dal Notiziario n. 96 della Banca Commerciale Italiana - Giugno 1981   

Composto a Varsavia nell'autunno del 1829 quando l'autore aveva solo 19 anni per preparare il futuro lancio nelle grandi capitali europee, il Concerto n. 2 in fa minore di Chopin per pianoforte ed orchestra fu eseguito per la prima volta dal musicista nella propria abitazione e successivamente al Teatro di Varsavia (con esito non entusiasmante) a Parigi ed a Vienna.

Dopo tali esibizioni dell'autore il concerto non conobbe grande popolarità e fu abbandonato fino al rilancio ad opera del pianista Paderewski che lo collocò nel repertorio classico. L'opera rappresenta la prima affermazione della personalità artistica di Chopin sia per ìl modo di trattare il pianoforte, che ha un ruolo assolutamente dominante (l'orchestra si limita ad un accompagnamento di fondo ), sia per l'inventiva melodica ed il lirismo che sorregge la composizione.

Sia Schumann che Liszt furono conquistati da tale concerto, al quale non risparmiarono peraltro critiche per lo squilibrio tra il ruolo de pianoforte e quello dell'orchestra (Berlioz asserì acutamente che “quando gli strumenti accompagnano il pianoforte fanno solo confusione e l'ascoltatore avrebbe la tentazione di gridare  state zitti perché disturbate“).

Grande interprete di questo concerto è il pianista Arthur Rubinstein che ne ha inciso numerose interpretazioni; recentemente è uscita ad opera della D.G. (2539 126 un'altra valida interpretazione del giovane artista polacco Krystian Zimmermann, vincitore del premio Chopin, che esegue il concerto con l'accompagnamento dell'Orchestra Filarmonica di Los Angeles diretta dal bravissimo Cario Giulini. Il giovane pianista rende in uno stile semplice ed incisivo, con un fraseggio calibratissimo, l'atmosfera lirica del concerto. La sua interpretazione appare forse un po' fredda nello splendido “larghetto”, pezzo carico di tensione espressiva; ben diversa appare in tal punto la istintiva e travolgente interpretazione della pianista argentina Marta Argerich accompagnata dalla National Symphony Orch. Diretta da Rostropovich (DG 2531 042).

Già da tempo in testa alle classifiche di vendita si trova un disco della Fonit Cetra (LC 9001) “Pagine inedite di Giuseppe Verdi” in cui il tenore Luciano Pavarotti esegue alcuni pezzi rari del maestro di Busseto accompagnato dall'orchestra del teatro alla Scala diretta da Claudio Abbado.

Il disco riunisce alcuni pezzi che verdi scrisse per i tenori più in auge della sua epoca per metterne in risalto le doti vocali e stilistiche. Prova pertanto molto impegnativa per il tenore modenese, che ne esce con molto onore dimostrando di essere un interprete romantico di primo ordine dalle molte sfaccettature, capace di evocare differenti atmosfere sia eroiche come nell'Ernani, sia commosse come ne I due Foscari sia malinconiche come nell'Attila sia infine liriche come ne I Vespri siciliani.

Il disco offre inoltre il preludio del Simon Boccanegra del 1857 e la sinfonia di Aida destinata alla prima milanese dell'opera, interpretate con molta precisione dall'orchestra della Scala diretta con grinta da Claudio Abbado. Particolarmente nitida l'incisione.

Giuseppe Bardone - Milano

 

 

 

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Piazza Scala - agosto 2014