulla attendibilità o meno delle
accampate giustificazioni addotte dal premier per non presentarsi
all’udienza; dall’altro lato la Corte ha delineato tutta una serie di
tipologie e funzioni che vincoleranno il Giudice ad accettare l’impedimento
e conseguentemente a fissare una nuova udienza. Si è vero, la legge è stata
scarnificata e si è escluso l’automatismo, l’impedimento generalizzato per
sei mesi e la possibilità di autocertificazione da parte della Presidenza
del Consiglio (non comune esempio, questo, di edizione di un nuovo conflitto
di interessi, ndr!), ma è anche vero che l’impianto della legge è stato
mantenuto, tanto che l’avv.to Ghedini può, questa volta, protestare che la
sua non è stata una sconfitta.
Personalmente propendevo e propendo per le tesi del Prof. Cordero.
La suprema Corte è sempre chiamata a pronunciarsi nettamente, a sciogliere i
nodi ed i conflitti di attribuzione fra poteri dello Stato, non ad adottare
compromessi, non magari a preoccuparsi delle conseguenze politiche delle
proprie decisioni, non insomma a creare i presupposti perché altri conflitti
si creino ed altri nodi si formino.
Ed il mancato taglio del nodo gordiano con una pronuncia netta e totale di
incostituzionalità avrà, presumibilmente, questa conseguenza: se il giudice
accoglierà l’istanza singola, l’udienza salterà; se, di contro, il Giudice
respingerà la richiesta di rinvio, si innescherà un conflitto di
attribuzione che dovrà nuovamente passare al vaglio della Corte, con il
conseguente esplicitarsi di quella infinita querelle che un giudizio netto
avrebbe invece escluso. In ultima analisi,non sono stati espansi i poteri
del giudice ma il potere ultimo è stato attribuito, volenti o nolenti, alla
medesima Alta Corte. E così la conflittualità resterà inestricabile ed
infinita.
Giuseppe Zanella - Belluno
Giuseppe Zanella è un collega in pensione della Cassa di Risparmio VR VI BN AN): durante la sua permanenza in questo istituto ha diretto varie Filiali della Provincia di Belluno.
Molto preparato politicamente e
giuridicamente, è in possesso di una penna eccezionale.
Presentato da Arnaldo De Porti (con cui condivide l'orientamento
politico), ai toni forti preferisce un ragionamento equilibrato e pacato.
Per questo abbiamo fatto un'eccezione e abbiamo ospitato (dopo tanto tempo)
un brano di politica legato ad un argomento di interesse generale: la tanto
attesa sentenza della Corte Costituzionale, che - come era prevedibile - ha
suscitato proteste dagli opposti schieramenti.
Piazza Scala - gennaio 2011
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