Nei giorni scorsi vi abbiamo ampiamente parlato
del sondaggio sul grado di soddisfazione dei pensionati iscritti al Fondo
Sanitario Integrativo: in un'udienza del 20 ottobre (causa a suo tempo
patrocinata da Anpecomit e UNPComit) i ricorrenti hanno avanzato una
proposta di conciliazione che prevede - fra l'altro - l'abolizione della
quota differita che penalizza in pratica il solo personale in quiescenza.
Contiamo su una maggior ragionevolezza rispetto al passato da parte di
Intesasanpaolo e delle OO.SS. per arrivare a una composizione della vertenza
che soddisfi tutte le parti in causa.
Inseriamo di seguito il comunicato dell'Associazione "Amici Comit - Piazza
Scala" a firma Sergio Marini che sintetizza quanto trattato
nell'udienza sovrariportata.
Piazza scala
Come tutti ricorderete, la vecchia Cassa Sanitaria Intesa era stata svuotata per trasferirne patrimonio e soci, dal 1° gennaio 2011, al neonato Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa SanPaolo. Tale operazione, che avrebbe richiesto a termini di Statuto un voto assembleare, era stata invece deliberata, in evidente carenza di poteri, dal Consiglio di Amministrazione della Cassa, in una seduta del 18 ottobre 2010. Con il patrocinio dell’ Avv. Michele Iacoviello, la delibera consiliare era stata impugnata dai quattro Consiglieri rappresentanti dei pensionati (Amici, Cobianchi, Colace e Marini); il Tribunale di Milano aveva accolto la tesi dei ricorrenti disponendo che il patrimonio che era stato trasferito al Fondo Sanitario (circa 36 milioni di Euro) ritornasse alla Cassa, dove si trova tuttora. La sentenza è stata appellata sia dal Fondo, sia dalla Cassa e oggi, 20 ottobre 2015, ha avuto luogo la prima udienza in Corte d’Appello. Il Collegio ha ascoltato le parti e fissato una nuova udienza per il 7 marzo 2017, data in cui le parti dovranno presentare le proprie memorie. Da tempo i nostri Consiglieri in Cassa Sanitaria, vittoriosi in giudizio di primo grado, sono disponibili, per ragioni ispirate dal più elementare buon senso, ad addivenire a una conciliazione tale da consentire, da una parte di far riaffluire le riserve al Fondo Sanitario e, dall’altra, di attenuare in qualche misura la grave penalizzazione arrecata ai pensionati con il passaggio dalla mutualità solidale della vecchia Cassa alla disciplina discriminatoria del Fondo. Tali proposte erano state già formulate nel corso della seduta del Consiglio di Amministrazione della Cassa del 29 giugno 2015, oltreché in precedenti sedute. L’ Avv. Iacoviello le ha illustrate oggi alla Corte d’Appello ed alle controparti – affiancato dal sottoscritto in qualità di ricorrente - evidenziando il fatto che un ente come il Fondo Sanitario dovrebbe poter decidere autonomamente tramite i suoi organi e non solo delegare ogni scelta alle c.d. “Fondi Istitutive”.
La ragionevolezza delle nostre
richieste e l’esigenza di non prolungare oltremodo (vista la
data della prossima udienza, fra un anno e mezzo) il contenzioso
in essere, dovrebbero comunque
convincere anche le Fonti Istitutive a scendere a patti.
In breve, la conciliazione potrebbe, mediante il ripianamento
integrale dei disavanzi della gestione in passivo con gli avanzi
di quella in attivo e l’abolizione della quota differita con
saldo immediato dell’intera prestazione, dare quanto meno al
socio quiescente stabilità in tema di contributi e prestazioni,
in luogo dell’attuale aleatorietà degli stessi. |
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