Quando lavoravo all’estero la banca mi riconosceva, come a tutti gli espatriati, un viaggio di rientro in Italia per tutta la famiglia una volta all’anno per le ferie.

In un mese di agosto degli anni ’80 passai le vacanze a Ospedaletti, dalle parti di Sanremo, dove  possedevo un appartamento. Allora presiedevo la Banca Commerciale Italiana of Canada, una banca del gruppo costituita da pochi anni e in genere sceglievo per le ferie il mese di luglio, mentre il collega che mi sostituiva andava in agosto, al mio ritorno, ma quella volta ci scambiammo i periodi.

Il viaggio di ritorno prevedeva la partenza dall’aeroporto di Nizza per Toronto con scalo a Londra-Heathrow, in giornata. Pochi giorni prima della partenza ricevetti una telefonata dalla compagnia aerea inglese, la British Airways, che mi chiese se la mia famiglia sarebbe stata interessata ad effettuare il volo Londra-Toronto, anziché con il normale aereo di linea, con il Concorde, il velivolo supersonico allora posseduto, in pochi esemplari, dalla stessa compagnia e dall’Air France. Si trattava di un volo straordinario Londra-Toronto in occasione dell’Air Show che in quei giorni si teneva nella città canadese.

Evidentemente la compagnia aerea sceglieva la mia famiglia, costituita da cinque persone di cui tre ragazze, per motivi d’immagine. Naturalmente, non avremmo dovuto pagare alcun supplemento rispetto alla regolare tariffa di prima classe, ma sarebbe stato necessario raggiungere Londra la sera prima, ospiti della compagnia in un albergo in aeroporto.

Decidemmo di accettare, attratti dalla nuova, interessante esperienza.

Raggiungemmo Londra con un volo serale da Nizza e fummo accolti in un albergo al limite della pista di volo. Quando ci assegnarono le stanze restammo subito un po’ perplessi perché dalle finestre vedevamo passare gli aerei in atterraggio o decollo a poche centinaia di metri, ma con sorpresa ci rendemmo conto che non si sentiva alcun rumore, grazie a un efficientissimo isolamento acustico.

Il trattamento VIP iniziò subito, il mattino dopo, al check-in riservato nel lounge di prima classe della British Airways. Sorrisi smaglianti da parte di hostess non più giovanissime ma ancora molto attraenti, ricchi buffet, regalini alle bambine, attenzioni anche un po’ asfissianti da parte di tutto il personale.

L’imbarco avvenne regolarmente e puntualmente mezz’ora prima delle 11. Il primo impatto con la cabina dell’aereo fu un po’ deludente. Eravamo abituati, nelle trasvolate atlantiche, ai Boeing 747, cosiddetti Jumbo, grandi aerei da quattrocento posti con cabine larghe come sale cinematografiche, due corridoi da percorrere liberamente nelle due direzioni. La cabina del Concorde, meno di cento posti, sembrava in proporzione angusta, paragonabile a quelle degli aerei continentali come il DC9 della Douglas.

Non ci eravamo ancora seduti nelle ampie e comode poltrone che iniziò l’assalto del personale di bordo che ci offriva questo o quello, da bere, da mangiare, da leggere. Ci fu regalato subito un borsello in vera pelle contenente ogni sorta di oggetti da toilette, profumo, saponi di gran marca, bottigliette di liquore (che requisimmo subito alla bambine) e altri regalini. Ci portarono anche il menu per i due pasti previsti in volo. Roba da VIP, appunto (o, diremmo oggi, da uomini politici laziali).

Al decollo, il rumore dei motori fu veramente assordante. L’aereo puntò subito verso il cielo in una posizione che a noi sembrò quasi verticale. Su uno schermo di fronte a noi potevamo seguire l’aumento della velocità che rimase subsonica fino al raggiungimento dell’altitudine di crociera, poi  raggiunse gradualmente il Mach 1 e lo superò. Il rumore era diminuito ma sempre più forte che sui comuni aerei. Non ci rendemmo conto, ovviamente, della velocità e del tempo che passava. Raggiungemmo l’Oceano Atlantico, dopo aver rapidamente sorvolato l’Irlanda, in poco più di mezz’ora e a quel punto iniziò il previsto banchetto di leccornie incredibili, dalle aragoste al caviale, ai salmoni lavorati in modo particolare. Uomini d’affari vicini a noi bevevano a volontà champagne di grandi marche, whisky scozzese invecchiato e si buttavano sulle tazze di caviale a palettate. Ci accorgemmo più tardi che si reggevano malamente su due gambe.

Noi assaggiammo tutto, come è logico, e mia moglie, sempre molto previdente, preferì mettere in borsa qualcosa per l’indomani, tanta era l’abbondanza.

Nel frattempo la velocità era aumentata ancora, raggiungendo quasi il Mach 2, cioè quasi il doppio della velocità del suono e mantenne la velocità supersonica fino al raggiungimento delle coste orientali del Canada.

Il volo durò poco più di quattro ore, la metà di quanto impiegavamo di solito nella stessa tratta e in men che non si dica eravamo pronti all’atterraggio all’aeroporto di Toronto. Considerata la differenza di fuso orario con Londra, eravamo arrivati…. più di un’ora prima della partenza. A quel punto, tuttavia, la compagnia volle mostrare bene l’aereo in volo con due o tre giri sopra l’aeroporto gremito di gente.  Finalmente ci abbassammo sulla pista a grande velocità e l’aereo frenò violentemente quasi all’ultimo momento. Alcuni passeggeri, compresa la più piccola delle mie figlie, s’impressionarono e provarono subito i sintomi del mal d’aria. Quando il personale di volo aprì il portellone d’uscita, li trattenne per alcuni minuti sull’aereo e anche noi dovemmo aspettare che mia figlia si riprendesse dal pallore verdastro del volto, perché all’esterno dell’aereo c’erano frotte di giornalisti e fotografi, inviati per l’occasione dell’arrivo del supersonico a Toronto, per la prima volta.

Il Concorde, come noto, fu utilizzato per alcuni anni fra Londra e New York e fra Parigi e New York, oltre a qualche altra tratta sudamericana e, quattro o cinque volte ancora per il Canada..

L’aereo era spesso utilizzato dai vertici del nostro Servizio Estero per volare a New York, anche in giornata, andata e ritorno.

Il suo esercizio era molto costoso per le due compagnie aeree che lo avevano acquistato in pochi esemplari (mi pare che ne siano stati costruiti solo sedici), a causa del grande incremento del prezzo dei carburanti e della limitatezza dei posti disponibili.

Fu definitivamente ritirato dalle piste dopo un gravissimo incidente aereo al decollo avvenuto in Francia, all’aeroporto Charles De Gaulle, causato dalla presenza in pista di un grosso pezzo perso da un aereo pochi minuti prima.     

 

Giacomo Morandi - settembre 2012

http://morandigiacomo.blogspot.it/

 

 

 

 

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Piazza Scala - settembre 2012