Cosa si fa in vacanza se non chiaccherare e guardarsi in giro? O scribacchiare e pasticciare con la matita (nipotini a parte)?
E' quello che ho fatto io, con disimpegno (politico) e leggerezza, solo per divertimento mio e, spero, dei lettori.
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Gioz (Giorgio Cozzi)

 

 

 

Al Festival dei Due Mondi di Spoleto, è andato in scena uno spettacolo sugli scritti di Indro Montanelli, incentrati su alcuni protagonisti della storia del nostro Paese. Ma l’elemento di fondo dell’opera è stato il rapporto di Montanelli con l’Italia perché egli apparteneva a una generazione per la quale essere italiano significava qualcosa. E questo sentimento gli dava ancor più carica nel mettere in luce vizi e difetti degli italiani, spesso oggetto della sua critica di toscanaccio indomabile. Con gli italiani, per la verità, è pratica abbastanza facile. Lo sanno bene gli stranieri che, spaghetti, mandolini e altri stereotipi a parte, non ce ne perdonano una.

Adesso poi con la crisi globale molti opinionisti, fuori e dentro i confini, si sono affannati a rifare  l’elenco dei difetti italici: mafiosi, indisciplinati, maleducati, inaffidabili, individualisti, fatalisti, ritardatari, faciloni, frivoli e chi più ne ha più ne metta. Insomma gli abitanti del Giardino d’Europa e della Culla del Diritto piacciono sempre meno. Tutta colpa della crisi? Forse è anche un po’ colpa nostra. Ennio Flaiano diceva che “il difetto maggiore degli italiani è quello di parlare di continuo dei loro difetti”. Forse è vero. Però, nel nostro piccolo, ci siamo dati da fare.

Giustamente ci siamo rivolti a un tecnico “di fiducia”: il professor Mario Monti della Bocconi, che  ci ha fatto fare i compiti a casa: molti non hanno gradito l’inatteso ritorno a “squola”, qualcuno avrà scritto “abaso il profesore”, altri “speriamo che mela cavo” ma alla fine, gli italiani, magari copiando, hanno strappato la sufficienza. Ma, nonostante che il premier abbia convinto l’Europa, lo Spread continua a sollazzarsi col suo “avanti e indré”, mentre il Pil ciondola in giù, sempre più moscio, non si eccita nemmeno con Passera, figurarsi quando ci mette mano la Fornero. Di questi fenomeni nessuno capisce un acca: venerati maestri sfornano ogni giorno teorie economiche inconfutabili, regolarmente fatte a pezzi (e… bocconi) il giorno seguente dagli “speculatoni”, gli unici che, ignorando totalmente Adamo Smith e compari, riempiono i  portafogli.

Almeno ci fosse ancora il grande Indro: con la sua magica Olivetti 22 ci avrebbe spiegato tutto in poche righe, invece dobbiamo sorbirci l’insostenibile pesantezza delle omelie scalfariane e degli economisti della domenica sulla fine del tunnel, talmente deprimenti che, alla fine, conquista di più il Grillo parlante quando vuol prendere tutti a calci nel sedere (e la cosa ormai ha preso piede).

Insomma, nonostante i nostri sforzi le cose non vanno bene, ci manca la crescita, ci manca lo sviluppo (… è la menata quotidiana dei politici), perfino le auto non tirano più, si può dire ormai che il settore si regga solo sul maglioncino di Marchionne. E per le vendite di Natale non resta che sperare nell’immancabile libro di Bruno Vespa. Ma, per la verità, anche gli altri membri dell’Unione Europea non è che se la passino tanto meglio, ognuno ha i suoi guai, anche l’indomabile Angelona, perché, brisa par criticher, questa UE si sta rivelando una mezza “boiata” (mi scuso del termine, ma adesso come adesso, è quello che mi viene).    

In ogni caso, cerchiamo di pensare positivo e non guardare agli stereotipi a cui veniamo accomunati. In fondo, anche noi italiani qualcosina di buono abbiamo fatto: abbiamo inventato il diritto, la prospettiva, il belcanto, abbiamo scoperto l’America, il telefono, la pila elettrica, la pizza, la dolce vita, il compromesso storico, il gratta e vinci, insomma ci siamo sbattuti a palla nei secoli; abbiamo dato i natali a un sacco di vip che tutto il mondo ci invidia: Dante, Brunelleschi, Galileo, Colombo e via fino a Garibaldi, ai fratelli Bandiera, a Fellini, Ferrari e Pavarotti. Poi abbiamo Pippo, Pupo e Fiorello, ma soprattutto tre Super-Mario. Dunque perché buttarci così giù quando abbiamo Monti, Draghi e Balotelli (che tutto il mondo ci invidia). Non vi pare? L’ottimismo poi è una delle nostre principali prerogative, insieme alla capacità di reagire alle sventure.

Questa estate ad esempio, gli italiani hanno rinunciato alle spiagge e fatto la vacanza a Km zero, accontentandosi del fresco all’Iper sottocasa. Tutto per la sobrietà. E quei pochi che sono partiti, magari con la tenda, si sono quasi vergognati per tanto scialo. Anche i vips sono spariti dalle località alla moda. Insomma tutti hanno rinunciato a qualcosa, anche gli onorevoli: chi alle auto blu, chi alla scorta, chi alle escort. Tutto per il rigore. In ogni caso la stagione, arroventata dagli anticicloni Lucifero, Caronte e compagnia bella (ma che razza di nomi…se si volevano scimmiottare gli USA si potevano sceglierne di più casalinghi, tipo Carletto o Giovanna, no?) e disertata dai vacanzieri, non ha certo tirato su il Pil. Che tristezza! Ci hanno abbandonato pure Ibra e Thiago, e Briatore ha gettato la spugna. Vuoi mettere quando impazzava il suo Billionaire? Però almeno una notizia ci ha sollevato il morale: l’annuncio al Paese del prossimo arrivo di un Balotellino. Sarà certo un bambino fico, speriamo perché la nazionale ha sempre bisogno di nuovi goleador.

“Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte”. Sono versi del nostro inno, certo retorici, che però inb questo frangente meriterebbero più attenzione, se non vogliamo fare “squeck”, schiacciati come il Pulcino Pio. Purtroppo sono parole che pochi ricordano e quasi nessuno canta (salvo gli azzurri che lo fanno per forza), sintomo evidente del nostro scarso patriottismo che, però, se vogliamo guardare, ha fatto sì che l’italiano sia tra i popoli meno razzisti e intolleranti, il più disposto ad ammirare le qualità degli altri e anche il più pronto a copiarne i difetti.

Quando ci confrontiamo con gli altri, immaginiamo un paese ideale che non c’è da nessuna parte, ma che noi crediamo esista realmente e vi si campi molto meglio che da noi, al punto che sogniamo di poterci trasferire in quel paradiso, dimettendoci da italiani (non è cosa di oggi, già negli anni ’90 Giorgio Gaber cantava “io non mi sento italiano… ma per fortuna purtroppo lo sono”). Via dunque da questo paese invivibile, via verso la meta sognata. Sì, ma verso… dove? Usa, Brasile? Già stati. Asia? Cina? Sì…ma sono già in troppi. No, meglio il nuovo mondo: Australia? Troppo lontana. Africa? Troppo caldo. Allora in Europa. Sì, in Germania… no, troppo rigore. Meglio al nord: Svezia, Norvegia… troppo freddo. Allora Spagna, Grecia… mah, sono messi male, peggio di noi.” “Vedi caro… com’è difficile scegliere”. “E’ vero cara… comunque ricordati che domani andiamo da Piero giù al Forte per il weekend e sabato siamo da Michelino con gli amici, dice Beppe che fa  delle linguine ai frutti di mare favolose… sceglieremo lunedì”. “Ma no caro, lunedì abbiamo il golf e la sera il bridge dalla Vicki…”. “Scusa cara, dimenticavo… vabbè un giorno o l’altro ci penseremo”.

 

Gioz - settembre 2012

 


 

 

 

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