vai alla pagina-indice
 
 

 

Vi presentiamo un breve estratto dal libro del collega Carlo Casu "Le mie mani" (2004).
Nella prefazione leggiamo fra l'altro:
.......Altra innovazione che propongo nei miei cantici, è un breve commento dell’autore per ogni singolo cantico. Ciò si rende necessario ed utile per introdurre veramente il lettore nel momento o situazione spirituale dell’autore, onde impedire anche che l’opera d’arte prenda per così dire il volo e viva di vita propria, autonoma, arricchendosi delle risonanze interiori, che suscita in chi la incontra e ne gode, i quali effetti, però, non corrispondono quasi mai agli intenti artistici dello stesso autore e quindi sono di per sé stessi fuorvianti. Tali elementi, momento e situazione spirituale dell’autore, non possono essere spiegati integralmente da un critico esterno, a posteriori, sulla base di intuizioni soggettive o, peggio ancora, fantasticherie estetiche ed accademiche, che “non stanno né in cielo né in terra”. Ho notato che in varie antologie di autori diversi, qualcosa del genere esiste già...
Spesso ho però anche notato che questi commenti sono più nocivi che altro alla comprensione della poesia, mettono fuori strada il lettore, in quanto alimentano la critica nei confronti dell’autore, anziché un maggiore avvicinamento ai suoi sentimenti, sono più che altro diretti a mettersi in bella mostra come critici d’arte, mentre dovrebbero assolvere ad un diverso impegno e quindi, in definitiva, vanno evitati. Positivo invece il commento dell’autore, che solo può far luce sui suoi sentimenti personali e sull’atteggiamento che sta a monte della poesia singola. In sostanza, l’autore deve diventare il vero conduttore critico del suo stesso lavoro.

Piazza Scala


 

 

LE MIE MANI - OVVERO DELL'ARTE POETICA

LIBRO PRIMO

Cantici della Nostalgia

 


LIMBÀRA

Canto concepito agli inizi degli anni ’70, ma terminato molto più tardi, quando, in seguito ad una profonda crisi religiosa ed al contatto diretto con alcune sette religiose, cristiane “fondamentaliste”, insieme all’interesse, più che altro spontaneo, sorto in seguito allo studio della Sacra Bibbia, si era aperto così un nuovo capitolo nella vita interiore dell’autore, caratterizzato da una più intensa attività letteraria, accompagnata da una gran passione per gli studi, soprattutto quelli storici e filosofici.
Impressioni indefinibili e melanconiche, ispirate a momenti della prima giovinezza, quando l’autore si ritrovava spesso in solitudine, a riflettere sulla vita degli avi, gente molto semplice e povera, i quali avevano fra l’altro una vecchia fattoria, “Lettusiccu”, sulle pendici del monte Limbàra, in Sardegna, dove spesso, d’estate, quando era ancora ragazzo, si recava insieme alla famiglia, ad alcuni parenti ed inservienti pastori, per trascorrervi qualche giorno di vacanza un po’ diverso. Lì, s’erano, in certe occasioni, verificati anche momenti memorabili d’incontro col celebre zio Pietro, autore di “Notte sarda”, il quale riuniva tutti, intorno alla sua figura affascinante d’uomo e di pastore d’anime, per raccontare storielle e favole molto interessanti, tratte dalla novellistica mondiale, ma alcune improvvisate direttamente da lui medesimo, fra l’altro fine dicitore e predicatore molto richiesto, anche fuori dell’ambito della sua terra.

 


 

Rare ombre,
la sera,
danno un colore
di malinconia.
Raccogli
un calice di foschia,
col quale vai celando,
le tue aspre cime,
o Limbàra,
terra avara,
pochi pascoli,
poco ristoro.

Lampi di sorriso,
promesse
non mantenute,
sui magri rigagnoli,
quando alla fine
dell’inutil corsa,
s’adagia il sole,
sui nudi picchi,
scherzando.

Bélano stanche
le tue capre bianche,
sull’arido ciglio,
ed un morbido giaciglio
sogna il pastore.

Accudisce al fuoco,
fischia il motivo usato
e ripensa
al vecchio casolare,
al magro desinare,
se ne avanzi domani…

Ravviva ora
le tue speranze,
di conforto soltanto
al vano pellegrinare,
beduino di Limbàra!
Allorché,
arrivano
le mie penombre,
sono le amiche sincere,
le paure di sempre,
però,
senza pensare.

 

Giovinezza

Canto per inneggiare alla giovinezza, la quale é tanto più incantevole, affascinante e misteriosa, quanto più uno se ne distacca e si allontana, mentre i ricordi si appannano, diventano momenti sfuocati e remoti, ma non per questo meno intensi d’emozioni e d’attrattiva. Per cui, ciascuno sente sempre il bisogno di attingere a questa “età ideale”, questa eterna “età dell’oro”, onde trarne anche nuovo alimento ed energie fisiche e spirituali fresche, per proseguire il cammino e tenersi saldamente ancorato alla vita, che ci fa continuamente innamorare, anche dopo che giunge la maturità inattesa.

 

 

 

Prima,
non ti conoscevo,
non sapevo.
Eppure,
incredibilmente,
sei mia.
Apri lo scrigno
e porgi le gioie.

L’immagine
discende snella
la scalinata
dei ricordi:
filari di sorrisi
accolgono,
petali di rosa,
le tue labbra
incontrano le mie.

Occhi cheti,
sembrano arcani,
cercano spazi lontani,
paradigmi di utopie,
delle tue,
delle mie:
ricettacoli misteriosi,
le tue spiagge
da esplorare…

Scandiscono
ore deliziose,
le tue braccia,
ancora fresche
di rugiada.
Ma,
dopo l’alba,
venne una notte
invidiosa,
nemica dei ricordi:
l’estate…

Si strugge
ogni momento.
L’animo esaltato,
cerca un mito
nel tempo.
Affiora,
frattanto,
il tuo sorriso,
il bisogno inappagato
del tuo seno.

Perciò,
mi volto ancora
e ti cerco,
giovinezza
ormai lontana.

 

 

All’amico

Concepito in occasione della morte del compagno d’arme, nonché amico, Aldo Caravati, ma scritto anch’esso più tardi. Il fatto avvenne l’ottobre del 1964, quando l’autore faceva il militare di leva presso la caserma di Camerlata (Como). Tale evento tragico, in effetti, lo condizionò per lungo tempo, tanto che ne fece una malattia vera e propria, in quanto si sentiva molto legato affettivamente all’amico, un giovane particolarmente simpatico e soprattutto molto buono, una figura di persona veramente mite ed indimenticabile, purtroppo vissuta pochissimo (alla morte non aveva compiuto trenta anni!).

 

 

Scherzavi sempre,
con quel aspetto
d’eterno bambino,
quando accennavi
ai nostri giorni di naia,
giorni di giovinezza:
negli occhi azzurri,
sconfinati orizzonti.

Così fiducioso,
t’incamminasti allora,
salutando alla soglia
dei tuoi più verdi anni
e non scorgesti
quel piovoso giorno, – era d’ottobre – l’orrido volto
della morte:
un istante
un fragore
uno schianto!

Rivedo ancora
quell’amaro ritorno,
le palme deluse,
il pianto della madre
e il triste lutto.

Ormai non più
l’estenuante trascorrere
dei lunghi giorni,
di cui la vita
con te fu tanto avara,
ma desiderio di pace,
venendo a te,
mi appaga.
Schiudi
lo spiraglio dei ricordi!
il mio volto smarrito
insegue invano le speranze
che ti furon care.

Mi vedrai
cercarti ansioso
tra i profumati viali
di cipressi e le tombe,
semmai corressi incontro,
le braccia al collo gettarti,
sentirti ancora un poco
scherzare,
trovare anch’io rifugio
nell’ombre più folte,
per poi disperdermi
nell’infinite solitudini,
che ti accolgono,
sfiorando
il tuo bel volto.

Eppure,
nella profondità
degli inferi,
tu dormi ignaro,
aspettando
il Gran Giorno,
né puoi sentire
questo pianto amico.

***
…Non terminare,
non recidere un fiore,
perché se ne muore!

 

 

 

 

DEDICA

Opera dedicata a quelle persone che mi sono state più vicine e che mi hanno offerto, pur attraverso contraddizioni e travagli, dei momenti indimenticabili di caldo affetto e di sofferta comprensione, attraverso i quali, infine, ho potuto intravedere le imperscrutabili vie dell’amore divino e dei suoi valori eterni.
Dedicata particolarmente a mio padre Salvatore (Baròre), morto nel 1989, che sia pure inconsapevolmente, come avviene per tutte le cose che vengono da Dio, mi ha trasmesso, dopo averle lui stesso sviluppate ed affinate, queste stupende capacità e sensibilità, ma anche a mio zio Pietro Casu, morto nel 1954, che mi ha, in definitiva, trasmesso il dono della fede e della speranza cristiana, essendo il mio vero “padre spirituale”, oltre a questa inclinazione alla letteratura, come favori particolari (carisma) e strumenti anch’essi della Divina Provvidenza, dono esclusivo di Dio, finalizzati quindi ai suoi meravigliosi ed imprevedibili progetti di vita eterna.

L’autore

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico




 

Piazza Scala - agosto 2015