Piazza Scala

 

      una nuova recensione del collega Maurizio Dania    
 
 
 

 

METROPOLITAN OPERA HOUSE 

LE COMTE ORY

melodramma giocoso in 2 atti di Eugene Scribe e Charles-Gaspard. Delestre-Poirson

Musica di Gioachino Rossini 

 

Le Comte Ory, Juan Diego Flórez

Le Gouverneur, Nicola Ulivieri

Isolier, paggio del conte, Karine Deshayes

Raimbaud, cavaliere, compagno di follie del conte, Nathan Gunn

Adèle, contessa di Formoutiers, Pretty Yende

Ragonde, custode del castello, Susanne Resmark

Alice, giovane contadina, Ashley Emerson

Primo cavaliere, Scott Scully

Secondo cavaliere, Tyler Simpson 

 

Orchestra e Coro del Metropolitan Opera House

M° del Coro, Donald Palumbo

direttore, Maurizio Benini

regia, Bartlett Sher

scene, Michael Yeargan

Catherine Zuber

 

 

Le Comte Ory musicato da Gioachino Rossini andato in scena a NewYork ha dimostrato ancora una volta che quest'opera deve essere cantata da eccellenti interpreti e diretta e concertata da un italiano o da chi sente nel sangue e nell'anima lo spirito che accompagna lavori complessi la cui trama non crea l'attesa per un finale drammatico. Come scrissi due anni fa in effetti Le Comte è una storia che si potrebbe narrare ai bambini con le dovute cautele ed è tratto da una commedia di Scribe, sulla falsariga di una ballata popolare che narra la storia di un Conte che seduce una badessa. In realtà ciò che viene rappresentato è una burla in cui Ory cade con varie situazioni anche divertenti, ma senza intaccare la virtù di nessuno.  Il libretto fu ampliato ma l'autore non fu soddisfatto. Il testo ha dello stile, ma quello da cui è tratta l'opera rossiniana, se non fosse per Rossini, presenta qualche momento monotono. Alla fine accade qualcosa? Il gioco che lega il tutto è quello del travestimento. La badessa è una contessina, Adèle, un falso eremita che è il conte cerca di conquistarla. Della ragazza è anche innamorato il paggio del conte e quando la ragazza confessa i suoi desideri non riconosce Ory nelle vesti dell'eremita. Adele lo incontra, Ory le parla dei sentimenti del paggio, ma la invita a starne lontana. Ovviamente la contessina che abita in un castello, non è la sola donna presente. Molte sposate. I loro uomini però sono in Terrasanta. Siamo intorno al 1200. La contessina è segretamente innamorata del paggio Isolier. Ory comunque riesce ad esntrare nel castello ma è smascherato.  Successivamente mentre le donne del castello discorrono tra loro ancora indignate per l'inganno di Ory, ecco che alcune povere pellegrine chiedono ospitalità perchè minacciate dal conte. Una volta entrate le donne si rivelano per ciò che sono in realtà: uominii.  La vicenda continua mentre si viene a sapere che i crociati stanno per tornare. Isolier però vuole burlare Ory. Così accade che a luci spente vi sarà un corteggiamento del protagonista con il paggio in abiti femminili, alla presenza di Adèle che parlerà e gemerà, castamente, al posto di chi sta subendo il tentativo di seduzione. Ecco giungere i mariti e coloro che erano partiti lasciando sole le proprie donne. Isolier perdona il conte, anzi ne ride ed indicandogli una via di fuga segreta, salva la situazione. Adele va incontro al fratello che era rientrato dalla Terrasanta con il padre di Ory, le altre dame corrono tra le braccia dei rispettivi mariti. Adèle sposerà Isolier e  si potrebbe dire, vissero tutti felici e contenti. La  musica è trascinante: venne in parte tratta dal Viaggio a Reims (1825), altre parti vennero composte appositamente per l'opera, ma in modo così incisivo che i critici ed il pubblico dell'epoca accolsero la novità di un umorismo diverso  da quello del Barbiere di Siviglia, giudicandolo contenuto ed aristocratico. Successo trionfale in Francia per l'opera, poco amata in Italia.

Ecco a grandi linee questo capolavoro musicale non può essere lasciato nelle mani di esecutori che non interpretino questa verve e la comicità di Rossini. Se non accade tutto si slega e si rischia di mettere in scena una "buffonata", senza alcun slancio intellettuale, senza il gusto che tanto piacque ai francesi ed in tempi recenti anche agli italiani, grazie a Blake e ora a Florez.

Sugli interpreti di oggi si può dire che hanno dato tutto quel che avevano sul piano fisico e quindi attoriale.

L'esecuzione ha subito qualche taglio perchè vocalmente Florez non era all'apice della forma: l'indisposizione annunciata prima dell'inizio si è sentita. Un inizio di bronchite lo ha reso cauto; a volte la raucedine non gli ha permesso di brillare,  più in alcuni cantabili che non nelle agilità, ma se in queste condizioni ha deciso comunque di cantare, anche per la presenza di un pubblico eterogeneo, straniero, ma in primis spagnolo e peruviano, ha regalato negli acuti lo squillo che lo rende uno dei più grandi cantanti rossiniani di sempre.

Brava Pretty Yende, un soprano di coloratura che ha soddisfatto le esigenze che la parte di Adèle richiede. E' stata molto applaudita.

Impegnati con le loro attuali capacità tutti gli altri, bravo anche Nicola Ulivieri.

Un applauso particolare lo meriterebbe Maurizio Benini in virtù di quello che ho scritto in precedenza: sa concertare e dirigere, anche se non sempre l'orchestra è stata precisa. Ottimo il coro preparato da Donald Palumbo.
 

Maurizio Dania - febbraio 2013

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - febbraio 2013