La sentenza della Consulta del 13 gennaio 2011 sul legittimo impedimento:

il parere di un collega, Giuseppe Zanella

 

 

Sulla sentenza emessa ieri dalla Suprema Corte a proposito del così detto ‘Legittimo impedimento’ vorrei fare alcune considerazioni.
Tutti i politici, nei loro commenti a caldo, si riempiono la bocca della premessa d’obbligo: assoluto rispetto per le sentenze dell’alto Consesso. Personalmente ritengo che, per chi crede ancora nella Democrazia, questo rispetto non necessiti di essere ribadito ad ogni pié sospinto (la cosa sa molto di ipocrisia). Ad ogni modo, va doverosamente precisato che un giudizio personale su quanto deciso dall’Alta Corte non confligga minimamente con l’ossequio dovuto a tale deliberato e che il diritto di dissenso e di critica, parziale o totale, non possa essere inibito al cittadino comune, altrimenti non vivremmo più in uno Stato, giustappunto, libero e democratico.
Ebbene, ho letto il dispositivo appena reso pubblico e, francamente, penso che si tratti di un compromesso fra tesi molto divaricanti, che viga insomma la teoria del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Come tutti i compromessi, il problema oggetto di esame non è stato risolto e la decisione presa sarà prevedibilmente foriera di nuove defatiganti diatribe fra potere Esecutivo (alias il sig. Berlusconi) e l’Ordine Giudiziario.
L’insigne giurista Prof, Franco Cordero, forse il cattedratico del Diritto (anche costituzionale) più preparato e che tutto il mondo ci invidia, qualche giorno addietro, con la sua brillante sintassi ed il suo enorme bagaglio giuridico, scriveva che la Corte non poteva che ammettere in toto un giudizio netto nel senso di non costituzionalità del ‘Lodo’ e come non fossero possibili verdetti parzialmente accondiscendenti all’una o all’altra tesi in campo. Così, invece, non sembra essere accaduto. E la contraddittorietà balza evidente solo se si esamina un punto: da un lato al Giudice viene demandata l’ultima parola sulla attendibilità o meno delle accampate giustificazioni addotte dal premier per non presentarsi all’udienza; dall’altro lato la Corte ha delineato tutta una serie di tipologie e funzioni che vincoleranno il Giudice ad accettare l’impedimento e conseguentemente a fissare una nuova udienza. Si è vero, la legge è stata scarnificata e si è escluso l’automatismo, l’impedimento generalizzato per sei mesi e la possibilità di autocertificazione da parte della Presidenza del Consiglio (non comune esempio, questo, di edizione di un nuovo conflitto di interessi, ndr!), ma è anche vero che l’impianto della legge è stato mantenuto, tanto che l’avv.to Ghedini può, questa volta, protestare che la sua non è stata una sconfitta.
Personalmente propendevo e propendo per le tesi del Prof. Cordero.
La suprema Corte è sempre chiamata a pronunciarsi nettamente, a sciogliere i nodi ed i conflitti di attribuzione fra poteri dello Stato, non ad adottare compromessi, non magari a preoccuparsi delle conseguenze politiche delle proprie decisioni, non insomma a creare i presupposti perché altri conflitti si creino ed altri nodi si formino.
Ed il mancato taglio del nodo gordiano con una pronuncia netta e totale di incostituzionalità avrà, presumibilmente, questa conseguenza: se il giudice accoglierà l’istanza singola, l’udienza salterà; se, di contro, il Giudice respingerà la richiesta di rinvio, si innescherà un conflitto di attribuzione che dovrà nuovamente passare al vaglio della Corte, con il conseguente esplicitarsi di quella infinita querelle che un giudizio netto avrebbe invece escluso. In ultima analisi,non sono stati espansi i poteri del giudice ma il potere ultimo è stato attribuito, volenti o nolenti, alla medesima Alta Corte. E così la conflittualità resterà inestricabile ed infinita.
Giuseppe Zanella - Belluno
 

 

Giuseppe Zanella  è un collega in pensione della Cassa di Risparmio VR VI BN AN): durante la sua permanenza in questo istituto ha diretto varie Filiali della Provincia di Belluno.

Molto preparato politicamente e giuridicamente, è in possesso di una penna eccezionale.
Presentato da Arnaldo De Porti (con cui condivide l'orientamento
politico), ai toni forti preferisce un ragionamento equilibrato e pacato.
Per questo abbiamo fatto un'eccezione e abbiamo ospitato (dopo tanto tempo) un brano di politica legato ad un argomento di interesse generale: la tanto attesa sentenza della Corte Costituzionale, che - come era prevedibile - ha suscitato proteste dagli opposti schieramenti. 

Piazza Scala - gennaio 2011

 

 

 

 

 

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