Un
giorno di una sessantina d’anni fa, quindi non proprio…ieri perché
frequentavo allora sì e no la seconda ragioneria, un noto commerciante di
calzature di Mestre, il Comm. Alfonso Alloni, mi chiese di allietare con la
fisarmonica una gita in barca da Mestre (San Giuliano) a Venezia, per poi
sconfinare nelle isole di Murano, Burano e Torcello.
Detti subito il mio assenso in quanto sapevo che la… generosità del Comm.
Alloni mi avrebbe gratificato con qualche biglietto da mille di cui, a
quell’epoca, ne avevo assoluta necessità, anche per alleviare gli sforzi
finanziari della mia famiglia che, in quel tempo, non navigava certo in
buone acque da questo punto di vista, sicuramente peggiori rispetto a quelle
di cui dette acque sono state protagoniste in questo amarcord anni 50
Solite canzoni popolari con il canto “stonato ed inbibito” dei gitanti, ma
anche della fisarmonica dello scrivente che doveva fare i conti anche con
le…piccole onde del Canal Grande, arriviamo nei pressi di San Marco, ove
incrociamo una specie di…incrociatore, con bandiera a stelle e strisce, che
era approdato qualche momento prima in bacino San Marco e dal quale stavano
giusto scendendo centinaia di americani.
Sentendo la fisarmonica, alcuni di loro fra cui una arzilla signora, mi
“requisiscono” pregandomi di associarmi a loro per fare festa. Non so come
congedarmi dalla compagnia di prima ma, in qualche modo, viene trovata una
soluzione bipartisan che è stata questa: “ci aggreghiamo tutti, tanto dieci
più dieci meno è lo stesso, rispetto a centinaia di persone”.
Salvati capra e cavoli, con altro mezzo di navigazione meno… impegnativo
dell’incrociatore si
parte per l’isola di Torcello ove la compagnia era attesa per il pranzo,
anzi la cena. E qui comincia il bello. La predetta arzilla signora mi
chiede, in un inglese incomprensibile, di suonare “Limelight” di Charlie
Chaplin, pezzo che non conoscevo in quanto forse appena uscito. Questa
insiste affinché lo suoni lo stesso ed accenna a qualche introduzione vocale
di appena quattro-cinque note. Io le vado dietro, come si dice in questi
casi, e queste quattro-cinque note (in termini di misura, per farmi capire,
sarebbe molto e molto meno di uno spicchio d’arancia rispetto al frutto
intero) sono costretto a ripeterle per due-tre ore di seguito. Sempre le
stesse. E fin qui, a parte il disonore dovuto al dimensionamento di Chaplin,
faccio questo semplice ragionamento: “contenti loro ?… io sono ancor più
contento di loro, sia pur per un altro motivo. Infatti, ad ogni balbuzie
musicale con la quale suonavo queste quattro-cinque note, venivano infilati
per il fisarmonicista, in una specie di sacchetto color marrone per il pane,
diversi dollari, lire, persino sterline ecc.ecc. al punto da riempire detto
fortunato contenitore. Poi alla fine, in sede di ringraziamento, nella
locanda Torcello di proprietà di Tinto Brass e Famiglia Arrigo Cipriani, che
hanno dei bar-caffè fra i più rinomati al mondo, sia a Venezia che a New
York, (l’Harris Bar per ricordare il più famose in quanto frequentato anche
da Ernst Hemingwai), tutti fanno un colletta per riempire il predetto
sacchetto già abbondantemente gonfio come una…soppressa.
Ma il bello non finisce qui, ma quando ho fatto ritorno a casa. Infatti,
quando i miei mi hanno visto con questo ricco “sacchetto” che equivaleva
allora, come minimo, a quattro stipendi di un impiegato di banca, i miei non
hanno pensato a dubbia provenienza di questo patrimonio in contanti, realtà
che qualunque altra persona, molto verosimilmente, avrebbe ascritto di
natura furtiva o quanto meno singolare, ma sapete perché non hanno pensato a
ciò ? Solo perché erano sicuri al cento per cento dell’onestà del loro
figlio.
Per questo sarò grato in vita a Charlie Chaplin ed alla Locanda Ristorante
Cipriani di Tinto Brass e/o sorella di Arrigo Cipriani.
ARNALDO DE PORTI