ASSOCIAZIONE PENSIONATI CARICAL E BANCA CARIME
c/o UBI><Banca Carime – Viale Crati, snc – 87100 Cosenza

Web-site: www.asspenscarical.altervista.org
Cosenza, 29 maggio 2011
 

 

La cedolare secca è la possibilità per i proprietari di unità immobiliari a destinazione abitativa, concesse in locazione, di scegliere un regime di tassazione alternativo all’Irpef applicando un’aliquota fissa sull’intero canone annuo di locazione del 21 o del 19% per i contratti a canone concordato attraverso cioè accordi locali tra le organizzazioni dei proprietari e degli inquilini. Vi è quindi l’opportunità, per chi opta per il nuovo regime tributario, di non far confluire i redditi derivanti dalle locazioni all’interno del proprio reddito complessivo, con il rischio quindi di sottoporli ad una tassazione più elevata considerato che l’Irpef è una imposta progressiva a scaglioni di reddito e che maggiore sarà il reddito dichiarato al Fisco più elevate saranno le imposte da pagare ma, invece, di applicare al canone percepito dalla locazione una imposta

sostitutiva con una aliquota fissa del 21 o del 19%. La cedolare secca interessa solo l’immobile concesso in locazione ad uso abitativo e quindi compreso nelle categorie cha vanno da A/1 ad A/11 oltre alle pertinenze locate insieme all’appartamento ma con la sola esclusione degli uffici e quindi della categoria A/10 oltre a negozi, magazzini e tutti gli altri immobili non abitativi. Il locatore che opta per la cedolare secca deve darne preventiva comunicazione al conduttore con lettera raccomandata indicando la rinuncia, per tutta la durata dell’opzione, agli aumenti del canone previsti dal contratto, inclusi quelli Istat. Il mancato invio rende di fatto inefficace l’opzione. Il proprietario di più appartamenti può decidere in modo indipendente per ogni singolo contratto. Insomma descritta così, come ce la pone il Fisco, sembra allettante. Consente infatti di sottrarre alle elevate aliquote Irpef l’introito dei canoni di locazione degli appartamenti evitando anche le addizionali regionali, comunali, l’imposta di registro e di bollo.

Al di là comunque delle apparenze la scelta va ponderata con attenzione perché non sempre si tratta di un’opportunità favorevole considerato che, in primo luogo, si rinuncia per tutta la durata del contratto agli aumenti del canone. Quindi per scoprire la convenienza occorre calcolare quanto si paga di Irpef e quanto si può risparmiare sfruttando anche le possibili detrazioni: chi riesce infatti ad abbattere l’imposta con le spese sanitarie, interessi sui mutui ipotecari, spese sul recupero del patrimonio edilizio non ha alcuna convenienza a preferire il nuovo regime. Se dovete o meno optare per la cedolare secca contattate al più presto il vostro

commercialista. I tempi per l’opzione sono ristretti: entro il 6 giugno vanno registrati i contratti i cui adempimenti scadevano dal 7 aprile in poi, o va pagata l’imposta di registro per l’annualità scaduta per chi non si avvale della cedolare. I codici tributo da inserire nell’F24 sono: 1840 per l’acconto della prima rata, 1841 per l’acconto della seconda rata o acconto in unica soluzione e 1842 per il saldo. Chi intende applicare la cedolare secca per i contratti in corso nel 2011, se deve ancora presentare il 730, può eseguire il versamento e di conseguenza ridurre gli acconti Irpef indicando il relativo importo al rigo F6 del Quadro F. Qualche problema si pone invece per coloro che hanno già presentato il 730 al proprio sostituto d’imposta. Si attendono, al riguardo, istruzioni dal Fisco.

 

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Fonte: il Quotidiano – Domenica 29 maggio 2011

Consulenza Fiscale a cura di Pasqualino Pontesi, Dottore commercialista.

 

 

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